La playnapolist di Dnipro-Napoli

Il destino si è compiuto. Ancora una volta. La sfida di Kiev rivissuta in musica.
  • di Raffaele Calvanese

    C’eravamo tenuti tutti liberi per stasera. Ogni impegno procrastinabile era stato rimandato. Erano anni che ci tenevamo liberi per stasera. Eravamo tesi, preoccupati, fatalisti. Incarnavamo l’epos partenopeo. E come nelle migliori sceneggiate napoletane è finita in tragedia. Imprecazioni, sudore e lacrime. Una serata amara. Forse più che amara una serata senza gioia. Il fatalismo, la profezia che si autoadempie, chiamiamola come vogliamo. Sta di fatto che la storia è stata scritta per metà, o forse, a giudicare dalla nostra attitudine alla sofferenza, è stata scritta come doveva essere scritta.

    Quanno Chiove - Pino Daniele

    Lo sa anche il più inesperto dei registi: basta aggiungere la pioggia per rendere qualsiasi scena più epica e carica di tensione emotiva. Sono bastate un paio di inquadrature dello stadio di Kiev, dove anche il Dnipro in qualche modo giocava fuori casa, per capire che sarebbe stata una battaglia campale che nemmeno a Stalingrado. Ha piovuto per tutta la partita. Pioggia sui nostri attacchi, sull’annacquato Higuain e pioggia a coprire le nostre lacrime di delusione a fine partita. Mò però l’aria s’adda cagnà.

    Psycho Killer - Talking Heads 

    Pronti, via, il Pipita si trova già a tu per tu con Boyko. Un calcio per fugare i dubbi, un gol per scacciare i fantasmi, uno di quei gesti che vengono compiuti meccanicamente, dove il muscolo è più veloce della mente. Ma qualcosa si inceppa, il portiere compie l’ennesimo miracolo (oppure il Pipita gliela spara semplicemente addosso) e la porta rimane inviolata. Da quel momento in poi per Gonzalo si spegne la luce. Per rivederlo tocca aspettare il fischio finale e le inquadrature impietose della regia.

    Father and Son - Cat Stevens 

    Come molti tifosi esperti hanno avuto modo di dire: il tifo per il Napoli è sofferenza. Ci sono squadre infatti, e il Napoli è una di queste, per le quali fare il tifo equivale ad abbracciare una minoranza religiosa. Un padre tramanda il tifo al figlio con il severo avvertimento che se sceglierà il tifo per la maglia azzurra troverà una strada costellata di partite come questa. Partite in cui si soffre, si impreca. L’atmosfera certo è quella delle grande occasioni. Non ne abbiamo giocate molte negli ultimi 20 anni di partite in cui ti giochi una finale europea. Uscire sconfitti alla fine è una cocente delusione ma la consapevolezza è quella di aver alzato l’asticella.

    Don’t dream it’s over - Crowded House 

    Basta sognare, è finita. Il triplice fischio arbitrale ha spento i riflettori sulla passerella europea. Certo l’abbiamo calcata da protagonisti. Non abbiamo demeritato le lusinghe dopo meravigliose partite come quella contro il Wolfsburg. Poi i nodi sono venuti al pettine. per noi: con stanchezza, limiti caratteriali e tecnici della rosa. Quelli della Uefa che ci ha pesantemente penalizzati con due partite arbitrate in modo quantomeno inadeguato per l’importanza della posta in gioco. Noi a dire il vero non abbiamo fatto in modo che il risultato finale fosse uno scandalo. Abbiamo cercato la maturità, ma evidentemente siamo ancora giovani e abbiamo ancora strada da fare.

    Varsavia - Il Triangolo

    Portami in centro a Varsavia e ti prego, scaldami, scaldami il cuore

    Le velleità di salire sulla cima di questa competizione europea si sono infrante alle porte dell’Est che avrebbe dovuto incoronarci vincitori. Sapevamo che avremmo potuto farlo, vedevamo la finale lì, ad un passo. Così non è stato. La realtà ci ha risvegliati da un sogno nato, va ricordato, sotto i presagi negativi di una discesa agli inferi dalla Champions League. L’importante è capire quanta parte di responsabilità c’è in questo insuccesso senza arrovellarci nel trovare un responsabile esterno, che pure tramite i due arbitraggi ha le sue colpe.

    Bonus Track 

    Varsavia - Pierangelo Bertoli 

    C’è una canzone che più delle altre sembra scritta per descrivere questa serata, varsvavia di Pierangelo Bertoli. Inizia così:

    Mentre è notte a Varsavia piove forte

    lampi e tuoni che spaccano il cielo
    che è più nero del velo che copre la morte
    a Varsavia hanno chiuso le porte
    dentro casa qualcuno sta piangendo

     

    e anche se questa è una canzone contro la guerra sfido chiunque a non ritrovarsi in queste poche frasi. Continua così :

     

    Ci han traditi e lo han fatto molte volte
    con cinismo e determinazione

     

    e sfido chiunque a non sentirsi un po’ tradito stasera dai nostri beniamini. Ci resta l’amore per una maglia, la passione per uno sport che sempre più raramente è sport e molto più spesso è business. Forse proprio nelle serate di delusione come questa si ritrova l’essenza del tifo che è un “dare” inc condizionato, nella consapevolezza di poter non ricevere molto in cambio, perché come dice Pierangelo Bertoli:

     

    a stare in trincea
    sono gli uomini normali
    non i capi di Stato o i generali,
    perché a stare in trincea
    sono gli uomini normali
    non i vescovi e neanche i cardinali.

     

    Forza Napoli Sempre

     

    Condividi questo post