Le 10 partite più rappresentative dell’era De Laurentiis

CON I VIDEO. Emozioni che non cancelleremo più. Dalla prima rimonta impossibile del nuovo Napoli, in C con il Foggia, al 3-0 di Coppa Italia contro la Roma di cinque mesi fa. Passando per le notti di Champions e la finale di Roma contro la Juve
  • di Antonio Moschella

    Sia ben chiaro, le dieci partite di sotto elencate sono quelle che più mi hanno fatto battere il cuore e che ho vissuto con maggior trepidazione da quando il Napoli è ripartito dalla Serie C. Due di esse (il trionfo di Villareal e la vittoria sulla Juve in finale di Coppa Italia) le ho vissute dal vivo. Le restanti soffrendo davanti alla televisione e addirittura Genoa-Napoli tramite il live via SMS di mio padre, dato che mi trovavo in Francia. Ma andiamo con ordine.

    Napoli - Foggia 3-2 (24 aprile 2005). L’unico incontro degno di nota nei due anni di permanenza in C. Avevo solo 21 anni ma rischiai seriamente un infarto: sotto 1-2 al 92’, gli uomini di Reja rimontarono con gol di Pià e capitan Scarlato in meno di 180 secondi, ricordando a tutti che essere del Napoli significa, in primis, essere preparati a soffrire.

    Genoa - Napoli 0-0 (10 giugno 2007). Mai fino ad allora uno 0 a 0 fu così benedetto. Gli azzuri ritrovavano la Serie A 6 anni dopo e a braccetto con i fratelli genoani ideando una delle migliori feste sportive mai esistite. Una sorta di Scudetto, per come fu celebrato in entrambe le città.

    Juventus - Napoli 2-3 (31 ottobre 2009). D’accordo, la Juve non era quella di adesso, ma il Napoli non espugnava la Torino bianconera dal lontano ’89, quando Careca e Maradona fecero allibire l’avvocato Agnelli, accompagnato in tribuna da Henry Kissinger, altrettanto stupito di vedere come un argentino e un brasiliano, ancora con gli occhi pieni di odio per il Plan Condor, facevano a pezzi una realtà da Nord America. Quella notte di ottobre la vittoria fu ancora più saporita perché ottenuta in rimonta: da 2-0 a 2-3, con Hamsik e Datolo in veste di giustizieri divini. Perché gli azzurri quella sera giocavano in casa e dominarono come mai in Piemonte.

    Napoli - Juventus 3-0 (10 gennaio 2011). Per momenti come questi non riuscirò mai a dimenticare Edinson Cavani. El Matador stese la Juve senza neanche spettinare la sua folta chioma nonostante i tre gol di testa, sebbene pare che l’ultimo l’avesse messo a segno con uno ‘scorpione’. Non avremmo vinto lo Scudetto a maggio, ma umiliare la Vecchia Signora in quel modo fa sempre piacere.

    Roma - Napoli 0-2 (12 febbraio 2011). Quella notte all’Olimpico la doppietta di Cavani (chi se no?) fece capire a tutti che, sebbene i sogni Scudetto fossero ancora tali, l’accesso in Champions League era praticamente cosa fatta. Dominare nell’arena giallorossa non è mai facile, ma quella sera gli uomini di Mazzarri furono autentici padroni in un Olimpico ostile ma quella sera gremito di tifosi azzurri.

    Napoli - Manchester City 2-1 (22 novembre 2011). Era uno scontro da dentro-fuori con la squadra di Mancini, un’accozzaglia di individualità che neanche il petrolio del Qatar era riuscito ad amalgamare. Era ancora una volta Cavani il Deus ex machina che rendeva tutto possibile, mentre il resto dei compagni si sacrificava e De Sanctis sventava sul finale un’occasionissima di Balotelli che avrebbe praticamente fatto fuori gli azzurri. Quel giorno tutti sapemmo che gli ottavi di Champions, a settembre un miraggio, erano davvero a un passo.

    Villareal - Napoli 0-2 ( 7 dicembre 2011). Gli si possono rimproverare tante cose a Gokhan Inler ma non che non cacciasse gli attributi nei momenti decisivi. Il suo sinistro da fuori sbloccò una partita che il Napoli stava interpretando sotto tono, sicuramente attanagliato dal nervosismo di poter dipendere da sé stesso per qualificarsi agli ottavi di Champions e scrivere una pagina di storia, 5 anni e mezzo dopo la promozione dalla C alla B. Dopo quel gol tutto fu più lieve e il raddoppio di Hamsik fece partire i caroselli che si facevano eco da un lato all’altro del Mediterraneo. E io non dormíi per oltre un giorno.

    Napoli - Chelsea 3-1. (11 marzo 2012) Nessun tifoso azzurro potrà mai scordare l’urlo di Lavezzi dopo il 3-1, il colpo di spalla di Cavani né, ahimé, il salvataggio sulla linea di Cole su Maggio. Quella notte al San Paolo le emozioni si erano date appuntamento tutte insieme. L’errore di Cannavaro rese ancora più emozionante la vittoria contro la squadra che poi avrebbe vinto la Champions. Un trionfo fine a sé stesso ma, nonostante tutto, storico.

    Napoli - Juventus 2-0 ( 20 maggio 2012). Per chi, come me, aveva vissuto solo di ricordi, alzare la Coppa Italia in quella notte romana rappresenterà per sempre un brivido infinito. Mi recai allo stadio a piedi da Trastevere, dove vive mia cugina, quasi come se l’Olimpico fosse la meta finale di un pellegrinaggio a mo’ di grazia. Lavezzi, che procurò il rigore, Cavani, che lo mise a segno e Hamsik, che chiuse i conti, mi fecero gridare come non mai, accompagnato da sconosciuti in curva che abbracciai come fratelli. Era la chiusura del cerchio dei tre tenori, dato che il Pocho se ne sarebbe andato poco dopo, ma avevamo sollevato un trofeo 22 anni dopo. Ed io c’ero. Anche il ritorno a Trastevere, all’una di notte, avvenne a piedi, ma si trattava della stanchezza più gioiosa della mia esistenza, superiore persino all’emozione provata nel vedere la cattedrale di Santiagio dopo un cammino durato 500 km.

    Napoli - Roma 3-0 (12 febbraio 2014). La superiorità schiacciante con la quale gli uomini di Benitez si sono imposti a quelli di Garcia valse l’accesso a una finale di Coppa Italia che sembrava impossibile dopo il primo tempo dell’andata a Roma. Il ritorno al San Paolo, con gli azzurri in giallo per una questione scaramantica, vide Maggio ‘ingarrare’ un cross, Higuain segnare da azione di calcio d’angolo (!!!) poco dopo l’ingresso in tribuna di Maradona, con due boati che si susseguivano a distanza di pochi secondi, e Jorginho mettere a segno il suo primo gol da napoletano con un delizioso tocco sotto. Il gesto di Diego con le tre dita al vento faceva il giro del mondo, mentre “O Surdato nnammurato” accompagnava i titoli di coda di un magnifico assolo della truppa di Don Rafè.

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