Napoli, i dieci miracoli di questo 2015 azzurro

Stentiamo a credere a un poker di vittorie consecutive e a una dea bendata per lo meno imparziale in queste settimane. E incrociamo le dita perché non ricominci a guardare malevola dalle nostre parti
  • di Boris Sollazzo

    Ci sono momenti in cui vorresti che tutto rimanesse com'è. Questo inizio 2015 fa parte di uno di quei periodi, in cui succedono cose che noi napoletani non potevamo neanche immaginare.
    Ve ne diciamo almeno una decina.

    1. Vai sul 2-0. Poi sul 3-1. E non finisce 3-3. Eppure ormai era un automatismo. Finisce che quasi ci rimaniamo male quando negli ultimi 20 minuti addirittura gestiamo la partita senza preoccupazioni. Fai anche cose un tempo impensabili, tipo chiedere, da occasionale, al tuo vicino "cosa sta facendo la Roma?". Che ovviamente vince, perché ok che la sfiga ci sta lasciando in pace, ma non esageriamo.

    2. Britos. Intendiamoci, rimane uno dei difensori più scarsi del globo terracqueo, e lo dimostra tenendo Thereau in maniera appena meno demenziale di quanto lo è l'uscita di Rafael. Ma con lui in campo si vince. Forse porta fortuna. Tanto che quando gioca bene e magari segna pure, perdi, come contro la Juventus. Detto questo, Kalidou, torna subito ti prego.

    3. Il calciomercato di gennaio. Noi che si era abituati a Mascara a truccare l'attacco, a illuderci che Ruiz e Datolo fossero dei fenomeni misconosciuti (anche se grazie a Jesus, in tutti i sensi, vincemmo per l'ultima volta in casa della Juventus), ora ci ritroviamo due titolari comprati nel mercato di riparazione. E Manolo fa pure due gol decisivi, invece di diventare improvvisamente scarso, come spesso accade ai nuovi arrivati azzurri. E Ivan già si fa rimpiangere, alla prima assenza per turn over. Ora se in estate rimangono Benitez e Higuain e arriva un top player rischiamo l'infarto. Aurelio e Riccardo, non esagerate che poi ci prende un colpo.

    4. Due autogollonzi consecutivi. E non li fa Britos, attenzione, ma la squadra avversaria. Oddio, a Chievo ne fa pure uno Miguel Angel, a dire la sincera verità. E Thereau che ci purga spesso e volentieri, lo fa anche questa volta. Ma poi si pente e ci regala un 3-1 in coabitazione con Danilo, grazie a una giocata che neanche Britos e Prunier insieme avrebbero potuto ideare. Sì, Danilo, quello che segnò all'andata una delle sue rare marcature da professionista 

    5. Un centrocampista dell'Udinese è in odore di tesseramento per il Napoli, a giugno. Si chiama Allan. Come Inler a suo tempo fa il fenomeno, tira da 25 metri, due volte. Di sicuro non avrebbe esultato in caso di gol perché "Napoli mi piace come città". E invece qui il miracolo è che Rafael fa due grandi parate: così uno va sulla traversa, l'altro in angolo. Detto questo, il nuovo Alemao ha scoperto di esserlo contro di noi. Ovviamente.

    6. Koné era squalificato. E il giudice sportivo non gli ha ridotto la squalifica. Miracolo pure questo. Detto ciò, non siamo stati tranquilli finché Stramaccioni non ha fatto la terza sostituzione.

    7. Tra tanti miracoli avvenuti, non c'è stata l'apparizione di Di Natale. Per non fare la trasferta sul Golfo, il prossimo anno si trasferirà negli Stati Uniti. Pare che Salvini e Bossi siano venuti nel capoluogo campano più volte del centravanti bianconero.

    8. Nell'ultimo mese e mezzo abbiamo vinto due volte ai rigori, una volta al 93', abbiamo prevalso su quattro squadre di misura. Ci manca solo che iniziamo a segnare da calcio d'angolo e poi se ne scende San Gennaro.

    9. Non ho sentito cori contro Gargano. Né striscioni sulla PS4. Due sono le cose: o il Daspo ora lo danno agli stupidi, o hanno capito che "chisto tene 'e pall'" e che se ha messo di mezzo i figli in una foto per ribadire la sua napoletanità, forse ha il cuore più azzurro del loro. 
    Certo, il Daspo per gli idioti però non sarebbe male. 

    10. L'ultimo miracolo è aver scoperto che il Napoli gioca in 12. Il dodicesimo è l'amico immaginario di Gonzalo Higuain. Anzi, come dice Francesco Albanese, il nemico immaginario, visto che altrimenti non si capisce con chi si incazzi ogni trenta secondi, il Pipita. Certo, Di Bello poteva dare il giallo a lui e non al nostro bomber. Ma che Napoli sarebbe senza l'ammonizione per proteste al nostro centravanti?

    P.S.: ovviamente noi davvero fortunati non possiamo essere. Così Benitez preferisce Rafael Cabral, il più grande cacciatore di farfalle del centrosud, all'ottimo Andujar, che con generosità restituisce i favori ricevuti con gli autogol (pare che il brasiliano diventerà il titolare della nazionale verdeoro perché solo lui potrebbe prenderne altri sette in una semifinale mondiale). E non avviciniamo la Roma per due assist, al Sant'Elia, di Daniele Verde. Napoletano. Tu quoque.

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