Salisburgo-Napoli 2-3, le pagelle

Un'impresa di carattere, tecnica, tattica. Una vittoria da grande squadra, un Napoli che rimane primo nel girone davanti ai campioni d'Europa e ora ha un match ball al San Paolo. E' la partita della svolta?
  • di Boris Sollazzo

    Alex Meret 8: Nel primo tempo para tutto, con tutto. Di gamba, poi ci mette letteralmente la faccia, infine si distende plasticamente in un tuffo che per eleganza ed efficacia fa invidia a Tania Cagnotto. Se impara ad uscire con la stessa personalità con cui presidia la linea di porta, se riesce a diventare un vero re dell’area piccola, può diventare uno dei più forti del mondo nel ruolo.
    Com’è profondo il Meret.

    Giovanni Di Lorenzo 7: i non convocati Ghoulam e Rui lo costringono di nuovo a sinistra. Un delitto fargli fare il terzino bloccato sulla fascia sbagliata, lui che a destra si sta dimostrando all’altezza dei migliori, destinato a essere il titolare anche in Nazionale. La sua, con le furie Red Bull ad attaccare ferocemente le fasce, è una prestazione di grinta, sacrificio, ferocia. La sua partita è nell’unico errore che fa: si arrabbia così tanto che 3 secondi dopo recupera arpionando la palla, perché doveva essere sua. Punto.
    San Giovanni.

    Sebastiano Luperto 7: non fa nulla di eccezionale, a volte fatica, ma mantiene nervi saldi e solidità tattica, riuscendo a non mollare mai e tenendo anche fisicamente con gli esuberanti austriaci. Quando, sul gol annullato ai padroni di casa, si mette col corpo a fermare una bomba, capisci che non difetta neanche in coraggio. Ormai è una vera alternativa ai centrali titolari, non ha fatto sentire la mancanza di Manolas.
    Il Luperto è cresciuto, ora può far parte del branco.

    Kalidou Koulibaly 7: meriterebbe otto, ma il secondo gol di Hāland è tutta colpa sua: come sempre si fida troppo dei suoi mezzi atletici e tenta l’anticipo, invece di francobollare il colosso norvegese, un’ingenuità non degna di un candidato al pallone d’oro. Ma è il suo lancio per Martens che fa partire l’azione del terzo gol, sbroglia tante situazioni scabrose, sembra essere tornato il faraglione che conosciamo.
    Viva viva o’ Senegal.

    Kevin Malcuit 6: quel fallo da rigore è da giocatore di serie B, conferma di non essere adatto a certi palcoscenici. Non gli diamo un’insufficienza perché stiamo godendo troppo e perché si impegna, fa alcuni interventi difensivi importanti e soprattutto ci crede sempre e sforna l’assist per l’1-2 di Dries Mertens, anche grazie a una deviazione provvidenziale. Forse non abbiamo il tempo per farlo maturare, ma stasera va bene così.
    Non tutti i Malcuit vengono per nuocere.

    Allan Marques Loqueiro 8: sembra quello dell’inizio dell’anno scorso, gioca per tre, di fronte a un Salisburgo che sembra giocare in 16 tanto corre e riesce a tener bene palla è una diga insormontabile, anche quando nel recupero spende un fallo saggio. Ci eri mancato, ragazzo, ora non te ne andare più.
    Sia lodato Allan.

    Piotr Zielinski 6,5: si riposa nel primo tempo, lasciando il Napoli in 10. Nel secondo si fa vedere, cerca compagni e palloni, fa una cosa che di solito evita: si prende qualche responsabilità, tenendo palloni difficili e tentando giocate complicate durante l’assedio austriaco. È ancora lontanissimo dal campione che tutti gli allenatori vedono in lui e anche di fronte al miglior Piotr visto in azzurro. Ma già questo centrocampista di lotta e di governo è meglio dell’ectoplasma che vediamo da mesi.
    Bella Zielinski.

    Fabian Ruiz 6: sbaglia tanto, è in giornata no. Poi si sposta sulla fascia e le cose migliorano. In Spagna fa il fenomeno, col Napoli diventa timido ed è ancora la copia un po’ sbiadita del talento visto nella scorsa stagione. Forse dovremmo pensare a usare più spesso la maglia rossa, così da illuderlo di giocare nella sua amata Roja. Vincere questa partita senza il miglior Ruiz rende quest’impresa ancora più grande.*
    Chi Fabian da sé, ne fa tre.

    José Maria Callejon 8: non fa la sua migliore partita, ma se il Napoli non naufraga nei momenti più difficili è per questo equilibratore tattico straordinario, che copre almeno tre ruoli: il suo, il terzino destro di rinforzo, a volte il centrocampista puro. E a giustificare il voto, basta quell’assist di testa per il primo gol di Mertens: una di quelle giocate semplici e geniali che solo uno come lui può immaginare e realizzare.
    Motril perpetuo.

    Hirving Lozano 6: si impegna, prova un contropiede, così piccolo e fragile si fa picchiare e non cade. Ma è ingeneroso fargli giocare una partita così in cui può fare solo la vittima predestinata. Sembra aver messo su più carattere e mostra qualche timido miglioramento tecnico e tattico.
    Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, quest’altr’anno giocherà con la maglia numero 7 (questa è profetica e per pochi).

    Dries Mertens 10: raggiunge D10S con un gol fotocopia di quello di Gabriel Omar Batistuta all’Arsenal, da centravanti puro sfrutta l’unica occasione del secondo tempo (fino a quel momento) con un gol solo apparentemente facile (la mette, sfiorando il palo interno, nell’unico posto dove non c’era portiere e difensore sulla linea), infine si inventa un assist di prima quasi no look da campionissimo. Di più poteva solo parare un rigore. Supera Maradona ed è a soli 5 gol di Hamsik, incarna Napoli e il Napoli, torna come il miglior Cavani, tiene alta la tensione nei compagni con una prova di tecnica e carattere unica. Aurelio, pensaci tu.
    Un, dos, Dries. Anzi, Dr10s.

     

    Lorenzo Insigne 8: fa il capitano. Arpiona a centrocampo quello che può, non sbaglia una giocata, è concentrato e generoso. Il gol della vittoria è alla Lavezzi (ricorda un po’ quello contro il Parma, un po’ quello contro il Milan, entrambi in caduta), poi fa una doppietta con quella corsa ad abbracciare Ancelotti, da leader vero.
    Ti vogliamo sempre così.

    Eljif Elmas 6,5: ha garra, è impavido, ma quando al 92’ va sulla bandierina dimostra pure grande maturità. Entra nel vivo del gioco, quando c’è da soffrire, e non si fa pregare.
    Elmas, nomen omen.

    Fernando Llorente sv: fa poco. Ma quando lo ammoniscono demenzialmente, mentre difende una palla impossibile, ne capisci tutta l’importanza.
    Quando entra lui, sento gli Abba cantare (anche questa per pochi, ma non per pochissimi)

    Carlo Ancelotti 9: si prenda la gloria, dopo le critiche. L'allenatore disorientato di quest'inizio stagione lascia il post al boss della Champions. Non sbaglia nulla, poi con le sostituzioni - affatto scontate - fa un capolavoro. Insigne lo abbraccia nel momento più importante e ritrova nella centralità nel progetto, dopo aver ricevuto l'ennesimo attestato di fiducia dal presidente. In Europa torna a essere il migliore di tutti. Ora a Ferrara turn over, e nessuno si azzardi a criticarlo che i ragazzi sono a pezzi, hanno dato tutto.
    Carlo Martello.

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