Basta con questa sindrome di accerchiamento. Rialziamoci e lottiamo

E' forse pure giusto indignarsi per il trattamento che il Sistema sta riservando al Napoli. Ma protestare, strappare tessere, sporca solo una stagione straordinaria. Usciamo dalla rabbia, seguiamo la gioia che ci dà una squadra meravigliosa
  • corrieredellosport

    di Alessio Capone

    Io dico niente maxi protesta. Dico che è bene uscire da questa sindrome di accerchiamento. Certo, abbiamo visto tutti come è maturata l'espulsione a Gonzalo Higuaín, un pallone scagliato a terra, quindi nemmeno con conseguente perdita di tempo. Un gesto di stizza. Mentre, poi, dobbiamo assistere a giocatori che rincorrono l'arbitro urlando pezzo di merda e figlio di puttana rimanendo impuniti.
    Fa male, lo so.

    Ribadisco, però, usciamone. Rimanere intrappolati lì vorrebbe dire sporcarci le mani con la loro stessa melma. E davanti ad un Napoli così sarebbe davvero un sacrilegio. Stiamo assistendo ad una stagione sontuosa, di una squadra meravigliosa, impreziosita da un attaccante mostruoso. Una squadra studiata in lungo e in largo, che si è guadagnata l'attenzione di mezza Europa. Abbiamo visto filmati in portoghese che analizzano le migliaia di triangoli grazie alle quali il Napoli di Sarri esce palla al piede evitando il pressing avversario. Abbiamo spulciato statistiche sui passaggi riusciti da Jorginho nel corso della partita, fulcro del gioco partenopeo, al punto da meritarsi marcature a uomo, anche a Torino, quando gli attaccanti di Allegri si preoccuparono più di marcare e togliere spazi al nostro numero otto che di offendere. Se ne sono accorti tutti, tranne lui, l'allenatore della nazionale: Jorginho? Peccato non averlo visto prima. E chissà che cazzo guardava, mi chiedo.

    A proposito, mentre l'Italia pallonara sbatte in prima pagina il mostro Higuaín, e ci fa la morale sul vittimismo, sulla sua reazione, sulle due ineccepibili (!!!??) ammonizioni, sulla sua isteria - tra parentesi, sto con lui, io per molto meno uccido - passa sotto traccia la notizia che il PM, nell'ambito del processo di scommessopoli, abbia chiesto sei mesi di reclusione, oltretutto con rito abbreviato, per l'ex allenatore bianconero. Altro che omessa denuncia come abbiamo letto per anni: sei mesi di reclusione con rito abbreviato, ci è dentro fino al collo, nella melma. Tavecchio, Tosel e il futuro allenatore del Chelsea, che bel quadretto. Eh, il vittimismo. Il mio pensiero va a chi a giugno riuscirà ancora a tifare Italia. Io, per la prima volta nella mia vita, diserterò.

    Vi chiedo scusa, ho divagato. Soprattutto vi chiedo scusa perché sono venuto meno all'appello oggetto di queste righe infilando io stesso per primo le mani nella loro melma. Ho sbagliato, sono umano. Torniamo a noi.

    Io dico niente protesta. Smettetela con queste foto sui social di schede della pay tv strappate, disdettate. Io vi conosco, siete come me, resisterete un mese, forse due, ma poi con la nuova stagione vi ritroverete tutti lì, davanti alla tv, in attesa della partita del Napoli. Perché siamo così: che ci sia Varricchio o Bucchi o Agostini o Higuaín, noi siamo sempre stati lì davanti. Certo, con Varricchio e Bucchi i kitammuorti che volavano nell'aria erano di gran lunga superiori, mentre con Gonzalo nostro è tutta una questione di stropicciarsi gli occhi e di brividi. Però noi siamo sempre stati lì, non ci ricordiamo del Napoli solo durante le finali perché, in fondo, il Napoli va oltre la semplice partita. E non è una questione di riscatto sociale. È l'amica che prima di venire a vedere la partita passa a prendere le paste in quel preciso posto, è un caro amico che prepara il casatiello prima della trasferta, è la mamma che prepara o' raù domenicale. È Natale. È un momento sociale, senza necessariamente la presenza di questo fottuto riscatto. È mia mamma che mi prepara il risotto, visto che noi siamo del nord. È mio padre che mi aspetta impaziente a distanza di una settimana.

    Stiamo assistendo ad una stagione di brividi e di spettacolo oltre ogni misura. Già lo scrissi e ribadisco: era dai tempi di Ancelotti al Milan che non si vedeva in Italia una squadra giocare al calcio così.

    Una squadra fatta di uomini, soprattutto. Uomini capaci di assumersi responsabilità. Come Pepe Reina, che incalzato da un giornalista dopo Napoli-Inter di coppa Italia, alla domanda "Inter fortunata?" ha risposto: "perché fortunata? Vorrebbe dire togliere meriti all'Inter, sono stati in partita come noi e poi sono stati più bravi a segnare". Uomini come Maurizio Sarri che dopo la cocente sconfitta di domenica, ha sì contestato la gestione dei cartellini, ma ha anche aggiunto che se la squadra ha giocato con così tanti elementi sottotono la colpa è sua. Uomini che impareranno dai loro errori. Uomini che ci stanno regalando momenti di calcio indimenticabili.

    Io dico niente protesta. Invadiamo i nostri profili solo di azzurro e di carica positiva. Parliamo di Gabbiadini, di quanto diventerà forte Hjsay, parliamo solo di Napoli. Accompagnamo per mano questa squadra meravigliosa fino all'ultima partita, sempre, comunque e dovunque. Come ci piace dire. Investiamola di energia positiva, perché è quel che meritano questi Uomini. Fino all'ultimo brivido. E credetemi, ce ne saranno ancora tanti da vivere.

    Forza Napoli, forza napoletani!

     

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