Amarcord calciomercato: l'arrivo di Fonseca

Non solo Maradona. Spesso i grandi colpi del Napoli sono state delle autentiche telenovele come nel caso dell'uruguaiano.
  • di Francesco Albanese

    La sera del 16 settembre del 1992 finalmente lo sguardo di mio padre mi ripagò di un'intera sessione di calciomercato trascorsa ad attendere, impaziente, l'arrivo di quell'uruguaiano. Fu la sera dei miracoli valenciani (cinque) che restituì al Napoli il sapore della recente gloria. Con quel pokerissimo Daniel Fonseca si prese i nostri cuori, lasciandoci intuire chissà quali successi continentali. Non andò così, ma l'arrivo dell'ex cagliaritano fu comunque una fortuna. Vero Ferlaino? La trattativa per portare Fonseca sul golfo entra di diritto in quelle operazioni suspence di mercato che spesso ha visto protagonisti i dirigenti azzurri.
    In quell'estate del 1992 Cellino aveva appena rilevato il Cagliari e dimostrò subito quanto difficile fosse trattare con lui. Il Napoli aveva però le sue carte da giocare e sfruttò i buoni uffici di imprenditori amici per convincere il neo patron dei sardi e superare così la concorrenza della Juve. Afferrare Fonseca significava regalare una nuova prospettiva al Napoli di Ranieri (primo allenatore in Italia dell'attaccante) che, pur essendo arrivato quarto, stava pericolosamente scivolando in basso. Torniamo a quei giorni. Ballano tanti miliardi di lire e quando l'accordo sembra raggiunto, l'indomani tutto è di nuovo messo in discussione. Per seguire gli ammiccamenti di Fonseca, le mosse di Ferlaino e la strategia di Cellino ci si può affidare soltanto alle cronache dei quotidiani che vengono divorate quando il caffè è ancora bollente nella tazzina. Quei due minuti valgono un'intera giornata, il resto lo si sarebbe appreso non prima delle successive 24 ore. Oggi le campagne acquisti vengono divorate a colpi di click sul mouse. Centinaia di nomi e presunte trattative affollano i pensieri del tifoso h24. In quei giorni del 1992 nella nostra testa c'era soltanto il profilo di quel sudamericano, pettinato in maniera discutibile (in seguito mirabilmente imitato da Teocoli) e gestito, nemmeno a dirlo, dal dominus incontrastato delle procure a Montevideo: Paco Casal. A complicare il passaggio al Napoli ci si mise pure una storia di arretrati che stava quasi per far saltare tutto, ma alla fine per 15 miliardi più il cartellino di Pusceddu l'affare si concluse con soddisfazione per le tre parti in causa. E per qualche giorno a Napoli e dintorni la tiratura dei giornali diminuì.

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