Di Antonio Moschella
La bellezza spesso risiede nei valori antichi, scevri da glamour e non venduti al primo offerente. In quest’ottica Napoli è una città unica, non schiava del turismo di massa e autentica nel suo nucleo di viuzze e pietre monumentali che da sole valgono emotivamente molto più di un obbobrio moderno commissionata dal magnate straniero di turno.
Sulla stessa falsa riga della città si profila la squadra. Se n’è andato uno straniero del grande CV ma non figlio biologico della terra ed arriva un italiano cresciuto in provincia e che a Napoli ci è nato. Insieme a lui si presenta un Direttore Sportivo di nome Cristiano Giuntoli, uno che non ha nemmeno una pagina Wikipedia che possa fornire dettagli ai più ma che ha appena portato in Serie A una squadra come il Carpi.
Ora, so che in molti temono un ridimensionamento di obiettivi e soprattutto di dimensioni, ma siamo tifosi del Napoli, mica del Paris Saint Germain o del Barcellona. Il nostro marchio difficilmente sarà accompagnato da una fiae mmante e possente aerolinea degli Emirati Arabi e raramente potremo espandere il nostro brand (scusate, meglio usare la parola marchio) oltreoceano. Tuttavia niente è detto e magari questa piccola decrescita dal punto di vista dei nomi potrebbe significare una ripresa per quanto riguarda il gioco e un ritorno graduale a palcoscenici importanti tipo la Champions League.
Napoli è autentica e così lo è anche il Napoli. Lo sponsor tecnico sarà Kappa, mentre quello che campeggerà in pieno petto sarà Lete, che ci accompagna dal 2007. La maglia, appunto, quella che va onorata e sudata. Giochi Higuain, Varricchio o Agostini. Iniziamo ad apprezzarla per quello che è e torniamo allo stadio entusiasti come quando ripartimmo contro il Cittadella quasi 11 anni fa. Chissà che Sarri e Giuntoli non possono essere l’alfa di un progetto meno hollywoodiano e più fordiano, basato sulla cultura del lavoro...