Le pagelle di Napoli-Arsenal 0-1, Europa League

E' finito un ciclo. Il gruppo di giocatori che ci ha fatto sognare e che avrebbe meritato di vincere almeno un trofeo e soprattutto lo scudetto dello scorso anno, perde l'ultima occasione per farlo. Ora ringraziamoli, ma rifondiamo
  • di Boris Sollazzo

    Meret 5: l'inesperienza a certi livelli si paga. Mette la barriera come neanche un portiere della Primavera - e senza Albiol nessuno se ne accorge - e si fa uccellare da Lacazette da 30 metri, sbagliando pure la posizione e il movimento in porta. Ci ricorda che è un fenomeno nel secondo tempo con un miracolo da stampare sulle bustine delle figurine Panini e per questo gli regaliamo un punto nei voti. Ci aveva tenuto in corsa lui all'andata, ci ha eliminato lui al ritorno.
    Meret dà, Meret toglie.

    Maksimovic 6: a destra sembra a suo agio, non ci stupirebbe se l'anno prossimo lì si giocassero il posto lui e Malcuit. Attento, disciplinato, persino più concentrato del solito. Esce nel secondo tempo per infortunio e perché tatticamente Mertens, senza togliere un attaccante, poteva entrare solo al suo posto.
    Oggi l'unico Nikola a godere è il santo di Bari.

    Koulibaly 7,5: non sbaglia nulla e con l'assist che Callejon spegne con un tiretto su Cech, all'inizio della partita, poteva cambiare il nostro futuro. Lì c'è tutto Kalidou: il senso dell'anticipo, dell'intervento sul portatore di palla, lo strapotere fisico, la corsa e la tecnica. Conduce un contropiede da solo e pennella un passaggio perfetto. Ne fa un altro, di testa per il gol di Mertens annullato, ma gli fischiano un fuorigioco che non c'è.
    Inciso: L'arbitro annulla due gol validi e non dà un fallo con giallo su Callejon, lanciato sempre da Kalidou, vero regista azzurro. Arbitro che fischia a senso unico: tanto per dirci che in Europa non contiamo nulla. D'altronde pur facendo parte del board dell'Eca nella Super League non ci vogliono. Fine Inciso.
    Ha giurato di rimanere e bisogna ripartire da lui. Dandogli la fascia da capitano.
    Capitano coraggioso.

    Chiriches 6,5: nel primo tempo sbroglia tre pericoli con esperienza, cazzimma e grinta. Non sembra tornato da un lungo infortunio e ci regala una delle migliori partite da quando è a Napoli. Va pure vicino al gol di testa. Ha esperienza internazionale e carisma, e si vede.
    Vlad dove ci porta il cuore.

    Ghoulam 5: anonimo, fa male vederlo così. Sarri lo aveva fatto diventare un campione, ora sembra il nuovo Zuniga. Passeggia, non trova il coraggio per le sue giocate, si nasconde come Bruno Uvini in una mitica partita contro il Catania. La paura che sia un giocatore finito comincia a serpeggiare in molti di noi. A un certo punto senti la mancanza di Mario Rui, quando poi scatta e non lo servono i più coraggiosi sentono una punta di nostalgia per Rullo. E a questo punto quella fascia sinistra va benedetta.
    Ghoulam profonda.

    Callejon 6: l'abnegazione non si mette in discussione, ma uno che comunque sulla sua carta d'identità calcistica ha scritto "attaccante", quel gol lo deve per lo meno sbagliare meglio, rischiando, provando a segnarlo davvero, non con un tentativo impaurito e prevedibile. L'equilibratore tattico, nelle remuntade, serve a poco. 
    Più Maria che José.

    Allan 5,5: da lui in una partita del genere puoi e devi aspettarti l'Armageddon. E invece ti ritrovi solo un David Lopez più forte ma anche più presuntuoso. Se si sente sprecato a Napoli, lo dica.
    Pensavamo fosse Mascherano e invece era Behrami.

    Zielinski 5: nel secondo tempo fa una serpentina inutile e capisci che il Napoli non era in inferiorità numerica. Forse gli ex Empoli sembravano fenomeni solo con l'ex allenatore dell'Empoli. Le prove d'appello sono finite, l'Arsenal è la Cassazione. 
    Arrivederci Piotr, goodbye au revoir...

    Ruiz 5,5: nel suo ruolo si sente più a suo agio, ma quella capacità di fare sempre la cosa giusta ma mai quella più prevedibile sembra sparita. Ogni tanto ci ricorda di essere forte, ma poi se lo scorda lui nel momento decisivo. Il calo drammatico dei nostri migliori centrocampisti ci dice che l'addio di Marek è stato più deflagrante di quanto immaginassimo, fuori e dentro al campo, per la squadra e per i singoli. Era una guida, un capitano vero e lo spaesamento dei compagni di reparto ci fa capire quanto. 
    E la cosa ci conferma quanto abbiamo sottovalutato Hamsik, fino all'ultimo.
    S8tono.

    Insigne 5: brutta l'uscita con quel sorriso amaro e beffardo, brutto lo sguardo ad Ancelotti - che forse poteva risparmiarsi la sostituzione in quel momento della partita, ormai persa, quasi a volergli dare tutte le colpe - brutta la sua stagione da capitano, con una fascia che non ha mai onorato, né tecnicamente né caratterialmente. Raiola sembra averlo già plagiato, assomiglia a quegli uomini che fanno di tutto per farsi lasciare dalla fidanzata perché non hanno il coraggio di rompere loro. Ah, gioca anche malissimo.
    Insigne di cognome, ma non di fatto (e pensare che il sottoscritto lo paragonava a Baggio. Sì, Dino al massimo).

    Milik 5: lui un gol valido lo fa. Che avrebbe cambiato la partita. Però non si può non riflettere sul fatto che contro le big sparisce e la sua media gol normalmente straordinaria diventa asfittica. Avrebbe bisogno di più compagnia là davanti, ma rimane il fatto che sembra troppo forte per essere un giocatore normale e troppo normale per essere un campione: quel gol sbagliato goffamente a porta vuota sa di sentenza. L'unica cosa che ci conosla è che a quell'età e con quei mezzi può avere margini di miglioramento immensi. 
    Igli TArek.

    Mertens 6: non fa più dei compagni, ma in alcuni momenti fa avanti e indietro da area ad area per disperazione e attaccamento alla maglia. E' l'ultimo a mollare e in una serata così triste non è poco.

    Younes 6: due, tre palle le gioca anche bene, ma non è un provino, è una partita. Deve togliersi di dosso questa allure da simpatica riserva, altrimenti non capiremo mai se può meritarsi una maglia da titolare. La riconferma però se la merita.

    Mario Rui 7: entra, tre cross, tre pericoli. E' l'unico che salta l'uomo. Forse non era atrocemente scarso, forse era solo un laterale alto. O forse sono così avvilito che quando ha fatto l'elastico mi sono commosso. 

    Carlo Ancelotti 5: Emery gliela incarta tatticamente all'andata e al ritorno. Lui paga errori individuali ma è un fatto che doveva portare mentalità vincente e maturità e invece si ritrova a capo di una squadra che a Liverpool, Londra e Milano ha sbagliato le quattro partite fondamentali della stagione mostrando paura, scarsa personalità e poca identità. La verità è che ha ereditato un gruppo orfano di un padre e in cui non credeva più neanche quest'ultimo (infatti se n'è fuggito, anche se lo ameremo sempre lo stesso), ha provato a dargli una scossa e ha mostrato, con l'incaponimento sul suo amato 4-4-2, che erano esausti mentalmente e fisicamente. Mertens che dice "siamo giocatori normali che fanno cose grandi e che l'anno scorso hanno fatto un miracolo" ha ragione ma segna la fine di uno stato di grazia mentale, prima che tecnico e tattico. Nonostante questo arriverà la qualificazione in Champions, su cui pochi avrebbero scommesso, e si è arrivati a tre partite dalla conquista dell'Europa League. Ora Carletto deve prendersi la responsabilità di una rifondazione radicale. Ci sono almeno sette giocatori che per motivi diversi devono andarsene, lui dovrà pretenderlo. Proprio per fare la sua squadra e non dover allenare quella di un altro. Perché così non è né Sarri né Pesce. In Carletto we trust.
    P.S. quel "la stagione prossima la stiamo programmando già da tempo" è la notizia più bella di una serata triste. Anzi avvilente. Come le dichiarazioni di Carmine Insigne. Dev'essere un fatto di eredità genetiche (cit.).

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