10 motivi per cui abbiamo vinto. Anche se ancora non ci credo

Dalla follia senile che spinge Reveillere a chiamare palla alla bomba in curva di Immobile, vero cuore partenopeo: un Torino-Napoli che non scorderemo mai
  • di Boris Sollazzo

    Mi ero così disabituato a metterla dentro all’ultimo minuto che quando Gonzalo ha bucato il portiere granata ero convinto che l’arbitro avesse fischiato il fallo sul difensore o addirittura la fine in anticipo. O che almeno fosse fuorigioco. O che la rete fosse solo un’illusione ottica.
    Ho capito che eravamo in vantaggio solo quando mia sorella Tania con un carro armato che lei chiama scarpa mi ha quasi fratturato tre dita del piede sinistro. E Vittorio Filace (grande esordio in casa Sollazzo!), come Carmando, ha tentato di farmi coraggio scompigliandomi i capelli mentre soffrivo a terra, in casa mia (sul divano delle vittorie in zona Cesarini) invocando il rigore.
    Poi, recuperata la lucidità – se mai l’ho avuta – ho capito perché abbiamo vinto.
    Ecco Torino-Napoli in dieci mosse.

    1. Commovente Callejón, all’Olimpico di Torino terzino destro come spesso accadeva a Carnevale nell’anno della vittoria in Coppa Uefa. Si teneva lui i laterali del Torino, per poi giocare d’anticipo su Reveillere, marcandolo stretto.
    Una gran partita: ad Anthony, infatti, non ha quasi mai fatto vedere la palla.

    2. Il punto due è come sempre per la nostra mascotte, quel giocatore francese che già pensava di guadagnarsi un posto in banca in un torneo aziendale e che si è trovato titolare fesso, pardon fisso, nelle coppe e in campionato con il Napoli. Prima ha provato a nascondersi per più partite, pur essendo in campo. Poi ha simulato un infortunio quando Gervinho lo ha scherzato nell’andata della semifinale di Coppa Italia. Ha persino tentato di rubare la maglia all’altra vittima della riforma Fornero, Doblas.
    Da due partite, peró, Reveillere si è rassegnato a giocare: oggi, pensate, ha fatto persino due sovrapposizioni con appoggi illuminanti, un semisombrero, a tratti, chiaramente in preda a follia senile, chiamava persino la palla. Un eroe.

    3. Henrique. Ha cambiato la partita. Questa volta come laterale destro. E mi sono immedesimato in lui: sono così scarso a calcetto, infatti, che i miei amici mi mettono dove serve, tanto comunque ovunque so fare gli stessi danni. Un jolly rovesciato, praticamente. Ecco credo che Rafa, con Adrian, faccia lo stesso: sospetta che il calcio non sia il suo gioco, ma alla fine dove lo metti, centrale di difesa o di centrocampo, o sulla destra, non sbagli mai. Dove lo metti, sta. Come un bel soprammobile.

    4. Higuain è un genio. Fa la finta di spingere l’avversario, poi ritira le mani, e quello casca uguale, inciampando sul suo piede, come si fa sul bordo delle piscine, quando si scherza con le fidanzate. Sì, come su quella barca quando si è aperto (il mento) in due come una cozza. Poi la tira con così tanta cazzimma che a Padelli sembra scortese, e pure pericoloso, non farla entrare.
    A proposito, per i romanisti, ovviamente quello del Pipita è fallo. Magari è vero. Proprio come quello di Meggiorini su Benatia nello stesso stadio. Loro sono così delicati. Sensibili. Li capisco. Prendete lo striscione della sud, un bijou. “Forza Kevin, sputagli ancora”. Noi ce lo auguriamo: perché quel piccolo uomo è un grandissimo giocatore ed è un piacere vederlo in campo, come quel Francesco Totti poetico di Roma-Udinese, un gigante, soprattutto sul poco apprezzato lancio che nell’azione del secondo gol lancia Gervinho. Un disimpegno difensivo trasformato in oro.
    Poi, peraltro, se Kevin ci “sputa ancora”, magari vorrà dire che si sarà fatto espellere sul 3-0 per noi. Io ci sto.

    5. Fernandez a Torino ha giocato d’anticipo, ha risolto in scivolata situazioni scabrose,  è stato feroce su ogni pallone, i suoi diretti avversari non hanno visto palla, pareva Thuram. Ed è così da almeno cinque partite.
    Ok, ora abbiamo capito. Diteci subito dove avete messo il Flaco e chi è questo impostore. Sia noi tifosi che la famiglia siamo preoccupati.
    Senza restituircelo, però, fateci sapere se sta bene e chiudete la porta della sua prigione. A quattro mandate e col chiavistello. Altrimenti niente riscatto.

    6. Benitez era così terrorizzato da Alessio Cerci, che durante il riscaldamento a bordo campo lo ha fatto marcare a uomo da Valon Behrami (guardate le immagini). La cosa migliore fatta dallo svizzero in tutta la partita, peraltro.

    7. Non è vero che il Napoli aveva soli stranieri in campo. Il migliore in campo per gli azzurri non solo era italiano, ma addirittura napoletano. Ciro Immobile è stato commovente: prima a due passi da Reina invece di crossare per un compagno libero la butta sul nostro portierone, poi su un contropiede prima la chiama per farsela dare in posizione di fuorigioco, ma il suo compagno non lo capisce e lo serve quando è in linea. E lui, lì, è da lacrime agli occhi: praticamente ha un rigore da 6 metri, in movimento. E la sbaglia con un elegante bomba in curva. Grazie, cuore azzurro, noi abbiamo capito.

    8. A dirla tutta anche Omar El Kaddouri ha dimostrato di amare Napoli. All’inizio sembrava voler fare il Calaió di turno, poi con una prateria davanti resiste a un fallo di Jorginho – sarebbe stato giallo e quindi espulsione per somma d’ammonizioni per il centrocampista partenopeo – e sforna uno dei suoi tiri mozzarella per cui è diventato famoso sul Golfo e persino alla Playstation.

    9. Incrocio dei pali. Dell’ennesimo difensore che contro di noi si sente Ronald Koeman. Ma la palla non entra. T’amo, pio Bovo.

    10. Rafa s’era rotto di giocare bene, fare calcio champagne e pareggiare. Così ha cominciato a giocare male e vincere. S’era rotto di segnare tanti gol e prenderne pochi di meno. E così nelle ultime dieci partite (giocate in 37 giorni!) abbiamo subito solo cinque reti (tra cui una punizione capolavoro e un’autorete) con porta inviolata in cinque occasioni. Ma naturalmente a Napoli chi si lamentava prima per gli azzurri sciuponi ed esuberanti ora, con la stessa faccia di tolla, si lamenta di quelli attuali, noiosi e difensivisti. Prima per loro tenevamo troppo la palla, ora troppo poco. Prima avevamo una difesa da serie C, ora centrali e portiere sono i migliori in campo. Ma nessuno è contento. Neanche dopo 58 punti in 28 partite. Neanche con dieci lunghezze sulla quarta. Neanche mentre si è in corsa ancora per la Champions diretta, per il passaggio ai quarti di Europa League, per la finale di Coppa Italia. Io, Rafa, fossi in te li, ci manderei tutti a VafanGhoulam.
    Ma tu hai tutt’altra classe: li prenderai in giro, con il sorriso sulle labbra e l’occhio furbetto, alla prossima conferenza stampa.
    Come direbbe Renata Russo, #inRafaWeTrust

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