Perché la sfuriata di Insigne non è ancora acqua passata
di Errico Novi
Se c’è una cosa che rassicura è il dribbling di Sarri. Nessun commento alle vanterie di De Laurentiis sul 4-3-3, nessuna risposta ai dubbiosi che già tolgono il Napoli dal podio delle favorite. Meglio così. Da uomo di campo, da persona concreta il tecnico toscano sa bene che il giochino dei media è pericoloso per chi se ne fa irretire, meglio ignorare le provocazioni. E poi c’è una cosa che nei suoi pensieri viene sicuramente prima delle critiche di Collovati: le scorie lasciate da Insigne e Mertens con i loro isterismi. Due impennate che l’abbraccio di Marassi non ha archiviato, non del tutto.
L’allenatore ha costruito la forza di questa squadra su due cose: l’altissima qualità di alcuni interpreti – Higuain, lo stesso Insigne, Hamsik, ma anche Allan, Jorginho, Koulibaly – e lo spirito di gruppo. Questo secondo aspetto è fondamentale. È quella magia che il mister spesso chiama “sacrificarsi per andare ad aiutare un compagno”. Una corsa in più per recuperare un pallone perso da un altro, per offrire una linea di passaggio, per chiudere dietro quando c’è da difendere una vittoria. Insigne ha bestemmiato contro tutto questo. Con le imprecazioni per il cambio di Napoli-Palermo ha smentito tutto, ha messo se stesso sopra la squadra, l’individualità prima del gruppo. Un fuoriclasse come Higuain ha smussato i propri eccessi, un altro come Insigne che fuoriclasse potrebbe già esserlo ha preferito fare il protagonista anziché l’uomo squadra.
Segnali come il suo lasciano sconcertati i compagni. Che infatti, per voce del Capitano, espressero il loro disappunto già al termine della partita incriminata. Episodi come questo devono essere gestiti con cura, con scrupolo minuzioso. A Genova Sarri ha fatto la cosa giusta: tenere fuori Lorenzo, il principale artefice di questo vero e proprio attentato all’equilibrio del gruppo. Contro il Midtjylland giocherà: un perdono ma anche un supplemento di censura, visto che i titolarissimi chiamati in causa saranno tre o quattro al massimo. Più delicata sarà la scelta di Sarri per Napoli-Udinese. Sarebbe giusto continuare a tener fuori Insigne, probabilmente. Ma, contratture di Mertens a parte, molto dipenderà dal’atteggiamento che Lorenzo avrà nel match di Europa league. Cerchi di dare tutto, di sacrificarsi, di mettersi al servizio della squadra, di puntare all’assist più che alla prodezza da copertina. Giochi una partita da 10 e lode. Può essere questa la via per farsi davvero perdonare dai compagni e riportare la serenità. E non c’è moralismo, in questa esortazione. Dietro certe esplosioni di Insigne si coglie un tormento. Molti ci vedono un eccesso di protagonismo, ma quella è la superficie. Lorenzo non è un egoista: casomai ha il complesso dell’incompiuto. È perseguitato dall’idea, che ogni tanto ha il sopravvento, di non essere all’altezza del compito. Ha l’ansia di deludere qualcuno, e non solo i tifosi. Sarri tenga conto anche di questo. Non per perdonarlo più in fretta, ma per aiutare Insigne a essere di esempio a tutti.