Di Antonio Moschella
L’aereo mi riportava a casa il venerdì, 24 ore prima della madre di tutte le partite, nonostante quest’anno lo scontro con la Juve fosse meno gonfio di aspettative dato il triste momento dell’atavico rivale. Una festa a lungo attesa e programmata mi impediva di recarmi al San Paolo, ma non di soffrire davanti alla TV a casa di un amico storico il cui divano aveva ospitato, tra le altre, le trasferte virtuali a Teramo, Lanciano e via discorrendo…
Tra varie imprecazioni di sconosciuti che si credono esperti argomentando su qualsiasi passaggio, la partita è andata scorrendo in modo cadenzato, lento e piuttosto agonico. Provando ad isolarmi dal marasma che mi circondava ho cercato di respirare allontanandomi dal tifoso che c’è in me. Il sabato differente, otto mesi dopo il mio ultimo weekend a Napoli, aveva i tratti da guerriero di Hysaj, uno che non lesina mai fiato né cazzima, come dimostrato su un tackle rischioso ma decisivo. Spiccava la pazienza da geometra di Jorginho, uno ripescato quasi per caso e adesso capace di dettare i tempi anche in uno scontro così esigente. Quel sabato napoletano aveva l’accento da scugnizzo di Insigne, che finalmente ha messo da parte l’estetica del tiro a giro per battere Buffon con un piattone vecchia scuola. Per non parlare della risolutezza di Higuain, che quando vuole può vincere le partite da solo e della possenza di Koulibaly, che anche se quasi manda in gol Zaza dimostra continuamente solvenza negli interventi.
Ma il sabato differente ha le immagini di giubilo di Pepe Reina, capitano in pectore che chiama a raccolta i ragazzi sotto una curva forse ancora troppo legata ai grandi eventi ma comunque meritevole di passione, e la faccia finalmente allegra di un quasi sempre pallido Callejón, che all’inizio stagione voleva fare la valigie e adesso sembra aver cucita sul petto la N azzurra.
Il sabato differente ha avuto la giusta climax in quella festa a lungo attesa che mi ha impedito di andare allo stadio ma non mi ha negato la gioia di una sorpresa fatta a un amico storico, di quelli che ci sono sempre anche a migliaia di km di distanza. Nei suoi occhi l’emozione di qualcosa di inaspettato, molto più di una vittoria sulla Juventus, come gusto regalo per il mio ritorno. Un mix completo di emozioni in una serata da incorniciare.