Caro De Laurentiis, perché non usi i soldi della clausola di Higuain per costruire il nuovo stadio?

Sarebbe un’eccellenza in una città che vive la contraddizione di produrre soltanto capitale umano ma è privo di strutture per valorizzarle. Come è accaduto nella vicenda del Pipita, che ha vissuto Napoli come se fosse la provincia del regno sabaudo
  • di Francesco Pacifico

    L’Istat, la Banca d’Italia e lo Svimez dicono che il Sud cresce di più del Nord. Ma nessuno se ne è accorto. Tra i soldi che finiranno in quell’enorme lavatrice che è il Fondo Atlante2 per ripulire i conti del Monte dei Paschi di Siena (spolpato dalle clientele locali, i partiti nazionali, le grande aziende del Nord) c’è il mezzo miliardo raccolto dalla Sga. Cioè la bad bank del Banco di Napoli. Intanto da Roma in giù non c’è più una banca interamente meridionale. Renzi promette 12 miliardi per le opere pubbliche, la Salerno Reggio Calabria sta per essere completata, finalmente sono partiti i lavori per il raddoppio dei binari sulla Napoli-Bari. Ma una volta atterrati a Capodichino, sempre tre ore (in macchina) ci vogliono per arrivare in Costiera Amalfitana.

    In fondo Gonzalo Higuain ha ragione quando, arrivando all’aeroporto di Caselle, scandisce: «Qui tutto è possibile». Tutto è possibile a Torino, non a Napoli. Ed è per questo che i napoletani, non solo i tifosi, lo considerano un traditore. Vivono la sua fuga come una violenza, prima ancora che un’offesa.

    Personalmente vorrei che i 94 milioni e rotti della clausola De Laurentiis li usasse per costruire il nuovo stadio. Un nuovo impianto ipermoderno con il tetto meccanico per coprirci dalla pioggia, il wifi gratuito, gli stranieri in visita, la metropolitana leggera verso il centro e la periferia, i ristoranti di lusso e il riscaldamento sotto il sedere d’inverno e folate di aria gelata in faccia d’estate. Una nuova struttura che ci liberi dal giogo della camorra, dai ricatti della politica e dalla quale scaturisca un business fatto di marketing, tournée in Cina, magliettine tutte originali, App e contenuti da vendere anche in Australia. 

    Un’eccellenza in una città che vive la contraddizione di produrre soltanto capitale umano ma è privo di strutture, infrastrutture e sovrastrutture per valorizzarle.

    Tutto per evitare che altri Gonzalo Higuain fuggano da Napoli.

    A dirla tutta Higuain, cresciuto tra i millionares del River Plate e non certo tra i pezzenti immigrati xenezeis del Boca, ha semplicemente replicato quello che i napoletani fanno, quando si accorgono che i loro sforzi non sono sufficienti a realizzare i propri sogni: emigrare. Perché 36 goal a Napoli non ti daranno mai la Champions.

    Certo è scappato senza salutare. Ha fatto le visite mediche di notte come un ladro. Neppure un mese fa diceva ai napoletani di stare tranquilli. Tutta roba degna di un giuda, di un Pazienza miracolato dal non gioco di Mazzarri. Ma il suo vero delitto è stato quello di trattare Napoli non come una capitale, ma di viverla come la provincia del regno sabaudo. Che è forse è.

    In città c’è talmente poco che, con quel po’ di turismo riemerso solo per la paura di andare a Roma o a Firenze, gli albergatori e gli affittacamere hanno pensato bene di farsi la guerra a colpi di carta bollata. Persino un sindaco mediocre come Luigi De Magistris diventa Nicola Amore quando brandisce l’orgoglio napoletano e riscalda i cuori fingendo di stare creando un laboratorio politico nazionale.

    In quest’ottica avere il Napoli primo in classifica fino alla 25ma giornata, in grado di produrre il più bel gioco d’Italia e di tenere dietro la Juve e le grandi del Nord a distanza, ha alleggerito le coscienze e cancellato le distanze con il resto del Paese. E di questo rinascimento Higuain era la personificazione. 

    Senza di lui la città è tornata nella sua mediocre normalità. Per questo non lo perdoneremo mai.

     

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