Altro che le parole di Benitez e Higuain, il vero scandalo è il Parma

I ducali andavano squalificati, anzi esclusi dal campionato come ha fatto l’Uefa per l’Europa league. Invece ha prevalso la solita ipocrita pastetta. E hanno pure il coraggio di punire Rafa e il Pipita per le loro imprecazioni
  • di Francesco Bruno

    Puntuale come sempre è arrivata la decisione del giudice Tosel: una giornata di squalifica per Benitez e ammenda di diecimila euro ad Higuain per quanto accaduto al fischio finale di Parma-Napoli. Vista la bolla mediatica montata viene da pensare che ci è andata persino bene. Se non altro sembra che ci sarà risparmiata la scena finale della farsa a cui stiamo assistendo da domenica pomeriggio. Il Parma, con un sussulto d’orgoglio ormai insperato, avrebbe deciso di bloccare la conferenza stampa annunciata da Mirante in cui il portiere voleva rendere noto il contenuto di un sms inviatogli da Higuain. Va bene che viviamo in un paese che è riuscito a far diventare pietre miliari della televisione trasmissioni come “Amici” e il “Grande Fratello”, ma il fatto di dover convocare i giornalisti per rendere note le parole di un sms mi era sembrato da subito, oltre che l’esaltazione del gossip, anche ridicolo, e probabilmente  ai limiti dell’ossequio  del diritto.

    Non c’è motivo per dubitare che alcuni tesserati del Napoli abbiano urlato ai loro colleghi del Parma la pura semplice e verità: che sono retrocessi e falliti. Ma da qui ad invocare quasi un illecito sportivo ce ne passa. A proposito, dimenticavo di dire che la rabbia e l’incazzatura di Gonzalo nel post partita di Parma, così come quella ormai abituale durante lo svolgimento della gara, mi piaccion: testimoniano la grinta e la voglia di raggiungere gli obiettivi di un giocatore che, per carattere e motivazioni, è probabilmente l’unico della rosa attuale a poter esser paragonato ai grandi che hanno vestito la maglia azzurra in passato. Come sottolinea Antonio Moschella, “al novantesimo minuto le emozioni esplodono, irrompono e lasciano conseguenze anche dopo la doccia”. Le frasi livorose dell’argentino non sono state più scandalose di quelle che vengono pronunciate abitualmente nel corso e al termine di ogni partita. Chiunque abbia calzato gli scarpini anche solo per le partitelle amatoriali del giovedì sera sa che in campo mamme e sorelle sono da sempre destinatarie di epiteti di ogni tipo. Cosa c’è di scandaloso se nel caso del Parma siano volate le parole fallimento e retrocessione?

    Io, invece, ritengo francamente scandalosa la storia del Parma da decenni. Dopo lo scoppio dello scandalo Tanzi è stato permesso ai ducali di tirare a campare grazie alle cessioni di quei giocatori acquistati con i soldi che Tanzi aveva rubato, stando alle risultanze delle inchieste penali. Caliamo un velo pietoso sulla vergogna di Verona-Parma del 2001, di cui a Napoli abbiamo memoria lunga. Nel frattempo società ben più blasonate come la nostra, il Torino e la Fiorentina, o con un bacino di tifosi ben più consistente come la Salernitana, sono state fatte fallire per un ammontare debitorio di molto inferiore. Ma il più incredibile è lo scandalo a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi. Il Parma è fallito, ma gli si è concesso di sopravvivere con un trattamento di favore. Si è ceduto al ricatto dei giocatori che, non scendendo in campo per due partite, hanno fatto sì che venisse garantita la regolarità dei diritti televisivi, non certo il corretto svolgimento del campionato. Invece di squalificare la società per le due partite non disputate, si è fatta la colletta per permetterle di terminare il torneo. E adesso già si inizia a discutere della possibilità di salvare il titolo sportivo, senza alcun rispetto degli interessi e dei diritti non solo del club che eventualmente ne prenderebbe il posto in serie B, ma anche delle società che verrebbero ripescate a scalare in tutte le categorie.

    In un contesto pallonaro serio non andrebbe in scena da mesi la farsa ducale. Il Parma sarebbe stato escluso dal campionato, anzi non sarebbe mai stato iscritto così come l’Uefa non gli ha concesso la licenza di giocare l’Europa League. In un contesto serio dunque, non nella nostra solita Italia dove è facile riscoprirsi ipocrite educande pronte ad avvalorare le solite tesi benpensanti, confezionate generalmente in salsa anti Napoli. D’altronde lo sappiamo bene: il 3 maggio 2014 e Genny ’a carogna docent.

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