Juventus-Napoli, abbiamo già vinto

Arriviamo allo Stadium da capolista. E la verità è che è già un trionfo, che non abbiamo nulla da perdere. E allora, ragazzi, pensate a divertirvi. Lettera aperta ai nostri eroi
  • di Boris Sollazzo

    Caro Maurizio ti scrivo, così mi distraggo un po'.

    Eh sì, perché dal 93' e spicci di Napoli-Carpi, non faccio che pensare allo Juventus Stadium. Lo so, anche tu. Ma voglio dirti una cosa: hai già vinto. Dillo anche ai tuoi ragazzi, che noi vogliamo vederli divertirsi in quello Stadium che ci ha visto sempre intimoriti comprimari. Vogliamo vederli spavaldi e concentrati come sempre quest'anno, vogliamo essere orgogliosi di loro come ci succede ogni tre giorni da mesi. Digli che una partita così capita una volta nella vita e non è la paura a dover fare da padrona, ma il sogno. Dì loro che il risultato non conta. Sì, te lo dico io che non penso ad altro. Che farei a piedi il cammino di Santiago per un trionfo. Ma non devi ascoltarmi, perché avete il diritto e il dovere di fare il Napoli a casa della Juventus, di mantenere quell'identità che fa rimanere a bocca aperta tutti, tifosi, avversari, commentatori (persino Mauro e Boban, pensa caro Maurizio) e spettatori occasionali.
    Ve lo meritate, dovete divertirvi. Dovete mostrare a tutti chi siete. Chi siamo. 
    Noi non vogliamo né possiamo pretendere nulla. Ci state regalando un sogno che non si spezzerà, qualsiasi sarà il risultato di sabato sera. Vedere gli juventini nervosi come mai lo sono stati negli ultimi anni, reagire come cani rognosi a ogni frase, è meraviglioso. Vale per Allegri con il fatturato così come con i leoni da tastiera dei tifosuncoli scoloriti e i loro commenti a tweet, status su facebook, articoli. La loro esultanza meschina per il divieto della trasferta a noi tifosi, vale come una vittoria. Hanno paura, tanta. E vinceranno, perché sono più forti. E prenderanno questi tre punti, perché i fuorigioco che fischiano a Callejòn, a Llorente come a Morata vengono condonati. Ce la faranno, perché sono campionissimi pure quelli che stanno in panchina. Sono sicuri del sorpasso, perché #cipuòstare (io non me lo dimentico che siamo qui anche grazie a Edy, Walter e Rafa: se anche uno di loro non ci fosse stato, ora saremmo altrove). Ma noi stiamo arrivando e loro per la prima volta dopo anni si giocano uno scontro diretto guardando dal basso l'avversario. Perché hanno fatto un record clamoroso, ma sono ancora dietro. Perché ridicolizzano i nostri giri di campo e i nostri cori, ma poi Marotta e Nedved rischiano l'ictus a ogni esultanza. Non la conoscono questa sensazione, ed è solo merito tuo Sarri mio, che gliel'hai messa addosso. E allora goditela,vai a fare il tuo calcio con i tuoi ragazzi. Il resto non conta. Solo la maglia, il divertimento e il cuore. E mi raccomando, la classe: diglielo a quei campioni di non aver timore, di scatenare il loro talento. Non è forse questa la lezione di Diego?

    Caro Gonzalo, io lo so che sei stanco. Ti ho visto. Da Natale arranchi, ma con un gol a partita ci fai dimenticare quanto e come hai trascinato la carretta finora. Sarà per questo che José ha cominciato a segnare, lui che ti conosce ha capito quanto sei stanco.
    Ma resisti. Dentro di te c'è la nostra voglia infinita di sovvertire il mondo, con te noi rifiutiamo il vittimismo e inseguiamo la rivoluzione.
    Anche se è dura, dimostra a tutti che paragonare qualcuno a te è una bestemmia. Sei il più forte, un semidio del calcio, e puoi e devi prenderti quel palcoscenico. Ricordi la Supercoppa italiana? Quel 2-2 meraviglioso, la tua doppietta, quei rigori ancora nei nostri occhi? Ecco, ricordalo ai tuoi compagni che quando azzurri e bianconeri arrivano in finale, se non si è a Pechino con guardalinee poliglotti e arbitri miopi, vincono i primi. E diventano forti persino Rafael e De Guzman. Parano rigori e fanno doppi passi.
    Gonzalo, sei il nostro impavido condottiero, l'uomo che crede nell'impossibile, come lo è il ritmo con cui la butti dentro. Lo devi a te stesso di essere grande a Torino, sabato. Lo sai, vero, che altrimenti sosterranno che Dybala è meglio di te? Non puoi permetterlo. E non protestare per i rigori non dati, mi raccomando. Tanto non li segniamo quasi mai. La rabbia delle piccole e grandi ingiustizie che avverranno in quelle due ore scarse, mettila nel piede, nella testa, nel petto che mostri a ogni gol.Non deprimerti mai, reagisci sempre più feroce. Tu sei Napoli ora, tu sei noi. Tu puoi fare la Storia. Se farai il miracolo, scoprirari che una Coppa del Mondo o un Pallone d'Oro sono nulla in confronto a rendere felice Napoli e i napoletani.

    Caro Pepe. Ci siamo capiti con uno sguardo, vero? Caricali a molla i tuoi compagni e prenditi sulle spalle il peso di questo match. Tu puoi, tu sai, tu devi parare tutto. Tutto. A partire da oggi. Sei il nostro lìder maximo.

    Caro Marek, capitano mio capitano. Ricordi come sei uscito dal campo nella finale di Coppa Italia del 2012? Ecco, semplice, ti voglio così. Per 100 minuti (per sicurezza: lo sai che se dovessimo essere malauguratamente in vantaggio, il recupero diventerebbe un tempo supplementare). Tu sei uno di noi. Tu, come noi, non starai dormendo la notte. Ma ieri hai detto "non è decisiva". Lo so che non ci credi, e sbagli. Ma fai bene a dirlo. Sei arrivato qui ragazzo, ora sei un uomo. Il nostro uomo. Sabato gioca anche contro chi non ha creduto in te. Sì, anche contro quelli di noi che non ti hanno saputo capire. La tua pelle è azzurra, il tuo cuore azzurro, il tuo piede è azzurro. Marek, l'onda della tua rabbia diventi tsunami.

    Caro Lorenzo, è ora di diventare grande. Lo so, già lo sei: in doppia cifra per assist e reti, neanche fossi un cestista. Ecco, rido, pensandoti su un campo di pallacanestro. Tu lo sai, vero, che l'unico modo per andare agli Europei è far contento Antonio Conte? E sportivo com'è, cos'è che desidera di più il mister della Nazionale? Che Allegri, l'erede a cui aveva lasciato le zebre, convinto che sarebbero state travolte dal diluvio, dal suo abbandono improvviso, faccia una brutta figura. Puoi riuscirci solo tu. Solo il Magnifico ha la tecnica per cambiare la partita. Sarai tu l'unico vero numero 10 in campo. E sei napoletano come noi. Sai cosa vuol dire il match di sabato per noi. Non mollare un centimetro, non pensare a leziosità, sii feroce e implacabile. Divertiti a inventare passaggi che altri non sanno neanche immaginare, pensa a Diego. A Torino, nell'autunno del 1986, non segnò mica. Ma tutti ricordiamo la sua partita, ancor più dei gol di Ferrario, Giordano e Volpecina.

    Caro Kalidou, sono loro a dover aver paura di te. Ricordatelo bene.

    Caro José Maria. Corri, corri, corri. Da quest'anno il film Forrest Gump cambierà titolo. Si chiamerà Callejòn. 

    Caro Raul, ti voglio Real.

    Cari Elseid, Faouzi, Jorginho, Allan. E Dries, Manolo, David, Nathaniel, Vlad, Vasco, Omar, Matteo. Servite tutti. E ricordatevi che siete parte della storia, comunque andrà. Non disunitevi neanche quando l'arbitro, perché lo farà, cercherà di rovinare tutto. Pensate a Diego a cui tramutarono un rigore in punizione a due. Sorrise e disse: "tanto la segno uguale". Fate lo stesso. E guardate i video di allora su Youtube. Alla fine del primo tempo, nel 1986, perdevamo. E nel 1990, a Milano, perdemmo. Comunque andrà, abbiamo già vinto. Ricordatevelo bene. Dovete solo essere il Napoli. Il resto non conta.

    E comunque, ragazzi miei, grazie. Comunque.

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