Coppa Italia 2006, la rovesciata di Cannavaro e il nostro nuovo inizio

Napoli-Juve 8-7 dopo i calci di rigore e dopo una meravigliosa impresa del nostro Capitano: fu la prima vera gioia dopo gli anni terribili del dissesto e della serie C. E anche l’occasione per riscoprirsi fratelli in una stessa grande famiglia
  • di Manfredi “Freddy” Adamo

    Tutto nacque per incontrare persone che conoscevo soltanto come corrispondenti epistolari, avevo da poco acquistato un pc e da allora prese corpo la curiosità di apprendere qualche indiscrezione in più sulla nostra amata squadra. Cominciai ad avvicinarmi ai forum dove si discuteva di Napoli e del Napoli. Fui accolto bene, notai predisposizione al confronto, civiltà nei toni e competenza. Furono organizzate diverse partite di calcetto ed io, nonostante fossi distante da Napoli, feci il possibile per esserci qualche volta (quando conosci di persona utenti fino ad allora virtuali è tutto più facile, si diventa una famiglia). Si parlava di Napoli, donne, vino, e di Club Napoli e manifestazioni. Alla fine ci incontrammo per motivi divini (2 parole: di vini) ed ho potuto constatare cosa significhi disponibilità e cortesia. Davanti ad un bicchiere di vino generoso nacque anche l’idea di organizzare con i ragazzi dei forum una bella rimpatriata… quale occasione migliore per andare tutti insieme a vedere una partita? La prima fu Napoli-Juventus, terzo turno della Coppa Italia 2006-2007. L’iniziativa partì ed aspettammo con trepidazione la vendita dei biglietti perché, grazie al suo blasone e allo “sfizio” di superarla, la partita avrebbe richiamato tanti tifosi attratti dal fascino della storica sfida.
    Il tam tam sui forum raggiunse il suo scopo. Decine di utenti risposero entusiasti ed eccoci, tanti, all’agognato appuntamento davanti allo Stadio S.Paolo. I procuratori dei biglietti tardarono ad arrivare all’appuntamento “fore ’e distinti”. Napoli paralizzata aveva rallentato l’arrivo dei biglietti e le operazioni della distribuzione, ma questo piccolo inconveniente rese possibile la socializzazione tra gli utenti intervenuti. C’era chi,  partitoda Frosinone alla volta di Napoli senza biglietto con alcuni amici ciociari, era riuscito a procurarsi lo stesso il prezioso tagliando, lasciando in giro per la città i suoi amici fino all’una di notte; o la storia di una famiglia partita da Como alle 4 del mattino, giusto il tempo di rifocillarsi ad Ercolano, scaricare l’auto e ripartire alla volta dello stadio per essere con tutti noi all’appuntamento; la storia di alcuni papà con bambini per la prima volta al seguito, alcuni provenienti da Potenza, partiti alle 11, che avevano trovato un traffico esagerato sulla Salerno-Reggio ma decisi a raggiungere in tempo il Tempio del calcio; la storia di qualche superstizioso indeciso fino all’ultimo momento e chiamato più volte per non mancare alla supersfida con la Juve: eccoli arrivare trafelati, dopo ore passate in automobile. E ancora, la storia di chi, menomato da un incidente di calcetto e con una caviglia gonfia e dolorante, di lì a poco avrebbe saltato di gioia sugli spalti come se nulla gli fosse successo.
    La storia di tutti noi, accorsi ottimisti per coccolare il nostro amato Napoli, per accompagnarlo in 65.000 verso una vittoria che ci avrebbe reso felici per una stagione intera…
    In 50 abbiamo fatto settore, ci parlavamo, ci incoraggiavamo per la partita che stava per cominciare. Ci siamo sostenuti nella delusione del momentaneo svantaggio, abbiamo gioito per il pareggio, abbiamo fatto i matti al grande gol di Calaiò, ci siamo avviliti vedendo Pià sbagliare un gol già fatto, sconsolati abbiamo visto pareggiare Del Piero: 2-2 e tempi supplementari.

    Nei nostri occhi e in quelli di tutto lo stadio prevaleva però la convinzione di aver assistito ad una gran bella partita, abbiamo visto all’opera un Napoli veramente forte, capace di sciorinare un gioco efficace ed ordinato, abbiamo visto calciatori mettere il cuore, laddove la tecnica non era abbastanza: “Nun putimmo perdere!!”.
    Ma col passare dei minuti la condizione di diversi calciatori azzurri venne meno, la Juve più fresca giocava e spingeva per vincere, Iezzo dava tranquillità a tutti, ma l’imponderabile succedeva: a 100 secondi alla fine il giustiziere bianconero cancellava con una zampata vincente tutte le aspettative-speranze-sogni delle migliaia di napoletani presenti e non presenti…

    Con una serata così intensa e con una partita giocata decisamente alla pari-se-non-meglio dagli azzurri, il pubblico amico regalava ai calciatori azzurri un applauso commovente, come per ricordare loro che il sostegno non mancava e non sarebbe mancato mai, soprattutto in partite così ben giocate. Ancora con questi pensieri che ci frullavano in testa, l’undici azzurro si catapultava letteralmente nell’area juventina, per tentare l’ultimo assalto che il cronometro permetteva. L’ultimo assalto chiamato Paolo Cannavaro! Uno zoom immaginario sul cronometro faceva unire le lancette al rallentatore, l’ultimo scatto dell’ultimo secondo utile si stava compiendo e, in quel preciso momento, le due gambe di Paolo Cannavaro, disegnavano lassù nel cielo azzurro, proprio le lancette del cronometro.
    Gamba sinistra in alto, sulle 12, gamba destra sulle 9, 10, 11… 12 !!!!!!!!!!!!!!! La palla veniva colpita nel momento esatto della fine dei tempi supplementari. La lancetta-piede-destro di Paolo si univa nel movimento dell’inesorabile lancetta del tempo. Precisione assoluta, impatto del pallone tremendo, si gonfia la rete!!! …Ma anche i nostri petti, le ugole, le corde vocali, gli occhi… c’è stato chi ha pianto, chi ha riso, chi s’è sentito male, chi saltava, chi cadeva, chi credeva in Dio, chi faceva le corna agli juventini sottratti al loro trenino inscenato 100 secondi prima… la colonna sonora di tutto ciò è stato un inno all’amore eterno, “Oje vita, oje vita mia…!”, negli occhi dei ragazzini presenti, cresciuti nel patimento decennale del Napoli che fu, si leggeva un amore appena sbocciato, aiutato dal ruffiano sostegno di 65.000 cuori innamorati.
    La speranza ci veniva restituita, già sottratta immeritatamente… rigori!!!
    Come una passione può restituire il fanciullino smarrito nelle nostre angosce quotidiane!
    Ci siamo abbracciati tutti, sembrava ci conoscessimo da anni, forse perché allo stesso modo abbiamo gioito (chi in curva chi da casa) tanti anni fa grazie alle prodezze del D10S.
    Le magie di quelle giocate sono state sicuramente il collante che ci ha uniti nella meravigliosa notte del 27 agosto 2006.
    Uniti dalla stessa passione abbiamo superato i fili della tastiera e l’impersonalità di un modem qualunque. Ci siamo vissuti nel nome di una comunità dapprima virtuale, ma sempre più reale: grazie ai forum degli internauti abbiamo vissuto ed insieme potremo vivere tante emozioni così grandi.
    Ma aspè… chi batte per primo? Ah, meno male… il Napoli, così loro sono costretti ad inseguire…
    Chi ha sbagliato, Buffon??... Abbiamo vintoooooooooooo!!! Ma è solo una partita di Coppa Italia, dai..! Purtroppo no, non è neanche questa una partita come tutte le altre, è una partita contro la Juve, la madre di tutte le partite! E li abbiamo fatti secchi, alla faccia dell’impassibilità dei campioni nordici e dell’impulsività mediterranea in tema di calci di rigore… come godooooo!!!
    Tutto ciò che è successo dopo è estremamente soggettivo. Io ho pianto, ho sentito amici lontani piangere a telefono perché impossibilitati a venire nella Capitale-del-calcio-per-una-notte, si sono persi una grande partita, l’inizio sfavillante di un lungo e luminoso cammino. Il mio pensiero agli amici lontani, in ferie, a mio fratello al lavoro…
    Ma una cosa non dimenticherò mai, grazie a questa notte da favola, e cioè l’ingenua ammissione di mio figlio undicenne che, lacrime agli occhi, ha detto: “Papà, nella mia breve vita, ho assistito alla partita più bella che abbia mai visto. La Nazionale appena campione del mondo non è niente a confronto! Grazie di avermi portato!”
    Il ringraziamento lo condivisi  con gli amici con me allo stadio, con tutto il San Paolo e con la magnifica squadra del Napoli e con Napoli, capace di avermi riconciliato finalmente con il gioco del calcio, dopo un’assenza troppo lunga, come un amante che per troppo amore non ebbe il coraggio di assistere al declino della bellezza della sua dea!

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