Ma io dico che con l’Inter il Napoli deve zittire gli anti-Rafa

Benitez deve spiegare ai suoi giocatori che questa di Milano non è una partita qualsiasi. Non bisogna lasciare che il partito degli autolesionisti (e dei nostalgici di Mazzarri) riprenda coraggio
  • di Francesco Bruno

    Lo so, mi si obietterà di essere un “rafaelita” ortodosso obnubilato dalla fede, ma è da inizio stagione che vado ripetendo  che l’arrivo di Rafa Benitez a Napoli rappresenta la seconda possibilità capitataci nella nostra ultraottuagenaria storia calcistica di uscire dalla estemporaneità progettuale per poter costruire un ciclo vincente. Abbiamo dovuto aspettare sessant’anni che arrivasse il dio del calcio a calcare il prato di Fuorigrotta per poter vincere qualcosa all’ombra del Vesuvio. Sperare che un altro Diego rinasca e venga acquistato da De Laurentiis che, esempio raro nel contesto pallonaro attuale, giustamente amministra la società applicando le più ferree regole del fair play finanziario, significa sinceramente credere ancora all’esistenza di Babbo Natale. Per tornare a vincere a Napoli l’alternativa passa dalla panchina. Serve un allenatore folle, utopista, capace di indicare a tutto l’ambiente la possibilità di volare in alto senza paura di cadere. E dobbiamo dare atto al nostro presidente di aver intuito che il profilo di Rafa fa al caso nostro. Ha preso una squadra arrivata a fine ciclo e le ha instillato una mentalità europea, da squadra che punta a vincere tutto correndo il rischio di vincere nulla. Siamo passati dall’approccio provinciale di Mazzarri, fatto di traguardi minimi come la non meglio precisata crescita costante, alle ampie vedute di Benitez che, forte di un curriculum vincente che non ammette repliche, non ha remore nell’affermare di essere alla guida di una squadra che vuole vincere. Una squadra che scende in campo non per attendere gli errori dell’altra, ma che cerca di imporre sempre il proprio gioco.

    Quello di Mazzarri era un Napoli forte, ma che aveva paura di osare e di volare. Alla fine del suo ciclo napoletano Walter, pur avendo allenato tre tra i più forti giocatori del campionato quali Hamsik, Lavezzi e Cavani, ha portato in bacheca la Coppa Italia che, facendo i debiti scongiuri, Rafa potrebbe vincere al primo colpo. Mi si dirà che corriamo il rischio di non vincere alcunché, ma almeno abbiamo l’ambizione di porci traguardi ambiziosi, di volare alto.

    Qui a Napoli, però, siamo famosi per la nostra capacità di riuscire a rovinare tutto. L’autolesionismo raggiunge picchi elevatissimi. Senza voler ricordare tutti i dati statistici favorevoli a don Rafe’, che noi “rafaeliti” snoccioliamo a menadito nelle accese discussioni con gli scettici, è incontestabile la bontà del suo lavoro. Molti giornalisti e opinionisti locali che popolano il trash televisivo partenopeo, invece, criticano e bacchettano squadra e allenatore da mesi. Noi tifosi, poi, non perdiamo occasione di dimostrare la nostra volubilità fischiando spesso a sproposito i nostri beniamini, Maggio e Insigne ne sanno qualcosa. Ecco che diventa fondamentale fare risultato contro l’Inter in vista della finale di Coppa Italia. Le vedove di Mazzarri stanno tornando a farsi sentire più insistentemente che mai, per loro ormai questa stagione è da considerarsi fallimentare. Dimenticano il bilancio, quello davvero fallimentare, del lavoro svolto quest’anno dal nostro caro Walter all’Inter. Giusto per ricordare i capisaldi, a noi ben noti, dei suoi ragionamenti, i nerazzurri, con un monte ingaggi che è il secondo d’Italia e senza giocare le Coppe, stanno faticando a centrare la qualificazione all’Europa League. Possiamo essere certi che in tanti, sia sulla sponda napoletana che su quella nerazzurra, non aspettano altro che poter gioire di un passo falso degli azzurri a Milano. Forza Rafa, non puoi perdere questa partita, spiega ai tuoi giocatori che si tratta di un altro big match di questa stagione da giocare alla morte e non di una amichevole di fine campionato.

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