Santo subito: i dieci miracoli di Benitez

Ormai ha spaccato in due la tifoseria. Ha perso serenità e combatte una guerra fredda con il presidente. Ma ci sono cose che Rafa ci ha dato e che noi neanche osavamo immaginare
  • di Boris Sollazzo

    No, non disperatevi, non vi ritroverete di fronte il solito lunghissimo papiello. Questo è un "dieci cose" che andrà in onda in forma ridotta per l'incapacità di intendere e volere che da ore condanna l'estensore dell'articolo a sorrisi ebeti, sguardi sognanti e sovrana indifferenza anche per disavventure con Equitalia. Un Buddha azzurro, praticamente, che vi illustrerà i dieci miracoli di Rafa. I dieci sogni impossibili che ha realizzato.

    1. Veder giocare per il Napoli Miguel Angel Beckenbauer. Dai miscredenti e dai genitori chiamato erroneamente Britos. Avete presente quel goffo incrocio tra il Tarantino prima maniera (Massimo, non Quentin), Prunier e Esteban Javier Lopez D'Asero? Bene, dimenticatelo: ora ha senso dell'anticipo, cattiveria, tackle, sa fare le diagonali, si tuffa di testa e le prende tutte e fa recuperi pazzeschi. E rilancia pure l'azione. Dopo 80 minuti torna quello d'un tempo. Sullo 0-4 però. Deve essere un bug della riprogrammazione.

    2. In Germania neanche con Maradona vincevamo. Vero è che il merito di questo record negativo va soprattutto all'autogol più pazzo del mondo, quello di De Napoli a Stoccarda e a Carannante che a Monaco sbaglió più di Capparella nella finale dei play-off di C contro l'Avellino. Però il nostro una volta ogni due turni decide di fare un poker in stadi considerati fortezze. Così, per gradire.

    3. Inler. No, non può essere lui, sarà Mascherano che da Parigi ha preso un treno per Wolfsburg per dare una mano all'amico Rafa. Commovente: in terra tedesca sembrava una divinità ibrida, metà Fausto Pari metà Alemao. Io non mi vergogno a dire che prima di Rafa quando vedevo giocare lo svizzero rimpiangevo Hassan Yebda e Amodio (quanto mi mancano!), noti per la loro lucidità e quella tecnica sopraffina così apprezzata dagli addetti ai lavori.

    4. Abbiamo segnato con i primi due tiri in porta. Noi, non i nostri avversari! E l'arbitro non ha visto il bicipite de D10S di Gonzalo. Ah, ma forse questo succede solo perché non giocavamo in Italia, magari non è merito del mister questo...

    5. Il miracolo dell'asado. Solitamente i campioni o presunti tali vengono qua, scoprono la bufala e diventano bufale, nel senso di bidoni. E anche di animali pingui, in effetti.

    Questi si fan fuori montagne di carne pesantissima due giorni prima della partita e poi hanno ancora fame per divorarsi 14 lupi. La moltiplicazione degli intestini.

    6. Maggio, con Rafa, è diventato Benjamin Button. Ringiovanisce ogni partita, speriamo che lo spagnolo non rimanga, altrimenti non ci fanno fare il mercato per tesseramento illegale di bambini. Oddio, visto il nostro mercato estivo ci conviene: basta una deroga per cedere De Guzman, giusto quello.

    7. Il miracolo dell'umiltà. Quanti tifosi conoscete che da quando c'è lui non amano esaltare, sicuramente per modestia e eleganza, le nostre vittorie? Dodici punti in Champions? Nove te li han regalati squadre già qualificate o eliminate, gli altri tre un'espulsione al portiere avversario. Suvvia, mica ci caschiamo così facilmente. E la Coppa Italia? Una coppetta. Salvo che la Lazio ti rubi la finale, ovvio. Lulic segna e quel trofeo si allarga, gli spuntan delle maniglie ed è subito Champion's League. E la Supercoppa Italiana? La Juventus ce l'ha regalata, scherziamo? Nedved, Marotta e Agnelli mica rosicavano a Dubai. Io ho visto i labiali. "Pavel, sono così felice di aver perso che ora ti mangio questi splendidi capelli biondi". E poi "che noia, tanto abbiamo deciso di perdere" deve aver poi detto l'Agnellino quando si è accasciato sulla poltrona extralusso della tribuna d'onore. E Barzagli? Li è colpa della tv: lui in verità esultava ai nostri rigori realizzati e si disperava per quelli dei compagni quando entravano. Ora è la volta del Wolfsburg, battuto una sola volta nelle ultime 23 partite in casa, che veniva da 11 vittorie consecutive tra le sue mura, che al Bayern di Guardiola proprio sullo stesso campo ne ha fatti quattro: pensate, è diventata "una squadra scarsa che pure con l'Inter poteva uscire". Se andiamo in semifinale ovviamente l'EL diventerà meno importante della compianta Mitropa Cup. Anzi di quella maledetta Coppa Italia di C che abbiamo perso perché quel pappone di Aurelio non ha fatto il mercato che aveva promesso a Reja, diamine.

    8. Insigne che sembra un ex giocatore del Real quando dice a Gonzalo di "stare più calmo" come se Higuain fosse un qualsiasi Lorenzo mazzarriano. Ricordate il ragazzino che aveva paura di Cavani? Ora cazzia il Pipita.

    9. I portieri miracolosi. Da quella gran pippa di Rafael a cui però dobbiamo la Supercoppa italiana - pardon, la supercoppetta - ad Andujar che veniva dato per finito, pensionato, scarso e a cui ora pure Reina farebbe da secondo. Ah, per dire: Andujar è costato meno di Spolli e prende la metà. Così questa mi fa sempre tanto ridere, volevo dirvela.

    10. Un tempo le prendevamo dal Viktoria Plzen, dal Villareal, ti eliminava dalla coppa Italia il Bologna. Bei tempi quelli. In cui magari trovavi un Chelsea in disarmo, gli piazzavi un 3-1 e poi al ritorno catenaccio e tiè, si usciva onorevolmente ai supplementari. Ora hai già in bilancio due semifinali (facciamo una e tre quarti, va) quest'anno, due finali vinte e un ottavo di finale l'anno scorso. Che barba, che noia.

     

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