Extravascio e la mozzarella di Paoluccio

Don Ciro racconta a modo suo la sfida tra Napoli e Milan
  • di Manfredi "Freddy" Adams

    Ma tu guarda nu poco Paoluccio ‘o vaccaro, di Aversa, cosa mi ha insegnato dummeneca ssera. Portando con sé quatto chili di ottima muzzarella ‘e bufala, mi ha spiegato come nasce e soprattutto pecchè è accussì bbona. Innanzitutto la bufala non suda. Trattenendo quindi i principali valori nutritivi, dona al latticino lavorato più consistenza e sapore. La diffusione di questo alimento, che ha deliziato tutti i nostri condòmini del Vascio, partì alla fine del ‘700 dalla Real Tenuta di Carditello, uno dei siti più belli in Campania (sito ultimamente alla ribalta per la storia del suo ultimo custode, il volontario Tommaso Cestrone, che ha difeso la Reggiada vandali e camorristi. Vi invito a cercare su internet). Allevamenti massicci dell’animale, espansione massima della produzione e capillarità della distribuzione, fece del prodotto, nato in “Terra di Lavoro”, un’eccellenza che ha conquistato poi tutto il mondo. Se chiedete ai napoletani e a chi di loro è costretto a vivere fuori, la stragrande maggioranza vi dirà che cerca, come novelli Diogene, ‘na bella muzzarella ‘e bufala per deliziare il palato di tanto in tanto. Aggio fatto scennere in piagiama pure a Zì Peppo, dal secondo piano, pe’ lle fa vedé che significa magnà ‘na bella muzzarella càvera e zucosa cu’ ‘e mmane, anziché chella ciofeca da supermercato che accatta alla mugliera pe’ ffà ‘e pressa (se senteno ancora allucchi ‘e Donn’Amalia quanno, l’urdema vota, le vuttaie appriesso tutta ‘a confezione ‘e chella cosa amorfa dint’ ‘e bbuste prodotta chissà dove…).

    Pauluccio ‘o vaccaro s’è fatto perdunà visto che giocavamo contro la sua squadra del cuore e angòra nunn’aveva pagato la scummessa della partita di andata quanno, a casa d’ ‘o diavulo, vencettemo 4-0. Tutte quante diceno “quatto purpette”, ma pe’ ll’amico Pauluccio invece, songo state quatto chile ‘e bufala!
    Pace fatta quanno è ‘a tavula ca mette tutti d’accordo. Peccato pe’ isso, pecchè nun sape che significa tenère per la squadra della propria terra, un connubio di anema e carne, come già spiegato nel pezzo scorso “dedicato” agli Arlecchini non colorati.
    Ma comm’è ca se joca ‘e lunnedì ssera? Mi hanno spiecato che la Coppa Uefa si gioca di giovedi e quindi, giocando un giorno dopo a quello dedicato normalmente alle Coppe Europee, anche nel Campionato si dovesse giocare un giorno adoppo.
    L’avete vista la partita di giovedì? Sapite, ‘o Vascio chiude alle otto di sera e il guardaporte (che sono io), si è perzo quasi un’ora di gioco ma, come sempre accade, dalle finestre e dai balconi di Napoli, ‘o risultato ‘o sai primma d’ ‘e ttelevisioni. A giudicare dai “ktm” avevo intuito che ci siamo mangiati nu par’ ‘e golle, ma nel secondo tempo, che aggio visto dal momento del gol fallito da Calleò (al volo sotto porta), il Napoli non ha meritato la sconfitta, nata da una punizione per un fallo stupido di Valdifiori al limite dell’area. Mi è paruto che l’arbitraggio non è stato all’altezza, un po’ come quello dell’anno passato contro il Dnipro, sperammo sulamente che quel rigore netto, non fischiato a favore del Napoli, non ci faccia rammaricare come quel gol su fuorigioco di Seleznev. Ma uscire dalla Coppa è proprio uno svantaggio?
    Ajere ssera Napoli deserta già alle otto di uno strano lunnedì pallonaro. I nostri guaglioni in casacca azzurra, che tanto bene hanno fatto fin’ a mmò, sono chiammati nel posticipo a farci capire se le ultime due sconfitte consecutive per 1-0 hanno lassato ‘o segno nella mente e nelle cosce. E se sono capaci di ritornare al primo posto doppo 'o pareggio d' 'a scolorita a Bologna. La nostra squadra molto sottovalutata all’inizio del Campionato, ha meravigliato tutto il panorama calcistico europeo in questi primi 200 giorni della stagione. Allenatore e squadra, comunque vada, sono stati protagonisti di una favola meravigliosa, una stagione che verrà ricordata a lungo. Era veramente da tanto che non si vedeva un Napoli accussì bello!
    Ma anche stavota, contro le provinciali abbiamo sofferto la loro difesa. Quando squadrette a strisce si chiudono in quel modo è difficile passare, poi hanno anche il famoso “mazzo” di fare un tiro e un gol...
    È proprio così che andata: il Napoli a cummannà ‘o juoco e loro a difendersi, a perdere tempo, a tentare, in tutta la partita, tre o quatto contropiedi. L’anticalcio proprio!! Certo s’avesse truvà ll’antidoto pure per squadre che si chiudono a riccio. Che saccio… s’avessa tirà cchiù spisso a fore area, s’avesseno fa cchiù cross e soprattutto velocizzare la manovra. Gonzaluccio pare aver perso il consueto smalto, ma se deve trovare una buona condizione, mò è ‘o mumento!! Le classiche tre-quattro partite di appannamento (naturali per ogni calciatore) le ha avute, adesso vedimmo ‘e sputà sanghe fino alla fine! Andiamo avanti Napoli!!!
    Il bello viene adesso, con partite difficili e ravvicinate. 

    Quanti di noi ad inizio stagione sognavano di stare lassù, ad un punto dal primo posto?  Quanti di noi speravano di assistere a partite in cui le squadre più importanti hanno paura di giocarsela contro di noi manifestando palesemente la loro inferiorità?? Quanti di noi, adesso, dopo tre piccole crisi di risultati si stanno scocciando e rivelano avvilimenti prendendosela con il Presidente, con l’allenatore, col Direttore o con Reina ed Higuain, per esempio? Gli stati depressivi lassàmmoli ad altri, vi rendete conto che stammo scrivenno una pagina importante della nostra avventura calcistica?

    A questo punto, e con questo tipo di soddisfazioni, vincere o perdere è davvero questione futilissima. Sono d’accordo: “Al di là del risultato” oggi più che mai e sempre grazie ragazzi per le emozioni di quest’anno, comunque vada. Un ringraziamento lo voglio fare di persona, ci vediamo al San Paolo alla prossima!

     
     
     
     
     

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