Dieci cose che ci ha insegnato Napoli-Inter
di Boris Sollazzo
Napoli-Inter doveva dare molte risposte. E lo ha fatto, sfatando anche qualche mito.
1. L'Inter è una squadra. L'Inter è una grande squadra. E grazie a chi è stato inspiegabilmente deriso e fischiato a Roma: Spalletti, che difende con un catenaccio tattico e raffinato lo 0-0, con una squadra corta, stretta e molto intelligente nel non sfiancarsi in un pressing a tutto campo, ma in due fasi difensive: una alta di disturbo e rallentamento, una bassa e asfissiante, piazzando i suoi uomini alla grande; Sabatini, che a Roma sbagliò solo una sessione di mercato di gennaio (quella di Doumbia, Ibarbo e Spolli) e Iturbe (per cui però Conte si dimise da allenatore della Juventus tanto lo voleva) e che con Vecino e Škriniar, costati 54 milioni di euro e sulla carta giudicati "bidoni" (in verità il secondo è un esempio di finanza creativa sabatiniana, che nello stesso affare appioppa l'ottimo Caprari a 14 milioni alla Samp con tanto di plusvalenze incrociate), ha sistemato una già ottima squadra: i due, insieme ad Handanovic, hanno pareggiato da soli la partita.
2. Abbiamo subito zero gol contro i due attaccanti più forti del campionato di serie A, Dzeko e Icardi. E a Roma, contro la Lazio, Immobile è andato in bianco. Habemus difesa (e in 140 degli ultimi 180 minuti, dietro avrebbe potuto giocare pure Sarri, come ha fatto notare lui stesso).
3. Dal 1926 a maggio scorso, una partita così l'avremmo persa. E invece abbiamo concesso solo un tiro di Borja Valero e salvato sulla linea un tiro-cross sporco di Vecino, senza entrare nel panico: buona gestione di una partita antipatica che ci vede arrivare stanchissimi mentre i nerazzurri hanno avuto una settimana intera per prepararla (difendendosi e basta, peraltro).
4. Bisogna saper perdere. E pure pareggiare. Questa settimana abbiamo fatto bene entrambe le cose. Non era scontato: la maturità di un collettivo passa anche per come si affrontano gli ostacoli e nel rimanere in piedi anche quando sono insormontabili.
5. Dries Mertens è un campione. Dries Mertens oggi, sfiancato, si è impegnato allo spasimo. Dries Mertens è uno dei capitani di questa squadra per tecnica, cuore e grinta: nessuno si azzardi a rimuginare sul gol sbagliato davanti alla porta, sul mancato passaggio a Insigne, sull'ultima occasione, al 91': se siamo qui molto del merito è suo. Ora aspettiamolo, che presto si scatenerà di nuovo. Nessuno tocchi Ciro. Saremmo esausti per molto meno. E dietro di lui, c'è il deserto.
6. Contro il Napoli sono tutte provinciali: che tu sia il Cagliari, l'Atalanta, la Roma o il Napoli, conosci solo una fase, quella passiva. Nel senso che ci guardano giocare e si difendono come neopromosse. Poi escono trionfanti dal campo, dicendo che "alla fine non hanno dominato" o "siamo orgogliosi del pari". Oh, parliamo degli eroi di Stamford e di chi Sky e Mediaset Premium stanno spingendo come una corazzata inarrestabile.
7. Ounas entra e fa uno stop di tacco. Tecnica e carattere ne ha, con Callejon e Insigne stanchi e malconci bisogna accelerare il suo inserimento. Rischiamolo, ci darà soddisfazioni. E pure Rog, ma a destra, che da mezz'ala già si è scordato come si fa.
8. Chi ha fatto l'arbitro (e io modestamente lo feci) ha potuto notare una direzione di gara finissima nel confermare ai nerazzurri che da quelle parti non li odiano affatto. Spalletti dimostra di essere un grande allenatore, avere una fortuna non indifferente e di riuscire a farsi amare anche dai fischietti. Niente di scandaloso, ma guardate i falli dati all'Inter. Vi diranno molto del futuro.
9. Duvan Zapata mi manchi, Duvan Zapata pensaci tu (questa non è facile).
10. Se dopo aver letto questi punti siete più ottimisti, niente da fare: il miracolo di Handanovic alla fine ci dice che non rimarremo lassù. Negli anni buoni, quel tiro entra, negli anni buoni il tuo portiere li para. Negli anni buoni se hai 5 importanti occasioni da gol, vinci. Rassegnamoci, in Italia vince sempre il peggiore.