Maurizio e Robertino, accompagnati dai genitori, e una rissa che svela i vizi del Gran bar Italia

Storia di due compagni di classe, di una mortificazione in presidenza e una scritta su un diario: “C’è chi sogna il successo e chi si sveglia e lavora sodo…”
  • di  Luigi Piazza

    Sono passate 48 ore – ognuno si è fatto la propria opinione su quanto accaduto. Il Paese ha preso posizione. Il fatto ha coinvolto davvero tutti. La mobilitazione intellettuale degli italiani è stata esemplare, sollecitata da una attenzione dei media davvero importante, adeguata al rilievo dell’occorso, all’importanza del momento. Uno sforzo encomiabile da parte del circuito dell’informazione. Come sempre.

    Sull’accaduto non aggiungo altre considerazioni. È stato già detto tutto.

    Voglio parlarvi, invece, di un fatto privato. Leggero. Comunque lontano dai toni severi, a volte autorevoli, a volte solo altisonanti, con cui si trattano – come è giusto che sia – le ‘cose serie’.

    Lo faccio per disintossicarvi dall’overdose di severità delle ultime ore e per riportare tutti con i piedi nella realtà quotidiana.

    Il mondo, per fortuna, non è solo appuntamenti storici e sofisticate dinamiche geopolitiche ma anche quotidianità, gestione della famiglia, rapporti di lavoro, affetti, hobby.

    Ieri l’altro, tornato a casa, stanco dopo una giornata di lavoro, ho trovato il diario di mio figlio sul tavolo del salone. In bella mostra alla data del 19 gennaio c’era una nota firmata dalla maestra.

    “Maurizio provocando o rispondendo alla provocazione di un compagno – Robertino – ha alterato la serenità della classe. L’atteggiamento richiamato – e non meno quello di Robertino che, piangendo, ha riferito tutto alla sottoscritta – dimostra un infantilismo comportamentale che non è in linea con l’età dei ragazzi e che pertanto va affrontato con i rispettivi genitori. La esorto, pertanto, ad accompagnare il ragazzo a scuola domattina”.

    Giacché ci sono, vi dico pure come è andata.

    Ieri mattina, da bravo genitore, ho accompagnato il ragazzo a scuola. La maestra Pazzaglia, puntuale, ha chiamato tutti in Presidenza. Eravamo in cinque. Io, Maurizio, la maestra, Robertino e il papà. L’accaduto è stato ricostruito dai ragazzi che hanno continuato a fare uno la vittima, l’altro il rammaricato oltremodo adducendo tante, troppe scuse; la maestra ha sottolineato la reazione immatura di entrambi quindi ha coinvolto anche noi genitori in una discussione che aveva un interrogativo di fondo: quanto tempo della mia giornata è dedicato al vacuo?

    Ammetto di essere uscito da quella stanza abbastanza mortificato. L’esame di coscienza cui la maestra ci ha costretto ha fatto emergere lo spreco di energie che ogni giorno caratterizza le nostre giornate. Drogati dagli inesauribili e ripetitivi vaniloqui della tv abbiamo, forse, perso di vista il senso dell’opportuno. Seguiamo, senza accorgercene, l’agenda dettata dai media, occupata in modo abnorme dalla cronaca, mera. Che sia politica, sportiva, rosa o nera. Sempre e solo cronaca, quando non pettegolezzo. Un Gran Bar Italia.

    Una sistema che non ci abitua ad essere protagonisti ma – anzi – azzera le nostre personalità tarando ogni discussione sul parametro subumano della rissa nella quale più del contenuto vale il timbro dell’ululato.

    Prima di uscire ho molto ringraziato la maestra Pazzaglia.

    A casa – poi – ho rimproverato Maurizio ma in realtà rimproveravo me stesso.

    Non l’ho giudicato. Non ho giudicato nemmeno Robertino. Ormai vittime, anche loro.

    Ho cercato di capire. Ho rielaborato il colloquio della mattina.

    Ho preso il diario, ho riletto la nota, l’ho sfogliato.

    Su una pagina ho letto “c’è chi sogna il successo e chi si sveglia e lavora sodo”.

    Ho riconosciuto la grafia. Ho sorriso. Bravo Maurizio. Impegnati, sempre. Dedicati alla Storia.

    Non c’è modo migliore di ribaltare una brutta figura dovuta anche a tiri mancini; cronaca, mera.

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