Cari omofobi, vi prego, smettetela di difendere i diritti degli omosessuali
Avrebbero potuto dargli anche quattro mesi di squalifica, non mi importa. In questi giorni la mia attenzione nei confronti dell'entità della sentenza è stata pari a zero. Zero. Mi sono preoccupato molto di più delle sciorinate moraliste che poi, in effetti, sono fioccate sui social come sui giornali.
E non mi sono concentrato su coloro che hanno usato a pretesto il fatto per destabilizzare un ambiente, per secondi fini (Mancini in primis); oramai i tentativi di destabilizzazione hanno raggiunto vette inimmaginabili; giusto ieri, per ricordarne una, Beppe Severgnini sul Corriere ha puntato il dito sul San Paolo che fischia quando gli avversari hanno la palla. In pratica, secondo lui, Boban e altri prima di loro, il San Paolo dovrebbe essere una specie di Santuario in cui, al massimo, al pubblico è concesso di alzarsi in piedi in caso di gol partenopeo per cantare Hallelujah Hallelujah portando le mani dalle spalle al cielo come insegnano negli oratori.
Come dicevo, però, non mi importa di costoro né della pena inflitta a Sarri. Mi sono solo concentrato sui moralisti un bel po' bigotti che poi, ne ho certezza, molti di loro sono gli stessi che provano imbarazzo quando la sera gli porti a tavola un gay e cercano un tuo sguardo di intesa: oh, ma è gay? Cioè, è davvero uno di quelli? Faremo serata con lui?
Molti di loro sono gli stessi che parlarono tra di loro della mia sessualità, secondo alcuni ambigua a causa delle mie (cattive?) frequentazioni. Venni a saperlo solo grazie ad un amico che trovò le palle e vuotò il sacco: senti Alessio, è da settimane che con gli altri ci stiamo chiedendo se sei gay. E probabilmente, se fossi stato omosessuale, sarebbe stato anche l'unico a farmi sentire normale. Omertà. È la parola che ho letto più spesso in questi giorni, insieme a finocchio, ovvio.
In pratica, nelle ultime ore, molti omofobi si stanno prendendo cura dei diritti e della dignità dei gay all'insegna del perbenismo bigotto più becero. Ma siamo matti? Un mister che dà del finocchio ad un altro? Ma dove siamo arrivati? Qui ci vuole una punizione esemplare! È un omofobo. Che schifo. Già, peccato che lo stesso tecnico ha dichiarato proprio ieri, durante il servizio di Staffelli per Striscia, di aver avuto due amici omosessuali purtroppo deceduti.
Il supporto ai bigotti da social, è arrivato puntualmente dagli eroi della carta stampata, quelli bacchettati dal bellissimo pezzo di Zambardino pubblicato ieri su Wired, che sottoscrivo in pieno salvo il punto in cui condanna(?) l'utilizzo di quella parola: frocio. Zambardino mette a nudo la vera omertà e la vera discriminazione presente in molti ambienti, non solo nella redazione da lui citata.
L'ultimo esempio di questi eroi è stato Goffredo Buccini con un editoriale uscito oggi, ancora una volta sul Corriere della Sera. Le parole sono importanti: apre così. Certo, sono importanti, ma è importante, fondamentale anche non estrapolarle dal loro contesto, per riprendere un altro concetto analizzato da Buccini è importante anche l'esegesi di una parola. Capirne il vero significato e non attribuirgliene altri. Buccini scrive che "...inerpicarsi sull’esegesi di Maurizio Sarri, fermo agli epiteti da angiporto contro Roberto Mancini alla fine di Napoli-Inter, potrà pure far sorridere. Ma la voglia di sorridere svanisce subito di fronte alla sentenza del giudice sportivo...". Ma come? Ma allora il problema di Buccini è una sentenza che, sempre usando le sue parole, infligge un danno pari a zero? Cioè il suo problema è l'assenza di danno sportivo, magari con ripercussioni anche sulla SSC Napoli? Non è sufficiente il danno d'immagine inflitto ingiustamente a Sarri da questa vicenda ridicola? Il problema è che non ci saranno ripercussioni a livello prettamente sportivo? In questo caso rientrerebbe nella categoria di coloro che destabilizzano, coloro dei quali non mi curo.
E ancora, nel medesimo editoriale, Buccini chiude in maniera subdola il suo pezzo scrivendo che "In questo Paese di maschi da caricatura, in cui la categoria del "politicamente corretto" viene ridotta a sinonimo di ipocrisia e la mitezza diventa "buonismo", noi, caro giudice Tosel, sommessamente, preferiamo stare dall’altra parte. O, come forse direbbe Sarri a man salva, dall’"altra sponda" provando a far passare così, in maniera nemmeno tanto implicita, il concetto che Sarri sia omofobo. Ai limiti di una querela. Indecente. Indecente. Indecente.
Infine, a metà del mirabolante editoriale sul Corriere della Sera, Buccini viene colto da un autentico delirio di onnipotenza e si autoproclama rappresentante di tutti gli omosessuali del mondo: "Poco conta che quell’insulto, usato così, offenda tutti gli omosessuali e (ha ragione Mancini) tutti gli eterosessuali dotati di sensibilità e civiltà appena medie". In effetti, la sommossa organizzata dagli Arcigay in questi giorni, ha creato non poco scompiglio. Hanno fatto davvero clamore, creato disordini, preteso la testa di Sarri il cattivone. Peccato, peccato che in questi giorni alcuni omosessuali abbiano partecipato con gusto e divertimento agli sfottò, mostrando di non essere minimamente toccati da quell'espressione. E dunque io, secondo Buccini sarei un eterosessuale con sensibilità sotto la media. Ha ragione: quella volta in cui un amico mi baciò, lo spinsi via con violenza facendogli volare gli occhiali dentro la mia auto. Che cafone.
Esegesi, scrivevo. Il termine finocchio è entrato nel nostro dizionario (non nel mio, se vi interessa saperlo) affiancandosi a quello di femminuccia e chiachiello, come dicono a Napoli. Utilizzato come lo ha utilizzato il tecnico toscano può avere solo quel significato: una femminuccia che si scompone perché le si spezza un unghia. Può non piacere, ma di certo non può essere utilizzato per scomodare concetti quali omofobia e razzismo. Anche perché, perdonatemi, ma in questo modo se qualcuno in futuro si azzarderà a dare della femminuccia a qualcun altro potrà essere tacciato di sessismo? A tutto c'è un limite. E smettetela di affiancare la figura di Sarri a quella di Tavecchio: è come bestemmiare. Un conto è il campo con le sue tensioni, un conto reiterate dichiarazioni di ogni tipo e rilasciate comodamente seduti in momenti di tranquillità.
Mancini, comportandosi come si è comportato, ha dimostrato di meritarsi pienamente quell'appellativo: una bambina viziata che frigna dalla mamma perché maltrattata (a proposito: posso dire "bambina viziata" o rischio di ritrovarmi le mamme di suddette bambine sotto casa?).
E adesso scusate, corro in bagno perché a furia di scrivere mi si è spezzata un unghia.
Sampdoria.