Le pagelle di Napoli-Torino 0-0

Non eravamo più abituati a segnare così poco. Venti occasioni in 180 minuti, nessuna rete. Il problema è grande, ma non è serio. Si gioca bene, si sconta qualche scelta sbagliata in area di rigore avversaria e tecnica, ma niente paura e guardiamo avanti
  • Carlo Ancelotti, Napoli-Torino, Arkadiusz Milik, Dries Mertens

    di Boris Sollazzo

    Ospina sv: solo da alcuni primi piani di Sky ci accorgiamo del cambio in porta. Il miracolo lo compie nella conferenza stampa del mister, con l'annuncio della sua permanenza il prossimo anno.
    Portiere di notte.

    Malcuit 7: più che allenarci ai tiri in allenamento, mettiamo Kevin ad affinare passaggi e cross e tiri, che con dribbling, filtranti e funambolismi vari siamo già un pezzo avanti. L'unico che cambia l'inerzia della partita con scatti e idee coraggiose, se sapremo aspettarlo capace che ci troviamo in rosa il nuovo Cafu.
    La freccia bionda.

    Maksimovic 6: alto com'è ti sconvolge che sui contropiedi possa sbagliare i tempi di banali colpi di testa addirittura dopo un rimbalzo. Per il resto ordinaria amministrazione, anche se spesso non dà sicurezza nei movimenti e nelle scelte di gioco. Nei rovesciamenti di fronte non fa errori evidenti ma non lo vedi mai.
    Mak(o)sì mak(o)sì

    Koulibaly 7: ormai non fa più partite, ma challenge. Ieri parte con la volontà di intervenire solo di tacco. Due interventi assurdi ma geniali. Poi prende in mano la difesa e blinda l'area fino agli ultimi due contropiedi in cui non c'è perché sta facendo il centravanti. Mezzo voto in più per le dichiarazioni in settimana in cui ha detto di voler crescere e vincere a Napoli.
    Black Panther.

    Hjsay 6: quando non fa errori ti commuovi almeno quanto ti sorprendi se Insigne non fa un tiro a giro. È così anonimo che nel ricordo pieno di nostalgia che ci attanaglia Mario Rui diventa Alaba. Ma va bene così, noi sappiamo che può fare molto di peggio. È un po' come Toninelli, se non fa parlare di sè è già un successo. 
    Fino al 28 febbraio io credo nel sogno cinese.

    Callejòn 6,5: Ancelotti lo tira fuori 22 minuti prima della fine, mettendo in pericolo il suo primato europeo di attaccante più utilizzato in Europa negli ultimi 5 anni (più di Messi!), perché dice che lo ha visto troppo fermo, che lasciava salire troppo Malcuit. Ingeneroso Carletto, noi lo vediamo più di una volta chiudere in difesa dopo una scorribanda in attacco più fresco di prima. Immutabile, eterno, instancabile e indispensabile.
    Alle sue assenze non faremo mai il Calle.

    Allan 7,5: è tornato il gladiatore. E gli dobbiamo delle scuse. Aveva 6 milioni di buoni motivi per quella pausa mentale che si è preso per tre settimane. E la sua reazione all'ingiusta espulsione è un bel segnale di attaccamento alla maglia e di testa e cuore dedicati al 100% al Napoli. Il salvataggio sul contropiede finale granata è un gol che vale un punto. 
    Allan è tornato grande.

    Ruiz 5,5: curioso. Ora che sa che il ruolo di regista sarà il suo per mesi (almeno) sembra aver perso la baldanza e la sicurezza con cui aveva coperto ogni ruolo di centrocampo e attacco fino a inizio 2019 e sembra intimidito, incerto, sbadato. Posizione e passaggi non sembrano i suoi, è quasi un peso per la squadra. E con quei due tiri pericolosi, uno a giro deviato e l'altro rasoterra dal limite con miracolo di Sirigu sembra dirci che lui può dare il meglio (solo) altrove. Forse è necessario, in quel ruolo, puntare su Diawara e far tornare il nostro campioncino in altri lidi.
    Fabian David Lopez Ruiz.

    Zielinski 7: nel primo tempo ispira tutto e tutti, poi come sempre va spegnendosi, forse perché è da poco che fa il titolare fisso e ha il fiato corto. Fa piacere però che finalmente si prenda rischi e responsabilità e presto arriveranno le vere magie. Sembra l'unico a beneficiare davvero dell'addio di Marek.
    Sapore di Marek.

    Insigne 5,5: a volte qualche bagliore lo mostra, ma nonostante il ritorno al gol rimane cocciuto, egoista e anche poco lucido (come si vede nell'ammonizione a fine primo tempo per insulti a Rincon che gli costa Parma). Dall'anno scorso sembrava maturato, ora è tornato prigioniero dei suoi marchi di fabbrica, dal tiro a giro al cambio di gioco divenuto prevedibile. Urge immediato recupero del nostro Baggio.
    Tiro a (presa in) giro.

    Milik 5: sembra tornato quello che nella Polonia sbagliava gol anche a porta vuota. Due appoggi facili, qui e a Firenze, mancati per assenza di cattiveria, di rabbia da bomber, di quel killer instinct che sembrava aver appreso quest'anno. Il guaio è che questo breve appannamento lo condivide con Dries. Prima della fine del campionato deve dirci se è un Dzeko inesperto o un giovane Aguero.
    Ci servono due 9 non solo sulla sua maglia?

    Verdi 4,5: entra svogliato, lento, irritante. Se continua così sarà l'ennesimo costosissimo pacco arrivato da Bologna. Un mediocre anello della catena che va da Britos a Diawara. In ordine crescente.

    Mertens 5: si sforza, qualche dribbling in più riesce, ma un tempo quel tiro che infrange sugli attributi di un avversario invocando il rigore (era fallo sì, ma quello del granata) e quel pallone al 94' in area li avrebbe messi dentro alla grande. Moralmente sembra scontare la panchina, l'addio di Marek, l'incertezza sul futuro e forse un calo di stimoli. La cosa più bella la fa disperandosi in panchina per l'errore del rivale Milik.

    Ancelotti 5,5: giusto dargli lo stesso voto di Ruiz, al cui altare ha sacrificato un Hamsik, va detto, già lontano dal progetto. Non si discute uno che veniva dato quinto da tutti gli addetti ai lavori e che si ritrova ancora con un solido secondo posto, con un minimo di 12 punti dalla quinta e un probabile passaggio agli ottavi di Europa League. Però va detto che sta venendo a mancare su ciò che più eravamo convinti potesse agire in maniera migliorativa rispetto al passato: testa, carattere e mentalità. E invece questa rimane una squadra emotivamente fragile, incapace di farsi valere nei momenti caldi della partita (anche su caviglie altrui e proteste) e che finora ha sbagliato tutte le partite decisive. E in particolare ci aspettavamo il definitivo salto di qualità di alcuni giocatori - Insigne, Zielinski e Milik su tutti, talenti notevoli ma discontinui di testa - che invece sembrano aver rafforzato i loro vizi e limiti. 
    Curiosa la dimenticanza del terzo cambio, con un Ghoulam che negli ultimi 10-15 minuti forse sarebbe servito.
    Comunque, niente panico. Siamo solo a tre punti dal primo Sarri e una piccola flessione fatta di pareggi che sembrano più drammatici ai tempi dei tre punti, di 18 pali (record in Europa, a celebrare la nostra sfiga costante) e di un attacco che non eravamo abituati a vedere così asfittico (abbiamoi segnato solo due gol più della Samp e 9 meno dell'Atalanta: i record di gol arrivavano anche con Benitez, non solo con Sarri, e con Mazzarri Cavani segnava 30 gol) non è un problema, basta ripartire.

    Tifosi 2: non quelli che c'erano, che erano sì due gatti ma si sono fatti sentire. Ma quelli che sono rimasti sul divano, che non hanno stimoli. Erano tutti a Gela a parole, ora snobbano Sampdoria e Torino perché si sentono la qualificazione in Champions in tasca e pensano di "meritare di più". A San Siro han fatto ridere i polli per anni e Milano fa il doppio dei paganti anche contro il Frosinone. Forse dobbiamo uscire dai nostri stereotipi da cartolina: non siamo più il pubblico più bello e caloroso, ma solo una comunità indolente che critica chi l'ha strappata dalla C senza alcuna memoria del passato, che schifa un secondo posto e gli ottavi in Europa League, che non sa più amare la maglia ma solo ringhiare contro società e fare le pulci all'allenatore italiano più titolato. Ci lamentiamo dell'assenza di stimoli della squadra? E noi? Forse se fossimo stati 60.000 a urlare (o almeno 40.000), ora parleremmo di un Napoli con i tre punti in tasca. E' questa squadra a meritare di più, a meritare qualcosa di meglio di noi.
    Loro non hanno mollato, ci hanno provato fino all'ultimo. Noi, invece, ci siamo arresi. 

     
     

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