Che vinca o che perda, il clima intorno al Napoli resta cupo

A metà stagione il bilancio è positivo, eppure il pubblico del San Paolo fischia e fra i giocatori inizia ad emergere un certo nervosismo. Colpa degli incontentabili tifosi? Forse la verità sta nel mezzo…
  • fantacalcio.it

    di Domenico Zaccaria

    Terzo posto in campionato, semifinale di Coppa Italia, sedicesimi di Europa League dopo una Champions da protagonisti: a fine gennaio il Napoli resta in corsa su tre fronti e chi si ostina a non vedere il bicchiere mezzo pieno pecca di obiettività, se non addirittura di lucidità. Eppure il clima intorno alla squadra è cupo, il San Paolo - che pure è l’unico stadio d’Italia sempre pieno - ormai rumoreggia al primo errore degli azzurri, mentre gli ultras della curva B si sono schierati apertamente contro De Laurentiis, colpevole di non spendere il famoso tesoretto per rinforzare a dovere la squadra. E come sempre accade in queste situazioni, c’è chi difende a spada tratta l’operato di Benitez e delle società, al grido di “poi nessuno salga sul carro dei vincitori”, e chi vede tutto nero solo perché ad agosto era già sicuro (ma poi perché?) di cucirsi lo scudetto sul petto a fine stagione. Due schieramenti netti, insomma, le cui posizioni sono destinate ad incontrarsi mai. Ma quale dei due ha ragione? Come spesso capita, la verità sta nel mezzo. Vediamo i motivi.

    Perché dobbiamo essere soddisfatti

    In campionato la Juventus è di un altro pianeta, e non da questa stagione. Ormai da 4, 5 anni, il Napoli si è assestato stabilmente nelle primissime posizioni in classifica, cosa che era accaduta solo negli anni di Maradona. Milan, Inter, Lazio e Roma, squadre che per anni sembravano lontane anni luce, non hanno avuto la nostra continuità nelle ultime stagioni. Ecco, rispetto allo scorso anno, la “variabile impazzita” è rappresentata proprio dalla Roma. Alzi la mano chi, a fine agosto, si aspettava i giallorossi così competitivi. Lo scudetto è andato ma per il resto il Napoli è lì, tiene botta nonostante la rivoluzione estiva e gli infortuni e sta difendendo con i denti l’ultimo posto utile per la qualificazione alla prossima Champions, condizione essenziale per un mercato estivo da protagonisti. Chi critica la società per il famoso “tesoretto” non speso, forse ha già dimenticato che 4 mesi fa De Laurentiis ci ha comprato Higuain, Callejon e Albiol: gente che giocava nel Real Madrid, non nel Brescia. Quante volte è accaduto nella nostra storia? Chi sperava che a gennaio sarebbero arrivati i vari Agger e Mascherano crede ancora alle favole, e magari sarebbe il caso di smetterla: nel mercato invernale questi giocatori non si muovono e invece l’acquisto di Jorginho, passato inosservato come se avessimo preso un giovane per la squadra primavera, sembra intelligente e azzeccato. E’ uno dei migliori Napoli della storia eppure da un mese a questa parte l’atmosfera allo stadio è cupa, come se navigassimo a metà classifica senza più obiettivi stagionali: un paradosso che è tipico questa città, capace di esaltarsi e deprimersi alla velocità della luce.

    Perché è lecito criticare

    Ma allora chi non è soddisfatto è completamente fuori strada? Nemmeno questo è vero: c’è qualche buona ragione per chiedere di più sia alla squadra che alla società. Da un paio di mesi il Napoli gioca male, anche se Benitez si ostina a sostenere il contrario appigliandosi ai dati su uno sterile quanto noioso possesso palla che ormai gli avversari ci concedono senza grandi patemi. Il tecnico spagnolo è partito ad agosto con un’idea tattica in testa, quel 4-2-3-1 che dovrebbe avvicinarci alle grandi d’Europa, e non è disposto a discostarsene anche a patto di lasciarsi alle spalle morti (Cannavaro e Armero) e feriti (Hamsik, Inler, Dzemaili, Maggio), ovvero giocatori bruciati perché inadatti a questo schieramento ed altri che palesano evidenti difficoltà nel nuovo ruolo che gli è stato cucito addosso. Possibile che Benitez non abbia mai pensato a una variante tattica, magari a un più equilibrato 4-3-3 che sembra più adatto alla rosa a disposizione? Per giocare come il Real Madrid c’è tempo, ma adesso c’è una qualificazione in Champions da conquistare e la Fiorentina è dietro di sole 3 lunghezze. E poi c’è la questione dei punti persi contro le piccole, che sono diventati un’enormità e che frustrano la tifoseria più dell’immeritata esclusione dall’Europa che conta; partite buttate via tra errori di distrazione e orrori tattici, con primi tempi regalati all’avversario e l’incapacità di imprimere un corso diverso alla gara, magari cambiando lo schieramento in campo. La Juventus è di un livello superiore, la Roma si sta dimostrando fortissima, ma è possibile che la squadra regina del mercato estivo non riesca a spezzare le reni a Sassuolo, Parma, Udinese, Cagliari, Bologna e Chievo? Ecco, l'impressione è di una squadra che non riesce a dare quanto potrebbe, e questo genera rabbia e frustrazione fra i tifosi. Qui non si tratta di salire o scendere dal carro dei vincitori ma di segnalare che qualcosa non va. E quelli che vanno allo stadio, lo segnalano fischiando.

     

    Condividi questo post