Un problema di... comunicazione
Di Antonio Moschella
De Laurentiis e Benitez dovrebbero parlare, chiarirsi, smettere di passarsi la patata bollente. È arrivato il momento di metterci la faccia. Perché, se è vero che David Lopez non è Mascherano e Britos non merita manco la B, la squadra di ieri, per ammissione dello stesso Rafa, è superiore a Chievo e Udinese. Allora, dato per inteso che la colpa è di tutti, dal presidente all’allenatore, fino ai giocatori, occorre imparare a fare qualcosa di nuovo: comunicare.
Inizi, ovviamente, il paterfamilias. De Laurentiis giggioneggia coi tifosi, è vago con i giornalisti e non prende posizione: sta dimostrando di non avere il carattere che si vantava di possedere fino a poco tempo fa. La sua colpa principale è quella di aver fatto proclami boriosi da destra e a manca, promettendo uno Scudetto mai così utopistico e non azzardando alcun acquisto importante per il miglioramento della squadra.
Poi lo faccia Benitez, ossessionato da un 4-2-3-1 totalmente inadatto ai calciatori che ha a disposizione. È facile puntare il dito contro di lui adesso, ma la formazione messa in campo ieri è stata un aborto, un quadro astratto senza congiunzioni né linee guida. Lo spagnolo ha chiesto a Zuniga, senza ritmo da oltre un anno, di fare il Callejón, ha chiesto a un Michu appesantito di associarsi a Higuain e continua a lasciare in panchina Mertens per un Insigne evanescente. Non parliamo poi dei terzini: Britos già non rende nel ‘suo’ ruolo, figuriamoci spostato in fascia, dove bisogna correre; Maggio invece, va avanti col cuore, anche perché è il capitano, ma ormai non si contano più i palloni spediti in tribuna sui tentativi di cross.
Se poi i migliori della disfatta friulana sono David Lopez, Gargano e lo sfortunato Koulibaly, ecco che i contorni del quadro astratto risultano ancora più fuorvianti. Nel Napoli in quanto società manca una comunicazione strutturata. De Laurentiis e Benitez se le mandano a dire da troppo tempo e nell’ambiente si respira un’ipocrisia tipica di una convivenza forzata. Perché Rafa non si dimetterà mai, non lo ha fatto nemmeno al Chelsea, dove aveva contro un ambiente ostile, figuriamoci adesso al Napoli, che lo paga meglio di tutti gli altri tecnici del campionato. Oltretutto, cambiare adesso, come dice giustamente Francesco Albanese, sarebbe una mossa controproducente.
C’è bisogno, quindi, di una svolta. Ma adesso, prima che tutto sia compromesso. Nel Napoli i difetti di comunicazione sono evidenti, e partono dalla base. Gli addetti ai lavori già sanno di cosa parlo. C’è ancora qualcosa da salvare, come l’Europa League, che dà l’accesso diretto alla prossima edizione della Champions. A buon inteditor, poche parole.