Sette giorni di passione in attesa del recupero di Higuain. Ma c’è un precedente che fa ben sperare

Gioca o non ce la fa? Prima della finale di Coppa Uefa dell’89 Careca era a letto con 40 di febbre. Poi scese in campo. E fu decisivo
  • di Domenico Zaccaria

    Uno scatto verso la porta, il tentativo di metterla dentro, il maledetto contrasto con Andrelli e l’uscita dal campo in barella: quello che si è consumato sabato scorso, all’85esimo minuto di Inter-Napoli, è stato una sorta di psicodramma per ogni tifoso azzurro. Una partita inutile, con il terzo posto ormai in archivio, poco più che un allenamento in vista della gara dell’anno: la finale di Coppa Italia. Che ora Benitez rischia di dover giocare senza il suo uomo migliore, Gonzalo Higuain. Ogni tifoso del Napoli lo ha capito immediatamente: quell’infortunio ci avrebbe condannati a una settimana di passione nell’attesa trepidante di ogni bollettino medico e di qualsiasi indiscrezione sullo stato di forma del Pipita. Da Castelvolturno trapela un cauto ottimismo ma sembra ormai chiaro che la decisione sarà presa solo a poche ore dalla sfida contro la Fiorentina. E allora non ci resta che consolarci con un precedente simile, augurandoci un analogo finale. Coppa Uefa 88-89, il Napoli di Maradona è in finale contro lo Stoccarda; non si gioca ancora la gara secca e   l’andata al San Paolo è finita con uno striminzito 2-1 grazie a un gol di Careca nei minuti finali: in Germania sarà dura. E la vigilia è agitata proprio dall’attaccante brasiliano, a letto con 40 di febbre. Gioca? Non recupera? I giorni che precedono la sfida sono caratterizzati da questo dubbio che toglie il sonno ai tifosi del Napoli. Alla fine Careca stringe i denti e scende in campo. E in contropiede realizza uno dei suoi gol più belli in maglia azzurra. Speriamo che sabato sera la magia si ripeta…

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