#GraziezioVuja. Perché ci hai fatto sognare quando essere del Napoli era un incubo

Se ne va lo zingaro delle panchine, l'uomo che ha fatto sognare la Genova blucerchiata. Ma anche gli azzurri, quando non potevano
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    di Boris Sollazzo

    Non riesco a pensarti lontano da una panchina, Vuja. Anche se conosco la malattia bastarda che ti aveva colpito e sbattuto fuori dal calcio. E ora dalla vita.
    Sei stato uno degli allenatori migliori che il Napoli abbia avuto, pur essendo arrivato nel momento peggiore. L'unico tanto intelligente e raffinato da farci sorridere quando avremmo dovuto piangere. L'unico, prima di Rafa, a saper ergersi sopra la mediocrità dell'ambiente calcio.
    E allora voglio ringraziarti. A modo mio.

    Grazie Zio Vuja, per essere stato l'allenatore più vincente ad aver accettato Napoli prima di Rafa.

    Grazie Zio Vuja per le tue massime alla Catalano o alla Cantona. Momenti di surreale genialità che sbugiardavano l'idiozia dilagante nel calcio. Con sublime ironia.

    Grazie Zio Vuja perché la tua intelligenza, il tuo umorismo, hanno saputo ispirare uno dei migliori account fake su Twitter. Che quanto avresti riso dei social, posso solo immaginarlo.

    Grazie Zio Vuja per aver regalato a Carmelo Imbriani momenti di gloria e notti magiche. Quasi sapessi che la sua vita sarebbe durata troppo poco per godersene altre. "Non mi serve Inzaghi, abbiamo già Imbriani". Sai che c'è? Avevi ragione.

    Grazie Zio Vuja per aver provato a comprare Sonny Anderson, che allora mi sembrava Careca. Di aver strappato un pagamento di dieci miliardi in cinque anni per poi scoprire che troppi Gallo nel pollaio non ne avrebbero trovati (neanche) due all'anno per farci sognare. A momenti li avresti pagati tu.

    Grazie Zio Vuja, perché con te sono stato primo in classifica, battendo l'Inter. E per aver detto che quegli scarponi volenterosi erano da nazionale. Che la tua grandezza era la nostra. L'ultima volta che ci ho creduto, prima di Aurelio. Che poi, ci pensi che risate tu e 'o presidente insieme?

    Grazie Zio Vuja perché arrivasti dopo il triste Guerini e riportasti l'allegria. Per le lacrime di rabbia e orgoglio che versai al 92' dell'ultima giornata di un campionato in cui il calcio d'angolo di Ruben Sosa e il gol di Delvecchio contro il Padova ci tolsero la qualificazione in Coppa UEFA. Tu l'avresti vinta, lo so.

    Grazie Zio Vuja, per aver perso la Coppa Campioni allenando la Sampdoria. Non avrei sopportato quella vittoria, dopo i nostri due tentativi falliti.

    Grazie Zio Vuja per essere rimasto nonostante le cessioni di Cannavaro e Carbone. Di averci provato, di averci creduto, di essere stato un napoletano vero. Un napoletano dentro.

    Grazie Zio Vuja per aver detto "Benny Carbone con sue finte disorienta gli avversari, ma pure compagni". In una frase, il gioco del calcio. Il gioco.

    Grazie zio Vuja, perché a uno dei soliti giornalisti napoletani che non amano nè la squadra nè la città - sono aumentati sai? -, tu rispondesti "io penso che tua testa buona solo per tenere cappello". Ora lo avresti detto a parecchi.

    Grazie Zio Vuja per avermi fatto amare Policano. E persino Sbrizzo.

    Grazie Zio Vuja, perché mi piacerebbe pensare che Fabio Pecchia, alle orecchie di Rafa Benitez, ogni tanto sussurri una delle tue massime.
    Ti ricordi? Fosti tu a soprannominarlo "l'avvocato". "Perché ha finito esami di giurisprudenza e perché può diventarlo se difende imputati come difende palla".

    Grazie Zio Vuja per le parole con cui hai definito Diego. "Maradona? Uomo di Napoli e rappresentante del sud del calcio". "Lui mai egoista: a Napoli mi raccontavano che gli chiedevano diecimila lire e lui gliene dava centomila. E così pure in campo".
    A proposito, ma ci hai mai pensato che meraviglia sarebbe stata allenarlo? Quanto vi sareste e ci saremmo divertiti?

    Grazie Zio Vuja, perché non sei mai stato banale. Mai.

    Grazie Zio Vuja perché prima tifavo per una squadra, e nient'altro, mentre tu mi hai insegnato ad amare il calcio. Anche se senza di te è molto più difficile.

    Grazie Zio Vuja per quel girone di ritorno della stagione 1994-95. Finimmo primi, ma pochi se lo ricordano. A memoria, l'ultimo girone vinto dai tempi degli scudetti.

    Grazie Zio Vuja perché con te le estati passate ad aspettare le pronunce della Covisoc e con il terrore di cessioni eccellenti sono state meno dolorose.

    Grazie Zio Vuja per aver salutato, nel 1996, con classe e senza una parola fuori posto. Dovevi rimanere. Tu, quella Coppa Italia, l'avresti vinta. Tu, l'anno dopo, non saresti retrocesso. Oppure sì, ma almeno ci avresti fatto scendere ridendo. Magari di Asanovic.

    Grazie Zio Vuja, perché senza di te sarà tutto più triste. Buon viaggio, zingaro, divertiti e diverti. E qualche volta, magari, fatti vedere in sogno, dalle parti del cuscino di Rafa. Ci devi una Coppa Italia, ricordi? Ti devi far perdonare quel 4-0. Quindi, non andare via subito, il 3 maggio metti una buona parola per noi.
    Ci conto.

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