Michu si racconta

Ecco che cosa diceva di sè a una tv spagnola il possibile nuovo acquisto del Napoli .
  • di Francesco Albanese

    L'intervista risale alla stagione 2011-12, quando Miguel Pèrez Cuesta, in arte Michu giocatore del Rayo Vallecano, si confessava davanti alle telecamere del seguitissimo programma tv “Punto Pelota”. A quel tempo l'attaccante era in rampa di lancio: considerato da tutti come la speranza del futbol asturiano. Una terra feconda per lo sport spagnolo (Luis Enrique, David Villa, Fernando Alonso) che riponeva ora grandi aspettative nei tratti gentili di questo rapace dell'area di rigore. Ascoltando la trasmissione (purtroppo non è disponibile una versione sottotitolata in italiano) emergono subito alcune caratteristiche di Michu. Intanto la sfrontatezza con la quale si pone davanti ai suoi interlocutori. Il giovane Michu mostra di non soffrire affatto la pressione e come un attore consumato tiene la scena al cospetto dei giornalisti ansiosi di scoprire ogni recondito aspetto di questo giovane dai lineamenti gentili. Già perché non si può certo negare che il ragazzo piaccia. Insomma definiamolo pure “nu' bell'guaglione”.

    La Michu story inizia con una retrospettiva dei primi passi mossi dal nostro nel mondo del calcio ad Oviedo, dove è nato nel 1986. Anni durante i quali doveva “sopportare” le pettinature stile prima comunione imposte dalla madre. Michu ha un fratello, ama la cucina tipica delle Asturie (soprattutto le salsicce ultracondite preparate dalla mamma) e racconta di come il padre lo abbia sempre seguito in tutte le sue partite, anche in trasferta. Attenzione, mai con l'aereo. Papà Michu ha una paura fottuta di volare e così se anche il figlio giocasse a Mosca lui lo seguirebbe alla guida della sua macchina. Naturalmente l'intervista vira anche sui temi calcistici e così dopo aver scoperto che da ragazzo Michu faceva coppia fissa in campo con Santi Cazorla (asturiano pure lui!) ecco che arriva la rivelazione pronta a far sobbalzare i cuori dei suoi futuri tifosi: “per me la sensazione più bella che c'è nel calcio è segnare, è come un orgasmo.” Speriamo di provarne di multipli allora.  

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