Il Bilbao passa. Il Napoli no. E il ricordo di quella "resaca" da Kalimotxo

Riflessioni in ordine sparso sull'eliminazione dall'Europa League e molto altro
  • gazzetta.it

    di Luigi Rongione

    - "Se tardavate un altro po' arrivavate a battaglia finita."

    - "L'inizio si può perdere, basta esserci alla fine"

    Con queste due battute, tratte dal film "Troy" -adattamento cinematografico della caduta di Troia, tema centrale dell'epica de L'Iliade- Achille si rivolge ad Ulisse reo di essersi attardato nelle retrovie mentre lui già avanzava facendo strage dei nemici sulle spiagge di Troia.

    Cosa c'entra questo con il calcio e con Napoli - Villareal? In effetti, a prima vista, molto poco. Ma se la vediamo da un'altra prospettiva, cioè quella che l'epilogo di una battaglia può essere opposto agli intenti e ai calcoli della vigilia, riusciamo a scorgere qualche analogia. Cosa c'entrano invece Bilbao e l'Athletic?

    Beh, se si trattasse di una lettera con più destinatari, sotto al loro nome scriverei "per conoscenza"; furono loro che l'anno scorso ci eliminarono dai preliminari di Champions, storiograficamente definibile come l'antefatto di un'annata calcistica dal sapore amaro, finita poi come sappiamo. E poi a Bilbao ci ho vissuto per qualche tempo, ho avuto il piacere di guardare allo stadio Athletic - Barcelona (1° giornata di andata della Liga in corso) - tra l'altro, snobbando Messi e rimanendo incantato dalla prestazione di Sergi Roberto.

    Sono sicuro che qualche amico, sapendo dell'eliminazione, avrà detto "los equipos italianos son poca cosa cuando juegan contra nosotros"; a dire la verità, goliardia a parte, sembra che ci sia ancora un gap tra il Napoli e le competizioni europee, più dovuto all'abitudine a farne parte, che ai valori in campo. Volendo fare una piccola parentesi di approfondimento calcistico nel merito dei valori in campo, quest'anno il Napoli sembra godere di quello che godono le grandi squadre: un'idea di calcio, un impianto di gioco, che preesiste e resiste alle individualità -pur presenti in questo Napoli, basti pensare ad Higuaín e ad Insigne che, insieme a Verratti, è il miglior talento della sua generazione partorito dal calcio della penisola. Come dice spesso Sacchi, "i campioni interpretano l'idea di calcio, non la creano." Il Napoli attacca, possiede il pallone più degli avversari -persino a Torino contro la Juve- ma il ritratto di queste ultime 4 partite è quello di un'arma da fuoco automatica che non riesce a centrare il bersaglio, se non poche volte in confronto al rateo di fuoco esploso. Sarri nel post-partita ha parlato di poca lucidità, frenesia sotto porta, nervosismo. Vero. Ma a cosa è dovuto questo? Lasciatemi fare una parentesi, una digressione sul passato. Il 23 Aprile 2003, in un Milan - Ajax valido per i Quarti di Champions, ho visto il meno dotato dei giocatori -dal punto di vista tecnico- cambiare quella partita e vincerla, credendoci fino alla fine. La dote di uno come Inzaghi, un giocatore che davanti ad uno stadio pieno o a 50 spettatori, non soffriva mai di quella pressione che influenza -negativamente- il contributo massimo apportabile alla causa. L'abitudine a vincere, a giocare per vincere, a trovarsi spesso in quelle situazioni, ed uscirne vincitore. Forse è questo che manca al Napoli, per carattere o per età anagrafica di qualche suo giocatore, o del processo di crescita di tutta la squadra, ancora in maturazione. Ma tale processo di crescita è innegabile, come il fatto che vada avanti. Un amante dei numeri e delle statistiche come Benitez diceva che "mantenersi al vertice, tra le squadre che lottano per la vittoria, aumenta le probabilità di vincere nel corso degli anni." E ora il Napoli a Firenze è chiamato ad un altro esame di questo percorso di crescita. Vedremo se sarà all'altezza dei suoi sogni.

    Ah, dimenticavo, cosa c'entra il Kalimotxo di cui al titolo? (..qui non riesco a fare a meno di ridere) Una mattina, a Bilbao, nel mezzo Dell'Aste Nagusia scorsa (22 - 30 Settembre 2015) dopo il mio netto e disgustato rifiuto dell'ennesimo bicchiere di Kalimotxo -ogni anno bevanda principe di tale avvenimento, a base di vino rosso e CocaCola- un ragazzo mi riportò, con simpatia, alla mia condizione di "novizio" delle competizioni "alcoliche" basche. - "¿Qué tal Luigi, no quieres Kalimotxo?" - "No gracias, no puedo más. Llevo dos días sin beber agua." - "Tu primera vez en Semana Grande?" - "Ya, no estoy acostumbrado como vosotros." - "Ajaja (risata), no te preocupes, es entrenamiento de años!" Chissà che forse anche il Napoli abbia bisogno di un allenamento di anni a tali pressioni -adrenaliniche, più che alcoliche- per sentirsi a proprio agio e padrone di tali competizioni!

    #ForzaNapoliSempre

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