O’ Trammammuro di Napoli-Juventus: chi sale e chi scende

Il #cipuostare di Benitez è già diventato un tormentone, ma Rafa sembra essersi stufato di un’Italia del pallone gattopardiana. Cara Curva A, perché quei cori contro De Laurentiis durante le celebrazioni per Pino Daniele?
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    di Domenico Zaccaria

    SU: RAFA BENITEZ - Il suo “contro la Juve ci può stare” è già diventato un tormentone. Per la prima volta da quando è a Napoli lo abbiamo visto arrabbiato, anche se ha mantenuto il suo inconfondibile stile anche in una serata così amara. Però ha parlato chiaro, Rafa. Ed era ciò che tutti noi tifosi volevamo. Un buon segnale?  Questo è da capire. Da un lato sì, perché ha dato all'ambiente la scossa che serviva e ha lanciato un messaggio molto chiaro a chi di dovere. Dall'altro no: forse, più che di Napoli, Benitez si è stancato dell'Italia. Di un Paese in cui nel calcio - e purtroppo non solo nel calcio - cambia sempre tutto per non cambiare mai niente.

    SU: MIGUEL ANGEL BRITOS – Lo abbiamo spesso criticato, in questa rubrica e non solo. E invece ieri la zampata che aveva ripreso la Juve era stata la sua. E anche dietro, sia pur con qualche sofferenza, aveva tenuto botta. Certo, tra un terzino di spinta e Britos c’è un pizzico di differenza: più o meno quella che intercorre tra un arbitro in buona fede e un Tagliavento qualsiasi. Oppure tra un gran simpaticone e Bonucci, fate voi.

    SU: DRIES MERTENS – E’ entrato e ha dato la scossa che serviva. Ha sbagliato diversi palloni, ma sulla sua fascia ha fatto ammattire i difensori bianconeri. Il Napoli, non a caso, ha attaccato sempre dalla sua parte. Resta un solo dubbio: la carta Dries andava giocata prima? A Benitez l'ardua sentenza. 

    GIU’: JONATHAN DE GUZMAN – E dire che a Cesena c’erano stati già dei segnali di allarme: Benitez lo ha preferito a Mertens e poi, pur di tenerlo in campo, ha sostituito Hamsik. In cambio, De Guzman ha offerto   tanta confusione e frenesia. E un gol sbagliato sullo 0-0 che ancora grida vendetta.

    GIU’: DAVID LOPEZ – E’ vero, davanti aveva tre mostri. Ma li ha affrontati con un timore reverenziale quasi imbarazzante. Chi ancora sostiene che Napoli e Juventus sono sullo stesso livello, ieri ha avuto una bella dimostrazione della differenza qualitativa a centrocampo tra le due squadre. Ma a differenza di Gargano, che almeno ci ha messo la solita tigna, lo spagnolo ha continuato a girare a vuoto per 96 minuti.

    GIU’: RAFAEL CABRAL – Non perché ha colpe specifiche sui gol, ma per la maledizione che continua ad accompagnarlo: 4 tiri in porta e 3 gol presi. Che sia una prodezza di Pogba al volo, un colpo di stinco di Caceres o un missile di Vidal, il risultato è sempre lo stesso: palla nel sette e tutti a casa.

    GIU’: LA CURVA A – La battaglia della Curva A nei confronti di De Laurentiis va avanti da anni. Tralasciando se le polemiche siano giuste o meno, che senso ha avuto rovinare con cori offensivi nei confronti del presidente il momento clou dedicato a Pino Daniele? E interrompere il discorso che, visibilmente emozionato, il fratello del compianto artista stava cercando di portare a termine, non è stato un clamoroso autogol?

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