Lettera aperta a Luciano Spalletti

  • gianlucadimarzio.com

    di I.A. (Irrimediabilmente Azzurro)

    Salve Mister, 
    questo è il suo primo anno a Napoli e molti hanno imparato a volerle bene, a stimarLa e rispettarLa. 
    Che Lei fosse un grande allenatore si sapeva (e ce lo ha confermato); 
    che Lei fosse un ottimo comunicatore era noto; 
    che i Suoi ”gruppi squadra” fossero sempre stati uniti (al netto di singole teste calde) è storia ed è dimostrato dalla stima che tanti suoi ex calciatori nutrono per lei. 
    Dal primo momento ho visto nei Suoi occhi un’incredibile fame di vittorie e (ma lei lo negherebbe anche sotto tortura) la voglia di rivalsa su un calcio italiano che ha premiato suoi colleghi decisamente meno meritevoli e su un mondo social-mediatico che l’ha voluta identificare nel personaggio di una semplice (e anche sopravvalutata) fiction.  
    Lei è stato in grado di valorizzare e rispolverare calciatori che qui si davano non solo per finiti ma addirittura per mai iniziati (vedi Lobotka, Petagna, Elmas ha fatto risorgere Ghoulam per un pugno di partite, persino Malcuit per un paio di match è sembrato un giocatore di pallone) e di rilanciare talenti che sembravano ormai spenti come Fabian e Ounas (a proposito di quest’ultimo: mi prende per pazzo se le dico che mi ricorda molto Salah?).  
    Ciò premesso, mi faccia precisare che questa non è (e non vuol essere) un’ode a Mister Spalletti, e non sarà nemmeno un’analisi tattica o tecnica (non avrei le conoscenze necessarie) sul suo Napoli. 
    Avevo scritto questo pezzo dopo la cocente delusione contro il Milan, proprio perché, conoscendo l’ambiente e memore delle “reazioni” dopo certe gare, ero (e a dire il vero resto) molto preoccupato. 
    Se proprio devo dirLe la verità non era il risultato ad avermi deluso, ma la mancanza di coraggio. Personalmente credo che quella contro il Milan non fosse la gara più difficile e più rischiosa tra tutte le restanti. Temevo decisamente di più le successive (a partire da quella di Verona). Mancando ancora diverse giornate alla fine, secondo me non era tanto importate vincere la gara con il Milan ma dimostrare all’avversario di avere più voglia, più coraggio. Invece non solo si è perso, ma lo si è fatto con la sensazione di non aver fatto il massimo, di non aver osato, come contro l’Inter.  
    Dopo quella sconfitta molti sembravano aver voltato le spalle a Lei ed alla squadra e il “sogno” pareva bruscamente essersi interrotto. Come per magia la vittoria di Verona ha cambiato di nuovo tutto nell’umore dei tifosi e dei racconti interessati dei media, ma tutto questo non ha e non deve avere alcuna importanza. Questo sali-scendi emotivo che Lei conosce molto bene (soprattutto alla luce dell’esperienza a Roma e Milano sponda Inter) è solo fonte di pericolo. Se Le avevo scritto dopo il Milan per metterLa in guardia da certe situazioni, lo faccio di nuovo (e con più forza) dopo una vittoria difficile.      
    Ciò premesso, pur consapevole che sia quasi impossibile che questo articolo arrivi alla Sua attenzione, prenda questo pezzo come un disinteressato e schietto tentativo di un tifoso di metterLa in guardia o di segnalarLe alcune cose che ai tifosi attenti si sono palesate già prima del suo arrivo e che, forse (ma proprio forse), Lei non ha ancora avuto tempo di notare: 

    Non si fidi (ancora) di questo gruppo e non sopravvaluti i suoi calciatori
    Tutti coloro i quali l’hanno preceduta erano letteralmente innamorati di alcuni calciatori ad oggi ancora in rosa e, durante il ritiro precampionato, non facevano altro che parlare di gruppo fantastico, di etica del lavoro, di valori umani e tecnici sopra la media. Mister, saranno pure tutti bravi ragazzi, si vorranno tanto bene, avranno anche doti tecniche sopra la media ma la verità stai nei fatti, e i fatti dicono che al momento decisivo questo gruppo ha sempre fallito. Forse Le sembrerà incredibile quello che sto per dirLe ma, mi creda, il pubblico che ha seguito questa squadra negli ultimi anni si è sostanzialmente abituato a restare deluso. Non sono certo io deputato dire cosa manca per vincere o, quantomeno, per provare a vincere (personalità e carisma non si allenano purtroppo), sta di fatto se scorre la storia degli ultimi 6/7 anni, questa squadra ha sempre mancato gli appuntamenti importanti, a partire dai tanti fallimenti europei, gli scontri diretti, le gare “del salto di qualità” (regolarmente fallite) fino ad arrivare, da ultimo, al tristemente noto Napoli-Verona della scorsa stagione. 
    Le avranno parlato (d’altro canto lo fanno anche gli stessi calciatori) di quella famosa stagione dei 91 punti, della partita di Firenze persa “in albergo” come l’origine del male oscuro di questo gruppo. Forse è vero, ma io resto sempre dell’idea che quella partita la si doveva vincere, che gliela si doveva far sudare fino all’ultimo minuto. Darsi scuse (anche quando sono giustificate) porta solo lontani dalle vittorie. I fatti parlano chiaro: questo gruppo è riuscito a vincere qualcosa (e parliamo di due Coppa Italia ed una Supercoppa italiana – volutamente non considero di questo gruppo la Coppa Italia con Mister Mazzarri in panchina) solo quando non aveva i favori del pronostico e c’è stato quello che io definisco un “collante emotivo” inatteso.
     D’altronde lo ha detto anche Lei la scorsa settimana: “Se non sai reggere alle pressioni è impossibile vincere"… appunto. 

    Non si faccia condizionare nelle scelte dall’etichetta di mangia capitani che le hanno (ingiustamente) affibbiato
    Si, ovviamente mi riferisco ad Insigne. Lasciamo stare il contratto, la storia, la fascia. Insigne capitano (nel senso “temperamentale” del termine) non lo è mai stato. E’ un campione, un napoletano che ha dato tantissimo alla squadra della sua città ricevendo molta meno considerazione di quella che avrebbe meritato. Detto questo, Mister, si fidi, quello che stiamo vedendo quest’anno è l’ombra di quel campione che abbiamo ammirato. Non è giusto per lui e per il Napoli chiudere in questo modo. Se lo fa giocare dal primo minuto ci sarà un motivo, ma la prego, scelga esclusivamente in base alla condizione ed allo stato di forma. Lo gestisca e ne esalti le qualità, se del caso anche inserendolo a partita in corso. Che giochi chi è più in forma (sempre che ci siano valide alternative, si intende). Insigne merita di chiudere con l’applauso di tutto lo stadio, non con i fischi che (giustamente) seguono alle sue deludenti prestazioni.    
    P.s. ovviamente le scelte di formazione di Verona mi hanno trovato particolarmente d’accordo

    Se possibile non pronunci mai il nome dell’obbiettivo stagionale, mai.
    Qui non aggiungerei altro, perché, appunto, non bisogna pronunciarlo mai, qualunque esso sia. 

    Non faccia mai (più) complimenti pubblici alla squadra ed ai singoli.
    Qui non è (solo) una questione di scaramanzia, è proprio una questione di personalità dei calciatori, soprattutto di quelli tra i più talentuosi. Molti di questi ragazzi (inutile fare nomi) negli anni hanno dimostrato di aver bisogno di essere perennemente pungolati e stimolati. C’è una sorta di naturale predisposizione al rilassamento che spesso li porta a cali di concentrazione. Quella mentalità vincente che Lei cerca di inculcare, la “fame” di vittorie non si compra al supermercato e, purtroppo, non si può nemmeno insegnare. C’è un detto che sicuramente conoscerà: a lavar la testa all’asino si perde acqua e sapone. In questo caso ne ribalto il senso: sprechi pure acqua e sapone ma le lavate di testa non Le risparmi mai a nessuno.   

    Lasci stare l’”effetto Maradona”
    Parlo sia dei richiami diretti a D1OS sia della questione stadio. Capisco le buone intenzioni ma, si fidi, meglio lasciar stare. A parte che (fatta eccezione per la gara in caso con la Lazio) ogni volta che ne ha parlato è andata male (ma sono consapevole che questa sia solo un’ennesima scemenza scaramantica), sappia che l’apporto del pubblico (per tutta una serie di ragioni) non è più lo stesso di parecchi anni fa. Resta solo, purtroppo (e solo in alcune gare), l’atmosfera e la bolgia spontanea che solo i calciatori in campo possono creare. Questo stadio, purtroppo, ora come ora non è in grado di trascinare ma ha bisogno di essere trascinato. 
    Quanto a D1OS, Lui è sempre con noi, lo è sempre stato e, sinceramente, anche solo chiedere a molti di questi calciatori di onorarne il ricordo mi sembra un peso troppo grande per le loro spalle. 

    Dica chiaramente alla società cosa le serve
    Deve essere difficile conciliare il proprio credo calcistico con il necessario aziendalismo. Lei (ma anche chi si occupa del mercato) è stato bravissimo a trovare e valorizzare Anguissa, e a far ricredere molti (direi tutti)  su Juan Jesus. 
    Ora, sarà una mia sensazione e, ovviamente, Lei non è obbligato a rispondere, ma credo che alcuni dei calciatori in rosa (e le parlo di almeno un paio di quelli con più mercato) non abbiano esattamente le caratteristiche tecniche necessarie per il “Suo” calcio. Sappiamo tutti che a questa squadra manca da anni un terzino sinistro “tipo” Di Lorenzo, ossia che spinga ma sappia anche difendere e soprattutto abbia una fisicità tale da non dover soffrire sempre sui cross da quinto a quinto e sui calci piazzati (V. goal di Faraoni a Verona), e dico questo con il massimo rispetto per Mario Rui, uno dei pochi ad avere il giusto temperamento. Sappiamo tutti da anni che mancano i leader, i giocatori con carisma ed esperienza. Ora, al di là di ogni valutazione, La esorto semplicemente a chiedere senza mezze misure quello che Le serve e, se occorre, a fare la voce grossa. Non importano i nomi. Insomma, vorrei tanto che Lei potesse allenare una rosa di suo totale gradimento. 
    P.s.: se poi riuscisse a convincere il Presidente ad integrare lo staff con qualche elemento che ha fatto parte della nostra storia non sarebbe male (faccio qualche nome “non” a caso: Careca, Alemao, Bagni). 
    P.s. bis: sarebbe utile anche fare qualcosa per questi infortuni muscolari. Preparatori, medici… 

    Ci dia un'anima
    Abbiamo aspettato tanto. Ci siamo illusi tante volte. Alla fine ci siamo arrivati più vicino quando un progetto tecnico-tattico si è completato, a prescindere dalla rosa a disposizione. Dia un’identità a questa squadra, scelga gente che ha la Sua stessa fame, vada contro tutto e tutti se è necessario ma ci guidi in un progetto, dia al suo Napoli un’identità, un’anima e, vedrà, non avrà nemmeno bisogno di vincere per essere ricordato. 
    Con stima e ammirazione 
     

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