Di Antonio Moschella
La sorte di un popolo dipende spesso da quella del suo principale paladino. E nonostante le ultime prestazioni e le polemiche tra lui e Benitez stiano minando il suo stato d’animo e i rumors di mercato estivi si avvicinino insinuosi, non c’è dubbio che il trascinatore del Napoli non è altri che Gonzalo Higuain. All’asciutto dal 3 maggio scorso, quando il rigore sbagliato all’inizio del match col Milan aveva già fatto suonare il primo campanello d’allarme sulla sua condizione, l’argentino deve dimostrare che chi lo taccia di ‘pecho frio’ si sbaglia. Domenica è la sua ultima occasione per farlo, almeno quest’anno. Ed è l’ennesimo regalo della sorte che né lui né il Napoli possono permettersi di rifiutare.
Napoleone disse che preferiva i generali fortunati a quelli bravi. Ed è forse in questo che Higuain ha peccato: il suo talento, spesso affogato dalla rabbia, è stato messo in secondo piano da alcuni episodi negativi nei quali la sua mancata lucidità ed altre componenti ne hanno minato l’efficacia. Il momento della verità, alla fine di una stagione iniziata male con la sconfitta di Bilbao, è infine arrivato. Il primo gol ufficiale azzurro dell’anno lo mise a segno proprio lui, al San Paolo, con un ruggito incazzato. Domani dovrà ripetersi, magari anche più di una volta.
Ma non solo.
Gonzalo domani dovrà prendere la chitarra e toccare una samba da gaucho, diversa da quel tango commercialmente diffuso ed erroneamente conosciuto come unica espressione musicale argentina. Dovrà svestire i panni borghesi dell’altolocato quartiere bonaerense di Belgrano per vestire quelli del ribelle del campo, che dall’erba alta della Pampa a quella bassa del San Paolo va a caccia dei nemici. Affamato e incazzato, il nostro gaucho deve trasformare questi due sentimenti di pancia in energia positiva e dare i tre punti al Napoli. Perché questa potrebbe essere la sua ultima partita in azzurro. Al resto, penseremo poi.
Dale, Gonzalo, ¡dale carajo!