Scusa José: il 28 aprile 2019 mi sono vergognato di essere un tifoso del Napoli

Un tempo avevamo una grande curva B, ora solo curvaioli di serie B. Il gesto subito da Callejòn è indegno e vigliacco. Basta con gli ultras, riprendiamoci il Napoli
  • di Boris Sollazzo

    Scusami José Maria Callejon.

    Scusami, perché non mi sono mai vergognato di essere un tifoso del Napoli. Mai. Nemmeno dopo la peggiore e più disonorevole sconfitta, neanche quando per troppo amore inneggiammo a Luciano Gaucci. Neanche quando il fallimento mi colse al centro della città che amo, a piangere.

    Ma il 28 aprile 2019 io ho provato vergogna. Perché José Maria Callejòn, capitano di giornata, ha subito l’offesa più vile che un calciatore possa subire: più di un insulto, uno sputo, una selva di fischi. Ha lanciato, donato la maglia ai propri tifosi, se l’è vista restituire. Ricordo che anni fa, a Siena, successe a Francesco Totti: qualcosa di così schifoso che pur non essendo romanista, mi indignò profondamente. Un gesto tanto demenziale quanto indegno, che sì, mi ha fatto vergognare.

    Scusami José Maria Callejòn. Non solo perché onori sempre i colori che ho tatuati sul cuore, perché quella maglia che amo la sudi e la meriti in ogni minuto di ogni partita, perché ami e rispetti la mia città come me, da straniero che l’ha capita più forse di chi ci vive e ci è nato. Non ti chiedo scusa perché un gesto del genere saresti l’ultimo a meritarlo. No, ti chiedo perdono perché è anche colpa mia.

    Sono anni che mi cullo nell’illusione che siamo il tifo più bello del mondo, che non abbiamo molti trofei in bacheca ma poco importa, conta l’orgoglio di far parte di un popolo unico, capace di insegnare al mondo come si ama uno sport, una squadra, il colore del cielo. E sono anni che fingo di non accorgermi che siamo inquinati da uno tsunami di letame, da ultras che del Napoli fanno una professione opaca e non la passione totale e totalizzante che è per me. E ti chiedo scusa perché sono anni che non mi ribello abbastanza e in quanto tale sono loro complice. Siamo loro complici, perché siamo in tanti ad esserlo, José. Scusami, scusaci tutti. Sì perdona noi che se avessimo avuto l’onore di ricevere la tua maglia, su quegli spalti, l’avremmo baciata, stretta al cuore e indossata subito, con orgoglio, sporca e bagnata del sudore di un guerriero come te. Perdonaci perché non ci siamo opposti abbastanza alla loro stupidità criminale, ai loro interessi personali che disonorano una città e una squadra e un tifo solo perché c’è chi da anni non li sovvenziona con biglietti gratis da bagarinare e altri che rifiutano incontri con loro, utili solo ad accrescere un potere fosco. E trovano seguaci che nel migliore dei casi si fanno strumentalizzare.

    Scusami José Maria Callejòn, perché non abbiamo isolato questa gentaglia, perché abbiamo dato retta a troppi pseudogiornalisti che li hanno corteggiati facendo passare il presidente migliore della storia di questa società come un pappone, perché sui social, nei bar, nella città e persino sui nostri spalti troppi soloni, spesso nostri amici, hanno ciarlato sul meritare di più e che pur di fronte all’evidenza non si vergognano di contestare i risultati della società e della squadra, inneggiando alla dipartita del presidente e commentando questo schifo con un “sì, esagerano, ma è lui che ha avvelenato l’ambiente”. No, siete voi. E siamo noi che allo stadio, per le strade persino sui divani vi abbiamo sopportato troppo e troppo a lungo.

    Scusaci José, perché da anni sentiamo dire che meritiamo di più. Meritiamo più di dieci anni di Europa? Più di una Champions League conquistata con 4 (QUATTRO) giornate d’anticipo, quando un tempo si retrocedeva con quattro giornate d’anticipo? Più di andare nell'Europa che conta da quattro anni consecutivi, di esserci visti scippare due scudetti a Udine e Milano, di tre trofei che non vedevamo da decenni? Di una società che è un modello sportivo e industriale ammirato in tutto il mondo, di una squadra e un gruppo che si sono fatti ammirare in Italia e all’estero, di chi ci ha tolto i paccheri dalla faccia e che ci ha portato così in alto e così a lungo che ora ci sembra tutto scontato, ovvio, naturale?�Scusaci perché noi abbiamo un sogno nel cuore, e loro solo veleno, scusaci perché noi amiamo e difendiamo la città come te mentre loro sono immemori, ingrati e infami. Nella migliore delle ipotesi, più spesso sono criminali e l’unica cosa che meritano di più sono gli anni di galera.

    Ma noi continuiamo a far dare del panzone o del prepensionato a chi, con Champions in bacheca, viene a vivere questa città, a trattarla da capitale e a ricevere insulti. Continuiamo pure a far insultare dando del pappone a chi ha dimostrato che anche a Napoli si può costruire un progetto strutturato, serio e invidiato da tutti (andate a Roma o Milano e chiedete se non vorrebbero essere al nostro posto), invece di cercare facili scorciatoie. Solo con Diego abbiamo fatto meglio, per pochi anni, e scontandoli con l’ignominia degli anni ’90, dimenticati da chi aveva mangiato alle spalle di D10S e compagni, per poi essere affossati da chi ora viene rimpianto e allora metteva una tessera obbligatoria per comprare l’abbonamento che stornava il 40% dei nostri soldi fuori dal Napoli. Ma il pappone è ADL.��Continuiamo pure a far denigrare giocatori che mostrano più rispetto per la nostra città, cultura e squadra di quanto abbiano mai fatto questi buffoni. E a trovare folle che un presidente che ha capito prima di noi quanto il nostro tifo avesse metastasi ovunque, volesse uno stadio di proprietà di 30.000 posti: poi contro l’Arsenal abbiamo visto pochi (di più) e svociati tifosi a essere l’uomo in meno nel ritorno dei quarti di Europa League.

    Scusaci José, perché finché non li contrasteremo con tutte le nostre forze saremmo solo loro complici. E se vorrai andartene, capiremo. A volte penso che dovreste farlo in tanti, puntando il dito contro chi vi ha costretto a lasciare, e che dovrebbero farlo anche presidente e allenatore, così che questi fenomeni possano davvero capire cosa e chi si meritano.�Ma non devi farlo, perché darla vinta a questi bastardi è ciò che cercano. Rimani.�
    E noi, muoviamoci. Come abbiamo messo su la faccia di Kalidou, per e con lui, contro il razzismo, facciamolo anche per José e la società gli dia la fascia da capitano. Smettiamo di tollerare le loro prevaricazioni, i cori grotteschi, gli striscioni ridicoli, cominciamo a strapparli o facciamolo fare a quelle forze dell’ordine che miracolosamente scompaiono quando questi figuri insozzano Piazza del Plebiscito, Via Marina e altri luoghi con i loro stracci. E dimostriamo di meritare di più.

    Contestiamo i contestatori.

    Dimostriamo di meritarci José Maria Callejòn.

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