Extravascio, Don Ciro e la sconfitta di Torino

Juve-Napoli, ecco dove sta la differenza. La partita commentata prima e dopo
  • di Manfredi "Freddy" Adams

    Questa volta scrivo un po’ prima della partita ed un po’ dopo. Se va bene, già saccio ca doppo ‘a partita, pe’ tutta ‘a nuttata, me la rivedrò a ripetizione. Se non va bene dormirò 12 ore perché l’adrenalina cesserà all’istante di circolare quindi, vi parlo di questa settimana. Songo juorne ca nunn’aggia penzato ad altro, je comme a tutte ll’amice dinto e fore ‘o Vascio. È stata ‘na semmana pesante: chi nunn’ha durmuto, chi sudava, chi nun ha magnato. Chi tene ll’ansia, chi nun tene famme, chi adda piglià ‘e ggocce ma tutti, proprio tutti, si ll’addummannàve d’ ‘a partita, tutte te rispunnèvano ca se vedeno ‘o Festivàllo. Sarraje cuntento Carlo Conti, ma pur’isso sape ca è sulo scaramanzia. L’attesa di questa partita, me pare l’attesa ‘e Capudanno: stammo aspettanno tutte quante ‘a mezanotte! O meglio, quelle 20:45 per capire si avimma sparà ‘sti tracche per la nostra festa azzurra…

    Chi tra di noi, invece, nell’attesa, ha truvato pure ‘o tiempo ‘e s’appiccecà con i tifosi avversari di stasera,  lle dico: nunn’ ‘o ffacite cchiù!! La scelta sbagliata è ‘a lloro. Loro che, nonostante siano napoletani, campani, meridionali hanno scelto un’altra strada, più facile per gioire di una vittoria. Hanno scelto il potere, non la propria terra madre. Me l’immaggino chelle ccreature, ‘a piccerille, quanno non riuscivano ad integrarsi con gli altri, per riscattarsi si legavano a squadre che vincevano, per sentirsi migliori. Mi sembra di vederli (nella tristezza o nella tragedia) della solitudine di bambini, legarsi ad una squadra e diventare ancora più antipatici e cazzimmusi con gli altri. Mi sembra di vederli nella loro natura perversa, ma bisogna perdonarli. Loro non saranno mai veri Napoletani. È chesta la loro condanna! 

    Non convinceteli per favore, tifare Napoli è un privilegio che loro nun s’ammèretano; essere Napoletani al 100% è meraviglioso. Identità e passione che vanno a braccetto è come amare ed essere ricambiati, un appagamento di anime e di carne. Oggi è San Valentino, chi ha provato il vero Amore sape chello ca stongo dicenno. Loro sono condannati al disprezzo e qui capite che non è solamente una partita di pallone, perché i bianconeri di Napoli, Campania e Mezzogiorno nella loro dislessìa morale andranno sempre contro anche alla città. Il loro modello è Torino? Quella del miracolo economico post-bellico o quella delle ruberie risorgimentali? La prima è la conseguenza della degna madre. Gli imprenditori del nord, sempre più forti grazie alle macerie meridionali causate dai Savoia, hanno attinto manodopera al Sud. Se qualche giuventino si deve “sentire in debito” con loro tifando per il padrone che gli ha dato un tozzo di pane, deve sapere che si sbaglia. Ai suoi nonni o bisnonni, sono stati proprio quei “padroni” che gli hanno tolto pure le mutande e gli occhi per piangere. Bel modello complimenti, poi si lamentano se qualcuno si avvicina alla malavita: si chiama “Mafia” quella che nel calcio si chiama Rubentus. Moralmente site eguali! Nun putite mai capì la gioia di qualcosa fatta onestamente, senza aiutini e baratti morali; nun putite mai capì ‘na vittoria limpida, un canto di gioia e di APPARTENENZA, doppo una partita di pallone. Site ‘nu bluff, una distorsione del DNA, Arlecchini non colorati!!

    A nnuie non interessa molto la vittoria o la sconfitta (certo si vencimmo è meglio, ma è solo da qualche anno, sui nostri 90 di storia, che stammo accumincianno a frequentare la parte alta della classifica): state certi che anche se dovessimo perdere a Torino, contro una squadra appoggiata dai Media, molto forte e che vince ininterrottamente da cinque anni, nun cagna niente. Nel nostro tempio, in occasione della prossima partita, state certi che canteremmo ancora con loro e li sosterremo fino alla fine. Siamo coerenti. Ed innammorati della nostra città, della nostra squadra. Oggi come allora, all’improvviso! Nel mio caso mio padre mi portò allo stadio. Chi s’ ‘o scorda? Ero con il mio amico fraterno Totonno, conosciuto perché tutte le dummeneche, ‘nzieme alla famiglia, veniva da Casandrino per fare acquisti a Napoli. I nostri genitori, canosciutisi parlando di pallone, si promisero una partita da vedere con noi. Allo stadio ci emozionammo moltissimo, perdemmo quella partita ma ci tremavano le gambe. Totonno me dicette che se siamo capaci di emozionarci così tenimmo sanghe dint’ ‘e vvene e qualità! Grande amico mio, dovunque tu sia ti voglio bene. È proprio accussì, <<Tenimmo ‘o sanghe dint’ ‘e vvene>> e lo dimostriamo difendendo i nostri colori ed emozionandoci per una giocata, un coro, una dichiarazione d’amore dei nostri beniamini. Al di là del risultato. Oggi come allora. La partita comincia. Sapevo che dopo il triplice fischio avrei dormito..

    Buongiorno amici del Vascio e tifosi azzurri!! Ho dormito davvero troppo. Cado in catalessi quando vedo una partita con troppa tensione addosso e m’aggia stà pure attento pecché songo vicchiariello. Abbiamo perso a due minuti dalla fine, ma ‘o core ha retto bene. Sono stato sereno per tutta la partita, giocata alla pari, col piglio delle grandi. Abbiamo perso a due minuti dalla fine ma l’avimmo costretti a jucà a dieci a ridosso della loro area di rigore; si sono schierati sperando in un contropiede, ma noi sempre solidi. Abbiamo perso a due minuti dalla fine per un tiro rimpallato che ha beffato il nostro inoperoso portiere.

    Rispetto a loro abbiamo pochi avvicendamenti in rosa. Loro avevano diversi infortunati, prima e durante la partita, ebbene sono stati rimpiazzati da gente di uguale valore e non hanno sofferto. Si succede a nnuie jammo in difficoltà. Ma è chesta ‘a differenza tra chi tene nu budget esaggerato e chi ne tene uno tre vvote inferiore. Loro se ponno permettere di pagare, grazie al loro bilancio, quinnece jucature importanti, mentre nuie si e nò arrivammo a sette, otto. Nonostante tutto, nun ce ammeretàvamo la sconfitta. Forse la sostituzione delle loro due punte ci ha fatto calare l’attenzione. Forse è lì che abbiamo pensato, vabbuò si accontentano del pareggio e dico forse, questo è costata l’unica disattenzione che ha permesso al nuovo entrato di controllare e tirare in porta. 

    Se è questa la chiave di lettura bisogna migliorare in questo: dobbiamo mantenere una concentrazione massimale per 95 minuti! Sul gioco cosa dire? Abbiamo comandato nel loro stadio, cchiù soddisfazione ‘e chesta nun ce puteva stà. Peccato che abbiamo perso la supremazia in classifica, soprattutto in questo 13 febbraio, data che 155 anni fa decretò la fine della supremazia del Regno di Napoli in Italia. 

    Curiosi corsi e ricorsi storici. Ma stavolta non facciamoci schiacciare, alziamo la voce e gridiamo ancora più forte il nostro amore per la squadra e per la nostra città. Solo nostra. Forza Napoli!

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