Ma non ci rifilate uno stadio da 40mila posti, quello va bene per la Juve

De Magistris assicura: presto l’intesa con il Napoli. Ottimo. A condizione che modernizzare il San Paolo non significhi ridurre la capienza, alzare i prezzi e selezionare gli spettatori per censo come a Torino. Meglio il Meazza che ne fa ancora 81mila
  • Foto: drogbaster.it

    di Errico Novi

    Chi è stato a San Siro almeno una volta sa che un altro stadio è possibile. Al San Paolo siamo affezionati, abbiamo celebrato lì i nostri trionfi, ma lo sappiamo bene che andrebbe ridotto in macerie e riedificato mattone su mattone, possibilmente tale e quale al Meazza. Un esempio banale ma decisivo per chi frequenta sul serio i campi di calcio: lì a Milano l’anello inferiore ha una visuale così buona che ospita pure le telecamere delle tv. Ci pensate se le partite del Napoli venisserio riprese dalla tribuna d’onore, laggiù dove si piazza De Laurentiis? Televisivamente sarebbe un disastro. Qual è il segreto di San Siro? Sicuramente l’assenza della pista d’atletica. E poi un banalissimo accorgimento che fu adottato già nella prima versione dell’impianto milanese, nel lontano 1926: rialzare di alcuni metri il piano della gradinata. In modo che anche gli spettatori delle prime file potessero avere una visuale accettabile. Sarà che a ordinare la realizzazione di quello stadio fu il mitico Piero Pirelli, allora presidente del Milan e dunque capace di comprendere le necessità degli spettatori. Certo è che quel dettaglio fa la differenza.

    Adesso è vero che il Meazza è stato ristrutturato più volte, che ha conosciuto il restyling dei Mondiali, ma resta pur sempre un impianto di quasi 90 anni. E se li porta benissimo. Perciò fateci il piacere: non veniteci a dire che la vera urgenza è adattarsi alla nuova avanguardia degli stadi moderni, come quello della Juventus. Che piccolo è bello, che dobbiamo adeguarci anche noi alle dimensioni della maggior parte dei campi inglesi – cioè 40mila posti, che poi è la capienza sia di Stamford Bridge, per esempio, che dello Juventus stadium. Vogliamo uno stadio di calcio come si deve, dove possano prendere posto almeno 70mila persone, e magari di più. Perché così c’è qualche speranza di avere biglietti a prezzi accessibili. Le capienze ridotte favoriscono costi da teatro dell’opera e una vergognosa selezione di classe degli spettatori. Il modello inglese non è sempre l’Eden. E il modello juventino lo è ancora meno.

    Stasera al Meazza si gioca Italia-Germania, amichevole. Speriamo di poter vedere in campo, per qualche minuto almeno, il nostro Insigne. Ma siamo anche certi che la partita, giocata in quello splendido impianto, sarà comunque più bella e suggestiva che se si disputasse nel pur modernissimo stadio Friuli (spesso citato come modello da importare a Napoli). Ora è chiaro che per mettersi d’accordo tra Calcio Napoli e Comune ci vorranno mesi. Nonostante il sindaco De Magistris ieri abbia assicurato di voler chiudere tutto entro fine anno. Solo a Napoli può capitare che un club si veda costretto a sospendere il versamento dei 600mila euro previsti dalla convenzione per evitare che un creditore dell’Amministrazione cittadina (nello specifico una società che si occupa di condotte idrauliche) possa pignorare l’intera somma. Solo da noi consiglieri comunali e assessori provano ad aggrapparsi allo stadio come ultimo limone da spremere in un quadro finanziario da incubo. Ma delle due l’una: o nel giro di qualche mese De Laurentiis avrà il via libera per la ristrutturazione del San Paolo o è molto probabile che il Napoli vada a giocare altrove. Perché l’Uefa non sopporterà ancora per moltro le schifezze di Fuorigrotta e perché un club con le ambizioni del Napoli subisce un incalcolabile danno d’immagine da uno stadio del genere.

    E quindi visto che lo showdown non conviene al malandato Comune, l’accordo si farà. Forse non per Natale come promette un sindaco peraltro di nuovo gelido con De Laurentiis, ma ne verremo fuori. Perciò fin da ora vale la pena di ricordare a tutti che il restyling è necessario ma che non deve trasformarsi in un rattrappimento. Che i 60mila posti di oggi sono già pochi, come dimostra il pienone di Napoli-Sassuolo. E che se proprio, come pure sarebbe ora, si riesce addirittura a cambiare i connotati dell’impianto, è meglio lasciar perdere il salottino bianconero e fare una volta tanto i milanesi.

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