Sarà un Mondiale azzurro-Napoli, con tanti dei “nostri” in campo

È la prima volta che la massima competizione del pianeta vede schierata una rappresentanza partenopea davvero folta: dovremmo portare in Brasile tredici calciatori, di sette nazioni diverse
  • di Errico Novi

    In una bellissima intervista che trovate in #chevisietepersi il grande Peppe Bruscolotti si lamenta di aver pagato la fedeltà al Napoli con l’esclusione dalla Nazionale: «Se avessi giocato altrove avrei avuto molte più opportunità in azzurro», dice al nostro Boris Sollazzo. È vero, è tutto vero. L’azzurro-Napoli sembrava addirittura un marchio discriminante per l’azzurro-Italia. Troppo influente il blocco Juve-Milan-Inter perché si potesse dare spazio a giocatori di altre squadre. Così è stato almeno fino a Messico 86. Fino a quell’edizione il Napoli ha vissuto i Mondiali solo da spettatore. Oltretutto di stranieri ce ne potevano essere un paio al massimo (o addirittura nessuno, come per gran parte degli anni Settanta), perciò era quasi impossibile vedere nostri giocatori nella massima competizione internazionale. Tutto cambia quando Diego vince il Mondiale messicano praticamente da solo, nell'86 appunto. Salvo ripiombare nell’invisibilità per quel decennio abbondante in cui abbiamo navigato tra serie B, fallimenti e purgatori vari. A giugno sarà tutta un’altra cosa. Dovremmo avere dodici, forse tredici nostri giocatori convocati per il Brasile. Un paio di italiani, Maggio e Insigne, addirittura tre svizzeri, Behrami, Dzemaili e Inler, due colombiani, Armero e Zuniga, due argentini, Higuaìn e Fernandez, due spagnoli, Reina e Albiol, un giocatore del Belgio-rivelazione, Mertens, e molto probabilmente il croato Radosevic.

    È una novità. Perché nemmeno ai tempi del secondo scudetto ci è andata così di lusso. Ai Mondiali giocati in Italia nel '90 c’erano Diego, Careca, Alemao, e poi Carnevale, Ferrara, De Napoli. Una buona delegazione ma comunque ridotta rispetto a quella che il club di De Laurentiis potrebbe portare in Brasile. Chi avrà tempo potrà dilettarsi nel seguire tutte le partite delle Nazionali dove giocano i nostri: se ne contano 6 oltre all’Italia. A parte lo sfizio di chi può permettersi un’immersione totale nel Mundial, questa affollata spedizione partenopea è anche una grande occasione di crescita. Lo è per i singoli giocatori e per il Napoli nel suo insieme. Un’esperienza del genere arricchirà il potenziale del nostro club. Ci aiuterà a presentarci con sempre maggiore sicurezza nelle gare di Champions. Rafforzerà un’immagine internazionale che a sua volta potrà incoraggiare altri campioni a vestire l’azzurro del Napoli.

    Vedremo. Intanto tifiamo per l’Italia. Adesso c’è Insigne, ed è una bella differenza. Servirà a riaggiustare un rapporto, quello tra Napoli e la Nazionale, che negli ultimi anni si è assai guastato, come ha spiegato benissimo Domenico Zaccaria, qualche giorno fa, in un altro nostro articolo. È la prima volta che l’Italia si avvia al Mondiale con un napoletano così potenzialmente decisivo. Poteva esserlo anche Quagliarella per Lippi quattro anni fa, forse, ma andò come sappiamo. Stavolta siamo curiosi.  E sicuri che un anno con Rafa Benitez farà di Lorenzo quel campione assoluto che già s’intravede da tempo.

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