Dalle elezioni del ’93 al 2016. Con una sola certezza: Sarri

Bassolino che annuncia la candidatura il 21 novembre, lo stesso giorno in cui 22 anni fa fu eletto la prima volta. Il resto della politica compiaciuto della propria fissità. Pensieri sospesi di un partenopeo costretto per un weekend a stare chiuso in casa
  • di  Luigi Piazza

    Ho seguito le vicende del weekend da una posizione insolita, il mio divano. Un improvviso stato febbricitante sabato mattina ha fatto sì che annullassi – last second – una trasferta romana a casa di amici. Quarantott’ore di divano mi mancavano da un po’, tuttavia non posso dire di essermi annoiato. Seduti su un divano, oggi, si possono seguire – da vicinissimo – vicende sportive, politiche, sociali di tutto il globo. Più modestamente, io, domenica, mi son limitato a godere le prodezze di Lorenzo, Gonzalo e compagni. Verona è già stata crocevia di storiche imprese. Anni ’90. Il leitmotiv del mio weekend. Un we tutt’altro che noioso – nonostante la febbre. Erano solo le 12.38 di sabato 21 novembre, quando ho capito che prometteva bene. Smanettavo con il mio nuovo iPhone quando Antonio Bassolino irrompeva nella giornata con un tweet facile facile, “Mi candido”. La cosa era nell’aria, almeno da agosto. È diventata notizia come i tempi impongono. Con un tweet. Dunque nel 2016 il sindaco del 1993 sarà uno dei contendenti per Palazzo San Giacomo. Chissà come avrà annunciato la sua candidatura nel 1993, ho pensato. Ero piccolo, io. Twitter non c’era. Nemmeno la rete 4G. C’era la Sip. Promuoveva un’idea rivoluzionaria per l’epoca, l’avviso di chiamata. Promuoveva anche la domiciliazione delle bollette, la Sip, nel 1993: “Il modo più comodo di fare le cose è farle fare agli altri”. Diceva proprio così, la voce fuori campo dello spot, andate a riguardarlo.

    Anni ’90. Gli anni dell’ultimo scudetto del Napoli e di Bassolino sindaco. A Bassolino devo una barzelletta che raccontai durante un comizio nel mio paese d’origine, elezioni amministrative; forse “ci” abbiamo vinto le elezioni, con quella barzelletta. Arguta. Tagliente. E soprattutto risultata vincente. L’aneddoto a favore tuttavia ha un contraltare, una considerazione, mi dico… ancora Bassolino. Sono andato a prendere l’almanacco illustrato del calcio e ho scoperto che nel 1993, proprio il 21 novembre, a San Siro c’era Milan-Napoli. Finì 2 a 1 per i rossoneri. Ciro Ferrara il nostro capitano, Baresi il loro. Non si può. Ferrara e Baresi. In porta, per noi, la partita la giocò Raffaele Di Fusco. Fuori, nei parcheggi, c'erano le Fiat Uno, le Audi 80, modelli nuovi. Per i gol della domenica si aspettava 90’ minuto. Conduceva Galeazzi, nel ’93. Non contento di sfogliare l’almanacco illustrato del calcio, decido di mettermi a sfogliare un volume di storia d’Italia – fine anni ’80 e inizi anni’90. Sfogliando quelle pagine scopro che il 21 novembre non fu soltanto il giorno in cui Raffaele Di Fusco disputò una delle sue poche partite da titolare. Il 21 novembre 1993 è stato anche il giorno in cui i napoletani si recarono alle urne per scegliere il nuovo sindaco. Indovinate un po’ chi. Non ho avuto modo di passare in rassegna tutti i giornali della domenica e non so se la coincidenza è già stata ‘scoperta’ o se è stata svelata dallo stesso Bassolino. Tuttavia la scelta, oltre ad una buona dose di scaramanzia, lascia trasparire anche altro. Calcolo. Strategia. Tappe. Dalle prime uscite pubbliche all’odierno “Mi candido”, passando per un icastico #statesereni, il percorso fatto dal candidato Bassolino è studiato, nel dettaglio. Ho provato allora a guardare quale percorso ha fatto il Partito democratico negli ultimi tempi per garantire alla città candidature in grado di reggere il confronto con De Magistris e le altre forze politiche che saranno della partita. Mi è tornato in mente lo spot della Sip. “Il modo più comodo di fare le cose è farle fare agli altri”. Bassolino, appunto.

    L’appuntamento elettorale è ormai dietro l’angolo. Bassolino, De Magistris, Lettieri, i cinquestelle, Leonardo Impegno. Il tempo che ci separa da qui alle elezioni sarà speso per raccogliere il consenso. Su programmi, promesse, idee di una Napoli possibile. In un mio precedente contributo politico-pallonaro ho raccontato l’amarezza di “Un napoletano a Bilbao”.

    A mai più accadersi.

    Con fiducia

     

     

    Condividi questo post