Auguri Kevin, ma più che da uomo ti sei comportato come un lama

Siamo per l’agonismo ruvido, non per la vigliaccheria: il Real degli anni 80 prendeva a pugni le porte degli spogliatoi per intimidire gli avversari che stava per affrontare, Strootman ha sputato prima di sparire nel sottopassaggio
[Striscioni e idiozie - Clicca sul lato per scorrere le foto]

di Francesco Bruno

Facendo zapping compulsivo tra tv e web alla ricerca delle dichiarazioni postpartita dei nostri eroi azzurri, mi sono reso conto che la serata calcistica stava proponendo, oltre a Torino-Napoli e Roma-Udinese, anche la nuova edizione del libro Cuore. Dalle curve giallorosse che, tanto per gradire, hanno intonato i soliti coretti anti Napoli, a Totti e Nainggolan che gli hanno dedicato la vittoria, per finire a giornalisti e opinionisti televisivi, è stato tutto un fiorilegio di pensieri affettuosi rivolti al povero Kevin Strootman in attesa di operazione. Dopo aver premesso che è certamente doveroso augurare al tulipano giallorosso di tornare a calcare al più presto i campi di gioco, mi viene però spontaneo buttare giù alcune considerazioni. Per me il calcio deve essere leale competizione dove, nel rispetto delle regole, è lecito sfidarsi con determinazione e ruvidezza. A dirla tutta, rimpiango la marcatura di Gentile su Diego ai Mondiali di Spagna, conservo nella memoria Bruscolotti Pal’e fierr’ e ho sempre ammirato la compattezza psicologica dei giocatori del Real Madrid che, scendendo in campo al Santiago Bernabeu negli anni Ottanta, prendevano a pugni le porte dello spogliatoio ospiti per intimidire gli avversari. Ai giorni nostri, ho ammirato il Chiellini di Napoli-Juve dello scorso campionato che, randellando e sgomitando, è riuscito ad annullare un Matador Cavani incapace di ripagarlo, con gli interessi, della stessa moneta. Tutto questo però all’interno del rettangolo di gioco. Lo Strootman che, uscendo dal campo durante la semifinale di Coppa Italia al San Paolo, ha sputato verso la Curva B prima di infilarsi velocemente negli spogliatoi, ha dimostrato di essere un lama più che un grande giocatore. Il suo sputo fu un gesto simbolicamente molto violento e anche vigliacco, fatto sapendo di provocare il pubblico senza rischiare nulla. Nella sua stessa situazione capitan De Rossi, uscendo a fine partita tra bordate di fischi, guardò verso la curva azzurra e baciò la maglia giallorossa.

Sicuramente l’infortunio dell’olandese è dovuto alla leggerezza con cui lo staff medico romanista lo ha mandato in campo non al meglio della condizione fisica, pur di assecondare il suo desiderio di giocare il big match del 9 marzo scorso contro gli azzurri. A me piace sperare però che esista una giustizia ultraterrena che gli ha impedito di disputare i prossimi Mondiali in Brasile. Noi spettatori non lo vedremo in campo, ma ce ne faremo una ragione.

Condividi questo post