Troppi elogi a Jorginho, che ora sembra Giannini: le retró-pagelle

Di partita in partita l’apporto del brasiliano si riduce a uno stillicidio di tocchi all’indietro: con la Lazio il record. Eppure si continua a esaltare la “grande intelligenza” delle sue giocate: le stesse esagerazioni di cui beneficiava il “Principe”
  • di Errico Novi

    REINA – Prima la corsa ad acchiappare Ledesma per la collottola. Poi il calcione alla palla subito dopo il fischio finale, che se avesse potuto avrebbe fatto flipper con la testa di tutti i compagni, tranne Mertens e Higuain. Questo è un leader in campo, signori. Ma sta là dietro. E quindi due sono le cose: o Benitez lo mette a centrocampo oppure facciamo una cosa alla Ambra Angiolini: auricolare ben nascosto con Pepe che dà gli ordini. E detta i tempi del gioco a botta di maleparole. CASTELLINI

    HENRIQUE – Già si è calato nella routine del terzino destro, e da che c’aveva regalato l’allucinazione di un Krol in salsa Paranà ora sembra un VOLPECINA qualsiasi

    ALBIOL – Cioè, insomma, Mister, per farti capire che non mi reggo più in piedi devo trasformare Lulic in Gianluca Vialli? FRANCESCO STANZIONE

    BRITOS – Il suo marchio inconfondibile. BALDINI

    GHOULAM – Ecco un altro così sicuro del posto di lavoro che non si spreca proprio più: “Tre cross decenti li ho fatti, da che sono a Napoli: che altro volete?”. Un lucano. DOSSENA

    BEHRAMI – Sì randella, va bene, recupera, certo, e addirittura tira da fuori (non s’era mai visto). Però non sentiamo ancora il ringhio, quello vero. Quindi non è aria di paragonarlo né a Bagni né ad Alemao, di cui fino a qualche mese fa avevamo visto in lui la reincarnazione. Al massimo, al miglior DALLA BONA

    JORGINHO – Continuiamo a leggere in giro “recensioni” sulle sue partite del tipo “che meraviglioso esempio di intelligenza calcistica, che lucidità”. Mah. Ci vuole lucidità per fare settanta passaggini all’indietro? Ora, premesso che si tratta quasi certamente di un’involuzione momentanea e che Jorginho ha solo bisogno di diventare più sicuro dei suoi ottimi mezzi, certe esagerazioni in positivo ci ricordano un caso simile, quello di GIUSEPPE GIANNINI detto il Principe. Regista inamovibile della Roma e soprattutto della Nazionale di Vicini, Giannini aveva la caratteristica di eseguire il passaggetto laterale di piatto con una ammirevole quanto superflua eleganza. Ci è stato propinato per anni e anni come l’unico superstite della magnifica specie dei playmaker, era solo un giocatore passabile senza colpi d’ala. Il Principe ha giocato nel Napoli solo 4 partite di campionato ma tanto basta per citarlo in questa rubrica

    INSIGNE – Siamo sicuri che il genio calcistico di questo ragazzo si è andato a nascondere da qualche parte e che le imprecazioni dalla Tribuna Posillipo non faranno certo il miracolo di risvegliarlo. RAMON DIAZ

    PANDEV – Lampi di Goran. Ci siamo affezionati anche alla sua incostanza ormai. EDMUNDO

    MERTENS – Cosa sarebbe oggi il Napoli senza di lui? Bisognerebbe farlo vedere nelle scuole calcio: la posizione del busto prima del tiro, la distanza tra piede d’appoggio e pallone… tutto esemplare. È il nostro piccolo Beckham, che nel Napoli del passato si traduce solo in GIANFRANCO ZOLA

    HIGUAIN – Siamo sicuri di una cosa: la coincidenza della prima tripletta in Italia realizzata contro la stessa squadra con cui la mise a segno Lui, farà sentire Gonzalone ancora di più un predestinato. VINICIO

    FERNANDEZ – Se solo tre mesi fa qualcuno ci avesse predetto che il Pajaro sarebbe diventato l’unica nostra certezza in difesa, avremmo risposto con un pernacchio alla Benedetto Casillo. FERRARIO

    CALLEJON – L’avremmo lasciato tranquillo almeno stavolta, fossimo stati in Benitez. SV

    MESTO – Eccone un altro che mai avremmo pensato di rimpiangere tanto. SV

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