Rafa Benitez, devi diventare Al Pacino

Il calciomercato, è vero, non era da scudetto. Ma la squadra è più forte di quello che vediamo ora. Quindi rimbocchiamoci le maniche e remiamo tutti nella stessa direzione. Imparando, magari, da un certo Varricchio...
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    di Peppe Napolitano

    Senza alcun dubbio Napoli Milan è stata la peggior partita dell’era Benitez e potrebbe rappresentare uno spartiacque: risorgere o incartarsi irreversibilmente in una spirale negativa. Alla vigilia ero convinto che avremmo fatto una gran bella prestazione, abituato al fatto che le partite di cartello difficilmente il Napoli di Rafa le sbaglia mentre imprevedibilmente stecca partite abbordabili. Non c’è alcun dubbio che il Milan, sia negli undici titolari che nell’insieme della rosa, è tecnicamente al di sotto del Napoli nei singoli e nel collettivo.  Eppure…

    Eppure ciò che ha sconcertato è il modo molle con cui la squadra si è presentata e giocato, senza mordente, con sufficienza e senso di resa che si è percepito fin dalle prime battute dell’incontro. E’ da domenica notte che penso e ripenso al timore che possa esserci qualcosa che travalichi gli aspetti tecnici o tattici della nostra involuzione.

    Non serve a niente ora rimuginare sul tipo di mercato fatto a Luglio, sulla discrasia tra annunci roboanti (“arriveranno tre Top”, “lotteremo per lo scudetto”) e quello che poi si è materializzato. Certo, io credo che uno dei problemi nasca da lì perché il calcio è bello perché ognuno lo vede e interpreta a suo modo ma, paradossalmente, è anche una scienza esatta e alla fine tutti i conti tornano e i nodi vengono sempre al pettine. Il tipo di mercato fatto ci poteva far temere che non avremmo potuto competere con Juve e Roma, ma quel mercato non poteva farci temere di perdere punti in maniera costante con squadre ampiamente al di sotto del nostro valore tecnico. Ogni partita ha una storia a sé e può starci che perdi punti con chi è inferiore a te, ma se diventa una costante allora qualcosa non va.

    Per questo temo che tutto ciò non c’entri niente con l’involuzione che stiamo vivendo e che le questioni vadano oltre gli aspetti tecnici tattici e il giudizio sulla qualità della rosa e del mercato.

    E’ da domenica notte che rifletto sul fatto che per ben tre volte Benitez è tornato su dichiarazioni che attengono a elementi di natura caratteriale. Prima evocando il termine napoletano della “cazzimma”, successivamente della cattiveria e sabato con il richiamo ad essere leader e le attese su alcuni giocatori che devono rivestire queste caratteristiche parlando di Higuain.

    Se un uomo intelligente, oltre che un grande allenatore con un’esperienza di tutto rispetto, mai banale nell’esercizio verbale, qual è Rafa, sente il bisogno di esternare più di una volta questi aspetti e poi assistiamo a ciò che si è visto a S.Siro sul piano della voglia, del carattere e della cattiveria agonistica, allora credo che qualche timore e domanda, seppur sommessamente e con tutto l’amore che abbiamo per la maglia, sia legittimo porsela.

    Nello spogliatoio si marcia tutti insieme per gli stessi obiettivi? C’è qualcuno che ha mollato?

    In tal caso non si guardi in faccia a nessuno perché, nonostante tutto, il terzo posto non è perso e con questa rosa è ampiamente alla portata rispetto a tutte le altre concorrenti.

    C’è una Europa League che entra nel vivo e abbiamo tutte le carte in regola per dire la nostra, così come una Coppa Italia da difendere, per non parlare di una Supercoppa da disputare contro i rivali di sempre.

    Sarò provinciale ma con questi obiettivi non mollerei facilmente, nonostante l’amarezza per l’ennesimo anno in cui per la lotta al vertice il nostro campionato finisca alla vigilia della sosta natalizia. Non è il momento di mollare ma quello di serrare le file, tutti insieme, a condizione che ci si guardi negli occhi e si riparta come sempre abbiamo fatto nei momenti difficili. A patto che ognuno faccia fino in fondo la parte che gli compete. Alla società quella di far sentire la propria voce e i propri orientamenti alla componente tecnica e ai tifosi. Squadra e mister si guardino negli occhi nel chiuso degli spogliatoi e Rafa faccia come l’allenatore magistralmente interpretato da Al Pacino in “ogni maledetta domenica” per far capire loro che questo è uno di quei momenti in cui si distinguono gli “uomini veri dai mezz’uomini, dagli ominicchi e dai quacquaraquà”.

    A noi malati e innamorati non resta che fare quello che qui, con irruenza ma con grande perizia, ha descritto Boris Sollazzo: raddoppiare il nostro incitamento, cantando e sostenendovi sempre nei e oltre i 90 minuti più recupero. Noi vi chiediamo solo di sudare e sputare sangue per la maglia poiché per un malato non contano le categorie e le competizioni per sostenere e amare i nostri colori e non sarà un caso che uno dei gol che più mi ha fatto godere e piangere sotto la pioggia è quello di tal Varricchio al 95° di un Napoli Vis Pesaro nel primo anno nell’inferno della C.

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