Calderon, il bidone che diventò leggenda

Extra Flop: per i tifosi del Napoli l'argentino è sinonimo di sciagura, in patria invece...
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    di Francesco Albanese

    722 partite condite da 276 gol. Una carriera interrotta a quarant'anni dopo aver vinto 2 campionati argentini, una coppa Sudamericana e una Libertadores. Numeri che lo hanno consacrato "quasi come una leggenda" come ha scritto il Clarìn il giorno del suo addio all'attività professionistica. Eppure per i tifosi del Napoli il volto un po' indio di Josè Luis Calderon resterà per sempre associato al peggiore dei bidoni che abbiano indossato la maglia azzurra. Arrivò nell'estate del '97, dopo aver segnato gol a raffica con la maglia dell'Independiente. Un anno magico che indusse l'allora cittì Passarella a puntare su "El Caldera" nella coppa America in Bolivia. Un'esperienza deludente, Calderon non realizzò gol e l'Albiceleste usci per mano del Perù ai quarti di finale.
    Quelle opache prestazioni con la Selecciòn non sfuggirono ai più attenti appassionati di cose azzurre che in ogni caso vollero riporre fiducia nel ventisettenne di La Plata: in fondo, ci ripetevamo, se aveva trovato spazio in una nazionale che poteva contare su gente del calibro di Batistuta, Balbo e Crespo tanto scarso non doveva essere. E poi, diciamola tutta, era pur sempre un argentino mancino che sbarcava sul Golfo.
    Purtroppo i soldi spesi da Ferlaino (7,5 miliardi di lire) e i proclami del giorno della presentazione ("farò meglio di Angelillo") non concessero a Calderon il tempo necessario per potersi ambientare. Mutti lo vedeva poco, per non parlare di Mazzone e Galeone. Montefusco, il quarto tecnico di quella sciagurata stagione, invece non fece in tempo a conoscerlo perchè a gennaio Calderon venne rispedito in Argentina. Di lui si ricorda un gol al Leffe in precampionato, sei apparizioni non certo memorabili e una mancata convocazione per la trasferta a Genova contro la Samp in cui rimase a Soccavo ad allenarsi con Prunier e Mirko Conte!
    Tornato in patria si tolse lo sfizio di segnare al Boca Juniors da centrocampo, più invecchiava e più faceva gol e così è stato anche nella sua ultima partita nel 2010, quando ha detto finalmente stop a quarant'anni suonati. Nel frattempo il Napoli ha attraversato la sua notte più lunga e il record di Angelillo sta ancora là.

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