Dieci risvolti imprevisti di Inter-Napoli. Almeno per me

Nessuno avrebbe mai previsto che ci saremmo giocati una partitella d'allenamento a San Siro. Ma, comunque, non è mancata qualche sorpresa
  • nacion.com

    di Boris Sollazzo

    Confesso subito: ero nella baia di Huatulco e un banco di pesci bellissimi mentre facevo snorkeling mi hanno distratto da Walter Mazzarri. Ho perso la prima mezz'ora della partita: forse anche io, da tifoso, avevo bisogno di turn over, di riposo. In fondo ho giocato tutta la stagione, faticando molto più di Reveillere, per dire.
    Ecco, però, dieci cose che mi hanno sorpreso di Inter-Napoli.

    1. Hai capito Benitez. Prima mette i titolari in campo. E tutti noi convinti che il Lord spagnolo "rosichi" ancora della sua caduta nerazzurra, immeritata quanto bruciante. Ce lo immaginiamo come un antieroe shakespeariano, un Otello, che al bene comune privilegia l'orgoglio personale. Ed è così: solo che non li mette per vincere, ma per umiliare i nerazzurri e Mazzarri trattandoli come sparring partner. Mentre noi proviamo schemi, movimenti, sovrapposizioni loro sembrano i birilli arancioni di Castel Volturno. Ma meno mobili e intelligenti. E più prevedibili.

    2. Reina, convinto che sia finita la stagione, è già andato a discutere la sua cessione a Liverpool. Ma non ha avvertito. È evidentemente un sosia quello che ha regalato il gol all'Udinese, che è uscito in maniera demenziale su Palacio e che poi ha quasi ucciso Raul Albiol. Mi direte: ma nel finale ha fatto un miracolo. No, è solo inciampato camminando all'indietro, guardate bene.

    3. Gokhan Inler, dopo aver visto come gioca l'Inter, ha preso il palo di proposito. Ha avuto il terrore che Walterone suo lo volesse ad Appiano Gentile. Pare che Cambiasso, in un momento di disperazione, gli abbia confessato che prima di arrivare a Milano, avesse la capigliatura di Valderrama.

    4. A Huatulco, in barca, ho visto uno squalo balena. Imponente, elegante, ma non faceva nessuna paura e si muoveva pochissimo. Mi ha ricordato Higuain.
    Poi ho visto la partita. E Gonzalo mi ha ricordato lo squalo balena. Ma meno vivace.
    Credo che Benitez non l'abbia sostituito perché si era scordato fosse in campo. Ora però niente scherzi Pipita: se non giochi all'Olimpico ti riempio la vasca di piranha.

    5. Thorir e Moratti avevano la faccia di due pensionati davanti ai lavori in corso. Avviliti e rassegnati, disponibili ad apprezzare ogni minimo progresso per poi vedere come una squadra di undici persone facciano il lavoro di due. E male. Mentre il capo mastro, Mazzarri, si giustifica prendendosela con i sottoposti, la pioggia, l'oroscopo e financo le cavallette. A Rafa, che voleva far polpette della sua ex squadra, è sopraggiunta la mia stessa reazione: non mi faceva più rabbia il coach toscano, né le sue furbate tra calciomercato e anni sabbatici. No, cominciavo a provar pena e tenerezza per quei tre. Stiamo invecchiando Benitez mio, e diventando troppo buoni.

    6. Jorginho e Ghoulam sono stati così colpiti dalla nostra incredulità di fronte al loro talento - noi di solito a gennaio compriamo solo pipponi - che  hanno finito per crederci. E come fanno quelli che non amano far la figura dei secchioni si sono nascosti al terzo banco. E uniformati ai loro compagni di reparto e predecessori. Così l'italo-brasiliano è diventato Pazienza e l'algerino Dossena.
    Facciamo così: tu, Jorge, il 3 maggio giocami come contro la Roma in Coppa Italia. Tu, Faouzi, mettila dentro come i giallorossi in campionato. Insomma, giochiamo all'Olimpico, è facile, non pensate di avere di fronte ai viola, ma gli uomini di Rudi Garcia. Che poi il nostro laterale, se capisce che invece di fronte ha la Fiorentina, si fa espellere: per fermare Bakic poi. Che è come fare fallo da ultimo uomo su Gargano.

    7. Rafa, basta con il fair play. Non è che perché loro non hanno Cuadrado, Gomez e forse Rossi, tu devi far infortunare Higuain. Non è ora di cambiare cuscino?

    8. Britos. Lo so, fa già ridere senza aggiungere nulla. Però Miguel Angel mio, ormai l'ho capito, tu lo fai apposta. Sei come uno che fa zero al totocalcio tutte le settimane. Solo un campione può essere in grado di sbagliare con tanto talento. Non ti limiti a fare errori, è come se dipingessi la cappella Sistina al contrario. Sei un Maradona al contrario, sei un leader del centrosinistra italiano tipico: toppi tutte le scelte, sistematicamente, e lo fai anche quando è impossibile prendere la strada sbagliata. Un artista, un campione di traversone, Bersani.

    9. Ok, Raul Albiol sta passando tutti gli stadi della psicosi. Prima l'entusiasmo, per aver trovato un posto da titolare che non immaginava. Poi la stanchezza mentale e fisica. Poi la depressione e il senso di persecuzione, culminata nella marcatura a un compagno di squadra in quel di Bologna, su calcio d'angolo avversario. Poi la fuga, il tentativo di nascondersi, l'isolamento, l'autolesionismo, la schizofrenia. Si fa squalificare, prova a infortunarsi di proposito durante l'intervallo di una partita, sbaglia spesso e volentieri (a giudicare da un sorriso sempre più simile a una smorfia), colpisce in allenamento un compagno forse sperando di essere messo fuori rosa.
    Alcuni pensano che abbia versato lui l'olio sul tratto di strada in cui Henrique ha distrutto la sua Porsche.
    A Milano ha dato sfogo all'ultima fase, quella delle voglie suicide. Prima ha tentato di farsi mandare all'altro mondo dall'amico Pepe, poi di far segnare l'Inter.
    Ho paura. Per sabato. Potrebbe davvero fare qualcosa di irreparabile. Salviamo Raul. Soprattutto da se stesso.

    10. Lo so, siamo tutti arrabbiati per l'infortunio del Pipita. Tranne i giornalisti, ovvio, soprattutto quelli napoletani che volteggiano affamati attorno a ogni disavventura azzurra. Che subito si affrettano a dichiararlo sportivamente morto.
    Però, vi dirò, uno che mette a repentaglio una finale importante e i mondiali per segnare e far vincere la mia squadra a San Siro, anche quando non serve, mi piace. E tanto. Quel volo mi ha emozionato come le lacrime post Arsenal. Hai cuore, ragazzo. Ora dimostramelo, alla maniera di Diego: scendi in campo, all'Olimpico, pure zoppo. E poi facci sognare. E segnare, soprattutto, che ultimamente ne sbagli quante il miglior Nicola Caccia.
    Portaci al trionfo alla faccia di Tevez, del carneade di nome Tancredi, di Andreolli e di chi già predice il tuo forfait.
    Detto questo, visto che sono in Messico, un Viva Zapata non me lo leva nessuno!

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