L'abiura del Professore: Ariemma, novello Galilei, si inchina a Benitez

L'admin del gruppo Facebook Malati Azzurri, nel suo primo "pezzo" per ExtraNapoli, ammette la superiorità rafaelita. E lui, finora critico verso lo spagnolo, si presenta rinnegando il suo passato scetticismo. Pare
  • Ante Scriptum: la seguente dichiarazione è mutuata dalla famosa abiura di Galileo Galilei. Ma non riguarda la mobilità di un corpo celeste attorno a un astro. O forse sì, quello di Benitez in fondo è un corpo azzurro che ha come centro di gravità (speriamo permanente) il nostro Sole, il Napoli.
    L'autore della suddetta è il professore Enrico Ariemma, leader dei Malati Azzurri (dove troviamo anche Renata Russo, creatrice dell'hashtag #InRafaWeTrust) e intellettuale raffinato, con il pregio della polemica arguta e dell'analisi approfondita. Inizia la sua avventura con ExtraNapoli con un atto di sottomissione all'allenatore del Napoli. Forse. Magari fra 500 anni dovremo chiedergli scusa.

    di Enrico Ariemma

    Io Enrico Ariemma, fìg.lo del xxxxxxxxx di Partenope, dell'età mia d'anni 47, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi ExtraNapolisti, in tutta la Republica Rafaelita contro l'eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti gl'occhi miei il sacrosanto Manifesto, quale tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Rafa crederò per l'avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la S.a Cattolica e Apostolica Comunità Rafaelita. Ma perché da questo S. Off.o ExtraNapolista, per aver io, dopo d'essermi stato con precetto dall'istesso giuridicamente intimato: che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che lo modulo nominato quattro adiunti due adiunci tre adiunto uno sia fallace e che lo diffusore suo e propugnatore suo sia nuncupato 'integralista'; e che non potessi tenere, difendere ne insegnare in qualsivoglia modo, ne in voce ne in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d'essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Repubblica Rafaelita, dopo d'essermi notificato d'avere io scritto ovvero digitato appo plurime congreghe telematiche nel quale tratto l'istanza medesima già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d'eresia, cioè d'aver tenuto e creduto che lo sopracitato modulo sia fallace e produttore di disfatte e che lo sacerdote venerabile suo integralista e imobile di pensiero fusse.

    Pertanto volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re ExtraNapolista e d'ogni fedel Rafaelita questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non fìnta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Comunità Rafaelita; e giuro che per l'avvenire non dirò mai più ne asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d'eresia lo denonziarò a questo S. Offizio ExtraNapolista, o vero all'Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò. Giuro anco e prometto d'adempire e osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo S. Off.o ExtraNapolista imposte; e contravenendo ad alcuna delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio e Rafa non vogliano, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da' sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate, senza speme soverchia di ottenere postura alcuna sull'allegorico carro de li vincitori di posta allestito. Così Dio e Rafa m'aiutino e questo suo santo Manifesto, che tocco con le proprie mani. Io Enrico Ariemma sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiurazione e recitatala di parola in parola, in Napoli, nel convento Napolista, questo dì 17 febraro 2014. Io, Enrico Ariemma ho abiurato come di sopra, mano propria.

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