Maurizio, ma la rivoluzione è già finita?
di Alessandro De Simone
Il Napoli è crollato a Firenze, il Napoli è da rifondare, Sarri via insieme ad almeno 9 giocatori, forse tutti, il Napoli l’anno prossimo con la primavera e Cristiano Ronaldo e Diego in panchina. Insomma, come volevasi dimostrare è iniziato il gioco al massacro, e come insegna la Storia d’Italia, a questo “io non ci sto”.
Ma comunque sia, a quanto pare il Leader Maximo sembra volere davvero prendere un’altra strada, quella di Albione secondo i media, direzione SW6 (è il c.a.p. di Stamford Bridge, per la cronaca). Ipotesi non impossibile, per quanto improbabile, pur con tutti i soldi di Abramovich (divorzi permettendo, che al momento gli sono costati due volte metà del patrimonio, più o meno il budget annuo di tutta la serie A). Improbabile perché Sarri costerebbe otto milioni di clausola, almeno otto milioni l’anno per tre anni, più venti milioni per far accomodare Antonio Conte ai box per un anno, in caso Miracle Hair non trovi un top club da allenare, cosa al momento molto improbabile. C’è l’Arsenal scoperto, ma né Conte né Sarri sembrano essere nel radar di Highbury, e lo Zenith orfano di Mancini è appetitoso solo per mere ragioni di valsente, certo non per la pugna.
Insomma la telenovela è lunga, ma la considerazione che mi preme è un’altra, e magari sembrerà impopolare. Sarri ci ha messo tre anni per arrivare a far giocare il Napoli come voleva lui, e questo che doveva essere l’anno buono ha avuto, lui, loro e noi, la sfiga degli infortuni di Milik e Ghoulam, senza i quali forse ce ne sarebbero voluti sei o sette di fenomeni come Orsato alla Juve nel corso della stagione. Ora, capiamo la delusione, l'ambizione sacrosanta alla soglia dei sessanta di avere un contratto principesco in un top club, i dissidi con il presidente.
Però... Francamente andarsene adesso è anche molto poco serio nei confronti della tifoseria. Abbiamo dato anima e cuore alla rivoluzionaria causa sarriana, che in tre anni ci ha portato tanti elogi, ma anche nessun trofeo, e non c’è niente di male a sottolinearlo, perché è un dato di fatto. Vanno benissimo le tre qualificazioni in Champions, però il vituperato Benitez, con una squadra più debole, in due anni ci ha dato due coppe e due finali sfumate per errori arbitrali. Mazzarri, il cui gioco era per la maggior parte del tempo l’equivalente calcistico dell’antimateria, ci ha regalato una Coppa Italia. Adesso, se Sarri vuole completare l'opera, il prossimo è l'anno giusto, anche perché se De Laurentiis dovesse vendere anche Koulibaly, Mertens, Hysaj e Jorginho tutti insieme, li sostituirebbe con giocatori di eguale se non superiore valore, tenendosi anche soldi in tasca a sufficienza, magari per fare l'agognato centro sportivo. Insomma, se Sarri vuole andarsene, vada pure, è un peccato soprattutto per lui. Perché il nostro Presidente crede in lui, nella sua idea di calcio e di programmazione, soprattutto crede nel fatto che non ama essere preso per i fondelli (chi scrive, come il sodale Boris Sollazzo, lavora nel cinema da 20 anni e ne conosce bene il carattere), e quando vuole far sparire un sorriso beffardo dalla faccia di qualcuno non ha problemi a mettere mano al portafogli per togliersi la soddisfazione. Ma ciò che più importa, e lo ha già dimostrato più volte, è la SSC Napoli, la sua solidità e il suo prestigio. Negli ultimi anni, da Mazzarri in poi, Aurelio non ha mai sbagliato strategia, e non comincerà adesso. Lo stesso discorso di Sarri vale per Giuntoli. Insomma, vedere un Napoli con Fonseca o Pochettino in panchina e Sabatini DS non credo deprimerebbe più di tanto. Deprime di più vedere una volta al mese Rog per 5 minuti e Mertens e Hamsik cadaveri in campo da due mesi.
La rivoluzione ha bisogno di eroi, che son tutti giovani e belli. Ma ogni tanto sono pure stanchi.