Benitez e Mertens: quando Rafa fa anche lo psicologo

Nell’abbraccio del tecnico dopo la partita con il Genoa c’è il tentativo di non bruciare un talento in difficoltà
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    di Domenico Zaccaria

    Genoa-Napoli è appena terminata. Gli azzurri hanno vinto 2 a 0 in scioltezza e Dries Mertens non si è mai alzato dalla panchina. Rafa Benitez entra in campo e, prima di complimentarsi con i protagonisti, corre dall’ex Psv. In quell’abbraccio a fine gara c’è tutto: c’è il giovane belga che, prima di essere un giocatore, è un ragazzo alle prese con un difficile ambientamento in una realtà nuova; e c’è l’allenatore spagnolo, un fine psicologo e non un semplice “fanatico” del turnover. Mertens arriva in Italia con un curriculum di tutto rispetto: 37 gol e più di 20 assist in due stagioni al Psv, titolare inamovibile della sua nazionale, è tra le primissime richieste di Benitez a Bigon; tecnico e rapido, sembra destinato a esaltarsi nel modulo di Rafa che prevede i tre rifinitori dietro l’unica punta. Poi capita che i differenti carichi di lavoro estivi ti fanno entrare in forma un po’ in ritardo rispetto agli altri. E, soprattutto, che quelli con cui ti devi giocare il posto volano: Callejon a destra segna tre gol in tre partite e impressiona la rapidità con la quale riesce a inserirsi negli schemi di Benitez; a sinistra Insigne corre, difende e si esalta con il Borussia; e in mezzo c’è Hamsik, che va bene in turnover ma è uno al quale Rafa intende rinunciare di rado. Eppure nella sciagurata serata contro il Sassuolo, Mertens parte titolare e non sfigura affatto; anzi, in una notte in cui i compagni non girano, è decisamente il migliore in campo del Napoli. Raffaele Auriemma lo chiama “Trilli” e mai soprannome fu più azzeccato, per quel misto di velocità, abilità con i piedi e (forse eccessiva) leggerezza che caratterizzano il suo gioco. Per Dries non sarà stato facile, dopo i complimenti ricevuti il mercoledì, sedersi nuovamente in panchina nella sfida contro il Genoa; se poi anche l’ultimo dei compagni con il quale ti giochi il posto, Goran Pandev, tira fuori una grande prestazione e segna i due gol della vittoria, il rischio depressione è quanto mai elevato. Ecco quindi il senso del gesto di Benitez, che a fine partita non va a esaltare chi si è battuto in campo ma corre ad abbracciare chi avrebbe anche meritato di giocare, e invece ha visto tutta la gara dalla panchina; chi ha giocato bene nell’unica partita stagionale in cui la squadra ha steccato, e ora sa che dovrà attendere ancora un po’ per avere un’altra opportunità. Mertens è un talento puro, un investimento oneroso che va salvaguardato: questo Rafa lo sa bene. E sa bene che il turnover va accompagnato a una buona dose di psicologia – o semplice buonsenso – perché non c’è niente di peggio di un giocatore che si sente ai margini di un progetto. O di un allenatore che dimostra chiaramente di voler puntare sempre sulla stessa cerchia di fedelissimi. Come faceva un certo Walter Mazzarri.

     

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