Grazie ragazzi. Ma diamine, Maurizio, l'hai persa tu: decidi cosa vuoi fare da grande
di Boris Sollazzo
Non ci casco, non questa volta. Non parlerò di Alex Sandro e del possibile secondo giallo (che io, da ex arbitro, forse alla fine non avrei dato), né dei falli intimidatori della Juventus nel primo tempo. Perché il Napoli con 60 minuti perfetti ha dimostrato che i Rocchi, le sfighe, le cavallette possono essere sconfitte (o almeno pareggiate) se ci credi, se fai quello che devi, se non hai paura.
E allora io ringrazio questi ragazzi, questo gruppo a cui è successo di tutto. Perdere Higuain e poi Milik, Manolo Gabbiadini per un'espulsione da oratorio, infine inanellare tre sconfitte consecutive di cui una - quella col Besiktas - con una serie di errori arbitrali che neanche contro il Dnipro.
Insomma, quando Ghoulam svirgola quel pallone con un paperone che la Gialappa's ci avrebbe fatto uno speciale "Vai col liscio" di tre quarti d'ora, c'era di che scoppiare, disunirsi, mollare.
E invece no. Questa squadra ha tirato fuori gli attributi, l'orgoglio, la voglia di dimostrare la sua forza e ha pareggiato, con un'azione classica delle sue impreziosita da un diamante di Lorenzo Insigne - sì, ma noi continuiamo a contestarlo, anche se certe palle in serie A non sa metterle nessuno dai tempi di Roberto Baggio - e un inserimento di Callejòn (che comunque ricordiamolo, ha segnato quanto il coniglio ingrato) da Oscar. E lì, aveva in mano la partita.
Merito dei ragazzi e di Sarri, che ha avuto il coraggio di mettere dentro Chiriches e Diawara per dare grinta e "presenza" in due reparti cruciali, oltre che quello di impostare atleticamente e tatticamente la gara al meglio. Poi, è successo qualcosa di incomprensibile. Il mister che a parole e spesso anche in campo non ha timore di nessuno, è tornato allo Juventus-Napoli scorso. Gli è venuto il braccino, ha avuto paura. E ha fatto un cambio che rimpiangerà per una vita: ha tolto il migliore in campo, il Magnifico, che giustamente prima ha reagito con incredulità, poi con amarezza, infine con rabbia. Neanche nelle categorie minori che l'hanno lanciato, si fa un errore così, neanche in Lega Pro, forse, Maurizio, l'ha mai fatto. Voleva difendersi, aveva paura di quel Cuadrado che Allegri, al contrario, ha fatto entrare al posto di Chiellini. Max, ai suoi, con il colombiano (che giocatore, mamma mia) al posto di un difensore fondamentale ha detto "andiamo a comandare", Maurizio con il Giak ha detto "proviamo a portarla a casa con Emanuele che li conosce, tanto non possiamo aspirare a qualcosa di più". Possiamo prendercela con Ghoulam, certo, e con i suoi errori da serie cadetta, da Benny Hill Show. Ma questa partita, che avevi indovinato, mio caro Maurizio l'hai persa tu. Quelle esultanze insopportabili, quella arrogante di Bonucci e quella ipocrita di GH71 sono sulla tua coscienza.
Questo Napoli, questo dello Stadium, non ha limiti, potrà giocarsela ovunque e compiere grandi imprese. Ma tu, Maestro, cosa vuoi fare da grande? Perché il punto è questo, toscanaccio mio. Io ti voglio a Napoli per dieci anni, quindici, venti, fino alla pensione: ci hai dato un gioco, un sogno, un orizzonte. Ora non ce li puoi togliere. Lo so, è dura: tu a queste altezze, a questi traguardi non sei abituato. Guarda, neanche noi: se non fosse stato per Diego, non le avremmo neanche mai immaginate certe vette. Ma affronta tutto con la sbarazzina arguzia che hai dialetticamente, non con il realismo. Non fa per te, non fa per noi. Non dire che "la Juvenus è irraggiungibile" dopo Bergamo, non togliere Insigne, non aver paura dello Stadium e delle tappe d'altura, non mortificare Rog perché poi, magari, ti criticheremo se lo butterai dentro troppo presto. Sì, ora tutti ti danno addosso, perché siamo, sono tutti allenatori con la panchina degli altri. Ma, fidati, noi che guardiamo oltre, noi che crediamo al tuo gioco e al tuo talento più di quanto faccia tu stesso, forse ancora incredulo di aver ricevuto dal destino ciò che meritavi da troppo tempo, non ti molliamo. Non lo facciamo e non lo faremo mai, se tu non mollerai te stesso: rischia, inventa, spiazza. Come hai sempre fatto. Se invece diventi un Mazzarri qualsiasi, allora no. Allora io, il primo dei sarriani, ho il dovere di ricordarti chi sei.
Decidi cosa vuoi diventare da grande Maurizio. E fallo in fretta, prima che questa nostra splendida storia diventi solo un dolce rimpianto, un ricordo di ciò che sarebbe potuto essere. Io voglio un ciclo di imprese e di emozioni, di discese ardite e di risalite, non una tappa in piano in cui alla fine, magari, si fa la volata per il secondo posto (che magari arrivasse, intendiamoci). E se dobbiamo fallire, facciamolo gloriosamente, alla Zeman. Almeno, dà più soddisfazione.