Andremo allo stadio con l’incubo che compaia una pistola. E ora è diventato impossibile giocare la Supercoppa a Roma

Forse non ce ne rendiamo conto ma gli spari di sabato sera rischiano di cambiare per sempre il rapporto con lo stadio per tutti i tifosi italiani. Un incubo che cerchiamo di rimuovere, perciò discutiamo ancora di Genny ’a carogna
  • di Errico Novi

    Si brancola nel buio. Alfano, ministro dell’Interno, vagheggia il “daspo a vita”. L’ergastolo del pallone. Eccessi? Sì ma comprensibili. Da quarantott’ore ore sentiamo parlare solo di Genny ’a carogna, cioè dal capo ultras della curva A protagonista di una presunta trattativa. È un’ossessione mediatica semplicemente assurda. Ed è un classico caso di rimozione, come lo definirebbe lo psicanalista. Rimozione collettiva, in questo caso. Tutti fingono di ignorare la vera tragedia di sabato sera: gli spari. Si tratta di una tragedia per Ciro Esposito, innanzitutto: sull’esito del ferimento non si possono fare previsioni, certo la lesione alla colonna vertebrale c’è. Ma la tragedia riguarda tutti, riguarda il calcio. Perché sono entrate in scena le pistole. Ed è la prima volta da quando esiste il fenomeno ultras, se si esclude qualche caso nelle serie minori. Ad alti livelli non era mai successo. È un’enormità che le istituzioni ancora non sanno come fronteggiare. Da qui gli eccessi di cui si diceva all’inizio, come quelli di Alfano: che da una parte rimuove la questione e perciò pensa ancora alla maglietta di Gennaro Di Tommaso, dall’altra prefigura scenari legislativi apocalittico-fantozziani come il daspo a vita.

    C’è una domanda molto seria a cui né Alfano né altri sono i grado di rispondere: la supercoppa italiana che Napoli e Juventus dovrebbero contendersi il prossimo 24 agosto potrà mai essere disputata a Roma, dopo quello che è successo? Sembra un fatto marginale. Ma è chiaro che il quesito evoca una sua formulazione più generale. Che è la seguente: dopo che le pistole sono entrate nel catalogo delle violenze da stadio, si potrà mai più gestire l’ordine pubblico com’è stato fatto finora? Senza temere che qualcuno prema ancora il grilletto?

    E ancora: con quale animo andremo a vedere la partita, d’ora in poi? Soprattutto chi come il sottoscritto concepisce ancora il piacere del turismo sportivo, del viaggio per un incontro di calcio, potrà continuare a coltivarlo? O lo vivrà come un incubo? È spuntata una pistola: chi può escludere che non scatti un meccanismo di emulazione, prima ancora che di vendetta? Nel pur infernale girone della violenza sportiva le armi da fuoco vere e proprie erano ancora un tabù. Il tabù è stato infranto. E quando un tabù cade, cade per sempre. E anche se non ci saranno nuove pistole allo stadio, o all’esterno dello stadio, ci sarà l’ombra della pistola nella nostra testa. Sarà il nostro incubo.

    Ragazzi, non è più la stessa cosa. Temo davvero non lo sarà più. Gli incidenti, certo: sono anni che siamo costretti a metterli in conto, in qualche modo. Ma sappiamo anche che la possibilità di tenersi lontano da un colpo di spranga esiste. Non puoi mai sentirti del tutto al sicuro, come dimostra quanto è capitato a Maurizio Criscitelli e al Napoli club Bologna. Ma in linea di massima trovi il modo di starne lontano. Da un colpo di pistola come ti difendi?

    Ed è l’incubo nel quale siamo tutti immersi da sabato sera. È l’incubo che probabilmente spinge molti ad appassionarsi alle t-shirt di Genny ’a carogna, tanto per distrarre il pensiero dalla vera questione. Ho sempre davanti agli occhi un tazebao dei Vecchi Lions: “Ridateci il vero calcio”. Di fronte al baratro che ci si para davanti, l’unica via d’uscita che riesco a immaginare paradossalmente viene proprio dagli ultras. Il daspo a vita non risolverebbe nulla: sarebbe probabilmente incostituzionale, e comunque il tentato omicidio di sabato sera è da attribuirsi a qualcuno che forse allo stadio già non ci metteva piede da anni. Sono i gruppi delle curve a dover prendere l’iniziativa. A dover organizzare una vera Yalta del pallone. La cosa migliore è farsi schedare e tesserare tutti, trasformarsi in official fans, punto. Se avete voglia di contestare lo Stato liberticida, e magari ce ne sarebbe pure qualche motivo, fondate un partito. La vita, la vostra e quella degli altri, lasciatela stare.

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