Il virus FIFA, o il prezzo di diventare grandi
di Antonio Moschella
Arrivare a competere nei palcoscenici più prestigiosi d’Europa e puntare ai massimi obiettivi in territorio nazionale ha il suo prezzo. Il passaggio da squadra di livello medio-alto a realtà consolidata nel continente è un sentiero brullo e zeppo di buche in cui si alternano salite ripide e discese che mettono a dura prova le ginocchia, e dove l’acqua scarseggia e non sempre è pura. Uno degli ostacoli più insidiosi che si frappongono tra il Napoli e la gloria è quello di saper gestire le trasferte sfiancanti dei suoi campioni di livello internazionale.
Il cosiddetto virus FIFA è un bacillo in grado di sterminare qualsiasi rosa del grande calcio europeo: spesso, infatti, i migliori calciatori delle grandi compagini continentali tornano a mezzo servizio se non in stampelle dagli appuntamenti con le loro nazionali. Non c’è da stupirsi, dunque, se ciò accade anche al Napoli, che dovrà fare i conti con gli infortuni di Mertens e Gabbiadini, oltre a constatare in che condizioni si trova il piede di Higuain.
D’improvviso in attacco si passa dall’abbondanza alla scarsità, un po’ come passare alla dieta subito dopo l’abboffata delle feste natalizie - festività per altro sempre indigeste al Napoli -. E se per riavere a disposizione Gabbiadini e Mertens bisognerà aspettare, nella migliore delle ipotesi, una o due settimane, il caso di Higuain sembra essere più lieve.
Tuttavia per l’argentino il problema più grande potrebbe essere rappresentato dalla stanchezza dei viaggi da lui effettuati. Facendo un rapido calcolo si evince che il buon Gonzalo, nel suo miglior stato di forma da quando veste l’azzurro, negli ultimi nove giorni ha percorso l’impressionante cifra di 42mila km, di cui 26mila tra Napoli e Buenos Aires e 16mila tra la capitale argentina e Barranquilla, dove ieri si è giocata Colombia-Argentina.Higuain, che arriverà domani a Castelvolturno, dovrà inoltre smaltire un jet-lag dal quale è uscito solo pochi giorni fa, per poi reimbarcarsi nuovamente su un aereo per raggiungere Verona. La spossatezza sembra essere l’impedimento più grande per il centravanti azzurro, che però vorrà sicuramente esserci per guidare la squadra alla vittoria nello sprint per natalizio, quando tornerà nuovamente in Sudamerica.
Per diventare grandi serve anche questo, saper tenere botta e andare avanti nonostante le buche che si trovano nell’accidentato e tortuoso terreno che porta alla gloria. Altrimenti, meglio non provarci affatto.