Inler, Behrami e la maledetta solitudine
di Domenico Zaccaria
Sabato sera Gargano, Parolo e Marchionni si sono travestiti da Pirlo, Vidal e Pogba, oppure da Pjanic, De Rossi e Strootman, fate voi. Certo, il tasso tecnico dei centrocampisti parmensi è decisamente inferiore rispetto a quello dei romanisti e degli juventini, ma il risultato è stato il medesimo: Inler e Behrami, sempre in inferiorità numerica, hanno sofferto come matti in fase di impostazione e ancora di più in copertura; e identico è stato l’effetto sulla prestazione globale della squadra di Benitez: possesso palla sterile, tanti errori in appoggio, paurose voragini tra la linea difensiva e quella di centrocampo. Da un paio di partite, le due “guardie svizzere” che finora avevano tenuto in piedi la baracca sembrano diventati semplici portieri (condominiali). E questo a causa di evidenti limiti tecnici – in tre anni a Napoli Inler non ha mai convinto fino in fondo, mentre Behrami è un grandissimo incontrista ma soffre in fase di impostazione – ma non solo: c’è un problema tattico, ormai è chiaro a tutti. Passino le sconfitte in trasferta contro la Roma e la Juventus, ma vedere il Parma che fa la voce grossa al San Paolo per larghi tratti della gara basta e avanza per far scattare il campanello d’allarme. Se non adeguatamente sostenuti dalla batteria dei rifinitori, con Hamsik in marcatura sul portatore di palla avversario e Callejon e Insigne pronti ad abbassarsi sulla linea dei centrocampisti, Inler e Behrami non tengono; e venuto meno il centrocampo, tutta la squadra si spacca in due e diventa estremamente vulnerabile. L’impressione è che gli avversari abbiano capito che infoltire il proprio centrocampo rappresenta una prima, piccola accortezza in grado però di far saltare il banco; e se ora tutti sono giustamente con la testa solo al Borussia, non va dimenticato che il prossimo confronto in campionato è proprio contro quella Lazio che da un paio di anni gioca imbottita di centrocampisti. E anche se la trasferta di Champions non è certo il momento ideale per fare esperimenti, l’infortunio di Hamsik e l’eccessiva propensione offensiva di Pandev e Mertens potrebbero convincere Benitez a cambiare qualcosa, non solo negli uomini (Dzemaili) ma anche nel modulo (4-3-3).