Napoli, la faccenda si fa preoccupante

Il giurista Dario Bevilacqua espone la sua arringa contro il Napoli di Benitez. Gli imputati a giudizio sono tanti. E la sentenza di condanna è sospesa, ma ancora per poco.
  • di Dario Bevilacqua

    Molti lo avevano detto, anche su questo sito: la stagione del Napoli sarà difficile; con molti dolori e tante delusioni. E con ambizioni da ridimensionare rispetto ai titoloni dell’estate. Da un po’ di tempo ne stiamo avendo l’amara conferma.

    Ora però la faccenda si fa preoccupante. E si rischia di andare oltre le più nere previsioni.

    Mi permetto una breve analisi del presente e qualche ipotesi per il futuro. Provando a indicare le cause di questa situazione. L’analisi non può non essere impietosa. Il Napoli è manchevole un po’ ovunque.

    In primo luogo, la società sta dimostrando di gestire la situazione in modo approssimativo e anche poco professionale. Non ci si può affidare, come sostituto della prima punta, a un giovane colombiano che non ha mai giocato in Europa. E’ normale che non renda, che non si ambienti, che incontri difficoltà. L’operazione Zapata è quanto mai avventata. È vero che in rosa c’è anche Pandev, ma non si può non avere un sostituto adeguato di Higuain. Specialmente se si corre su più fronti. Altre colpe della società riguardano la difesa: si è intervenuti tardi (inoltre bisognerà vedere con che risultati), sottovalutando alcuni aspetti e non rendendosi conto che Armero e Maggio non erano adeguati a giocare come terzini. La vicenda Zuniga, poi, ha del grottesco. Il colombiano e il suo staff hanno rifilato un pacco memorabile alla dirigenza azzurra, tanto ingenua da acquistare un videoregistratore col mattone dentro, che gli costa tre milioni e mezzo all’anno di ingaggio e non vede il campo da mesi.

    In secondo luogo, Rafa Benitez non sembra avere il controllo della situazione. La squadra è molle, quando va sotto non riesce a reagire, lo schema di gioco è fragile e inadeguato al campionato italiano: le squadre avversarie aggrediscono il castello e prendono d’infilata la difesa con troppa facilità. Sono inoltre inadatti alcuni (troppi) dei suoi interpreti: troppo lenti i centrocampisti, atleticamente e tecnicamente poco dotati i laterali di difesa, spaesato il centrocampista offensivo dietro la punta, con un Pandev in declino e un Hamsik che non riesce a tornare sui suoi livelli. Si salvano soltanto gli attaccanti, che però non sempre riescono a togliere le castagne dal fuoco, specialmente se Callejon è stanco perché non riposa mai e se Higuain è fuori forma. Come adesso.

    Spiace dirlo, ma i limiti del tecnico spagnolo, già palesati nella sua esperienza all’Inter, si vedono di nuovo, anche nel Napoli: in Italia è tremendamente difficile giocare così. A grandi livelli e per grandi obiettivi. Se si vuole arrivare in alto, nel campionato Italiano, bisogna essere compatti, prendere pochi gol, avere grande intensità di gioco e sputare sangue su ogni pallone. La squadra di Benitez appare supponente e “leggera”, attaccabile in ogni reparto e priva di midollo. Qui non c’è il Getafe o l’Osasuna, né il Derby County o il Newcastle, in Italia, se giochi così, collezioni figuracce anche contro Livorno e Sassuolo.

    In terzo luogo, il Napoli è inadeguato nella maggior parte dei suoi giocatori. C’è l’imbarazzo della scelta e mi scuserete se non sarò esaustivo. Si va dai chili di troppo di Higuain alle crisi isteriche di Insigne, passando per la fragilità difensiva di Britos e Fernandez e per lo spaesamento di Inler e Dzemaili. E persino Reina viene a mancare. Con Callejon e Albiol che hanno bisogno di tirare il fiato, gli unici brillanti sembrano essere Jorginho e Mertens, ma il primo è appena arrivato e il secondo non può fare miracoli.

    La situazione è preoccupante. Il percorso del Napoli è inversamente proporzionale a quello della Roma: più le cose girano male e più si deprime, più si fanno passi falsi e più si perde, giocando sempre peggio, purtroppo. I giocatori sembrano essere a fine stagione, fermi sulle gambe, svuotati e privi di stimoli. Invece c’è tutto un girone di ritorno, una semifinale di coppa Italia e gli ottavi di Europa League.

    Occorre un cambio di passo, una svolta di mentalità, uno scossone. Che deve venire dalla società, dall’allenatore e dai giocatori più blasonati. Se non dovesse arrivare, le prospettive saranno nere, non solo e non tanto per il posizionamento: il campionato è così mediocre che appare assurda l’ipotesi di non arrivare nemmeno quinti. Ma così si rischia di uscire subito da entrambe le coppe e di collezionare figuracce che i tifosi del Napoli non meritano. E l’anno prossimo, senza gli introiti della Champions, sarà veramente dura mettere in piedi una squadra degna di puntare in alto.

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