Germania-Portogallo, ovvero la legge di Mu(ller)rphy

La disfatta di Ronaldo e co. vista con gli occhi del nostro cuore azzurro lusitano, fra un Pepe adolescenziale e un Patricio bravo tra i pali ma insicuro con i piedi
  • liveblog.sky.it

    di Gonçalo Marques

    Dice la legge di Murphy che se una cosa può andar male, andrà male. In questo caso, è andata ancora peggio.

    Era senza dubbio una delle partite più attese di questo primo turno del Mondiale. L’esperta e sempre favorita Germania contro il Portogallo, a.k.a, la squadra di Cristiano Ronaldo. Proprio così è conosciuta la nazionale portoghese, che ovviamente ha nel super attaccante del Real Madrid la sua stella più grande. E cominciamo proprio da qui. Il Portogallo, pur avendo il miglior giocatore del Mondo, non è una big mondiale, né tantomento una big europea, e non lo è mai stata, tranne in quel Mondiale del 1966 dove c’era un certo Eusebio ma pure Coluna, Simões, Torres e tanti altri. Non è, quindi, una squadra equilibrata com’era quella del 66, oppure quella del 2004, frutto di un buon mix di giocatori esperti (Couto, Figo, Rui Costa) e di altri più giovani.

    C’è sempre stato grande entusiasmo intorno a questa squadra, ma dal 2004 fino ad oggi la passione ha continuato ha crescere. Ieri il Paese si è praticamente fermato: giovani e anziani, ognuno con la sua fede calcistica ma tutti insieme per sostenere la nazionale “das Quinas”. E proprio per questo motivo il mio articolo è carico di tristezza, amarezza e rabbia.

    Cominciamo dal portiere: Patrício è bravo (non a caso è seguito dal Monaco) ma con i piedi ha la stessa sicurezza di un ragazzino di 2 anni che calcia una palla per la prima volta nella sua vita. Khedira non se l’aspettava un regalo del genere pochi minuti dopo il fischio d’inizio, e ha evitato a Patricio quella che sarebbe stata delle più grandi papere della storia dei Mondiali. Ma è stato il primo segno che qualcosa non andasse nella squadra lusitana. Poi, è iniziato lo show di Muller. Il rigore c’era: João Pereira, il terzino destro, è andato alla sinistra, perchè Miguel Veloso forse stava ancora pensando a chi dei suoi compagni non aveva vinto lai sera prima alla Playstation. Pereira ha preso Muller per la maglia, che come un veterano di 36 anni, si è lasciato cadere. Rigore, 1-0 per la Germania. Qualche minuto dopo Hugo Almeida, il “panzer” - nel vero senso della parola, perché la sua velocità e i suoi movimenti sono dinamici come quelli di un Panzer della 1ª Guerra Mondiale - si è fatto male ed è entrato Éderzito. In quel momento, nella testa di ogni portoghese è scattato il il pensiero: “Va bene, ora almeno siamo in 11 contro 11”. Ha ha (come fa quel personaggio dei Simpsons). Ma stava per Iniziare lo show di Képler Laveran Lima Ferreira, meglio conosciuto come Pepe. Prima però, su un calcio d’angolo per la Germania,  Hummels di testa e solo davanti al portiere l’ha messa dentro per il 2-0. Sto scrivendo questo articolo a notte inoltrata, ma sono sicuro che Pepe starà ancora cercando Hummels. Poi, su un lancio lungo e messo sotto pressione da Muller, lo ha allontanato con le braccia e il tedesco di è subito lasciato cadere: per fortuna l’arbitro ha capito che non era successo nulla e ha deciso di non intervenire per non rovinare la partita. Ma il buon Pepe, non soddisfatto, ha voluto raccontare un segreto a Muller e nel farlo, per caso, gli ha dato una testata. Si, perchè il difensore del Real, che a 31 anni ha gli stessi comportamenti di un adolescente di 15, pur sapendo quello che ha fatto, dopo aver visto il cartellino rosso che gli ha sventolato in faccia l’arbitro ha iniziato a sorridere con fare ironico e innocente, perché secondo lui non aveva fatto niente. Risultato:  ancora una volta in 10.

    Proprio nel primo minuto di recupero del primo tempo, altro calcio d’angolo per la Germania: la difesa portoghesa forse per la paura di fare male alla palla non l’ha allontanata, e Muller l’ha messa dentro: 3-0, partita chiusa e pochi secondi dopo tutti negli spogliatoi. Nel secondo tempo, la partita è andata avanti con ritmi da amichevole. Il Portogallo ci ha provato senza riuscirci. Ma come nella legge di Murphy, se qualcosa può andar male, andrà male: Fábio Coentrão è uscito  infortunato e adesso ci ritroviamo senza un terzino sinistro per sostituirlo. Subito dopo, il 4-0, in un’altra papera di Patrício, con Muller a realizzare la prima tripletta di questo Mondiale.

    Per tutti i 90 minuti i tifosi portoghesi si sono chiesti: “Ma perché non ci prova Ronaldo?” “Perchè non tira in porta?” “Perchè non fa come nel Real Madrid?”. E bòh, chi lo sa. La verità è che Ronaldo quando gioca nella nazionale, non è lo stesso campione che incanta la afficciòn madridista. Io a Ronaldo ho visto fare solo un grande Europeo nel 2004, quando aveva accanto  Figo e Rui Costa e la pressione non era tutta su di lui. E ho visto il Ronaldo del Real nella gara di ritorno dei play-off contro la Svezia, dove ha fatto quel hat-trick. Oggi è il capitano, pur non essendo il giocatore più vecchio, è il miglior giocatore al Mondo, e ha fatto una stagione di sogno al Real Madrid. Ma quando giova in questo tipo di competizioni non riesce a mettere in campo neanche la metà del suo potenziale, e la squadra lusitana si ritrova senza idee. Perché questa nazionale non è equilibrata, non ha una panchina all’altezza, non ha un terzino destro di livello (o meglio, ce l’ha ma è rimasto a casa, Cédric dello Sporting), non ha un centrocampo all’altezza, (William Carvalho, la prossima stella del calcio portoghese, un vero mostro, sta in panchina perché Veloso è un pupillo di Paulo Bento) dove si salva soltanto il piccolo guerriero João Moutinho, che lascia tutto in campo in ogni gara e semplicemente non sa giocare male. Non si può puntare su Nani, che rimane lo stesso giocatore di quando aveva 17 anni. In un minuto sta a destra, nell’altro sta facendo il regista, e nel frattempo perde mille palloni e i suoi cross sono peggio di quelli di Maggio. E soprattutto, non abbiamo una vera prima punta di livello, decisiva a questi livelli, dal 2000, quando c’era Nuno Gomes. Lasciamo perdere Pauleta, che sapeva segnare solo al Lussemburgo.

    Alla fine, pur vendo portato a casa 4 pere, avendo subito una lezione di cinismo e efficacia dei tedeschi, il nostro allenatore, Paulo Bento, ha detto quello che dice il tifoso che non capisce nulla di calcio e che da noi sucedde da più di 50 anni alla fine di quasi tutte le partite: “L’arbitro ha condizionato la gara”. Perché è sempre troppo facile spostare l’attenzione sugli errori agli arbitri invece di riconoscere che la squadra è entrata in campo pronta a tutto, tranne che a una partita di calcio di un Mondiale. Va bene Paulinho, ci devi pensare tu, lo sai che pure se avessimo perso 10-0, tra qualche giorno saremmo tutti incollati davanti alla TV soffrendo.

    Condividi questo post